Fino a poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, nello spiazzo dove oggi è distribuito il marciapiede e la pensilina dei bus, in continuo con Palazzo Inghirami vi si trovava un altro edificio: la Dogana del Sale. Si trattava di un grande magazzino e venne costruito nei primi anni del Seicento; era destinato alla raccolta del sale estratto nelle moie di Saline prima della sua partenza per Firenze, dove veniva commerciato. Il deposito fu costruito quando il sale divenne un monopolio sotto il controllo del granduca, prima di allora l'estrazione e la vendita erano controllate dal comune di Volterra che possedeva una prima dogana del sale posta nel Borgo dell'Abate, l'attuale Via Sarti.
L'edificio fu ristrutturato in occasione dei lavori di metà Ottocento, in quell'occasione venne allargato e furono costruite nuove stalle, cisterne e magazzini; nella prima metà del Novecento per necessità definite dal periodo storico a cui si andava incontro fu trasformato in una caserma e occupato dalla 89° legione "Etrusca" della milizia fascista.
La caserma fu distrutta nelle ultime battute della cosidetta Battaglia di Volterra, durante lo scontro tra i tedeschi e gli americani, a seguito di una tremenda esplosione. Ancora oggi non sono note le cause della tragedia. La caserma aveva preso fuoco e mentre la popolazione era febbrilmente impegnata a domare l'incendio l'edificio saltò in aria. In quella deflagrazione, che fu così forte da catapultare pietre e macerie fino alla Porta all'Arco, morirono otto civili volterrani. Fu grazie all'opera di volenterosi cittadini che il Palazzo Inghirami non venne distrutto dall'incendio che si era propagato dalla contigua caserma e che seguì l'esplosione.
Due lapidi installate in un'aiuola a lato destro della piazza spiegano il nome della piazza e ricordano i morti di quella notte. Lo scultore Mino Trafeli vi espose un monumento a memoria imperitura della tragedia volterrana e, più in generale, di quella della guerra.
Nell’incendio rimasero uccisi Arnaldo Bianchi, Nello Costagli, Averardo Fiaschi, Sergio Mendici, Francesco Raffini, Corso e Renzo Ricci e Giulio Spinelli.
Fino a poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, nello spiazzo dove oggi è distribuito il marciapiede e la pensilina dei bus, in continuo con Palazzo Inghirami vi si trovava un altro edificio: la Dogana del Sale. Si trattava di un grande magazzino e venne costruito nei primi anni del Seicento; era destinato alla raccolta del sale estratto nelle moie di Saline prima della sua partenza per Firenze, dove veniva commerciato. Il deposito fu costruito quando il sale divenne un monopolio sotto il controllo del granduca, prima di allora l'estrazione e la vendita erano controllate dal comune di Volterra che possedeva una prima dogana del sale posta nel Borgo dell'Abate, l'attuale Via Sarti.
L'edificio fu ristrutturato in occasione dei lavori di metà Ottocento, in quell'occasione venne allargato e furono costruite nuove stalle, cisterne e magazzini; nella prima metà del Novecento per necessità definite dal periodo storico a cui si andava incontro fu trasformato in una caserma e occupato dalla 89° legione "Etrusca" della milizia fascista.
Impostato su un declivio in forte pendenza, le mura mostrano una diffusa irregolarità dei piani di posa per l’adattamento degli stessi all’andamento naturale della roccia, evidentemente non livellata in funzione della costruzione del muro. La fondazione, rozzamente realizzata nel settore ovest, con massi e blocchi irregolarmente accostati, diventa più curata nel settore est, con blocchi lavorati disposti in filari regolari. Sebbene nel complesso si mostri in un equilibrio precario con pietre messe alla rinfusa, la stabilità dell’intera struttura non è compromessa.
Nella parte più in basso è possibile individuare una postierla, ben riconoscibile dai residui dei due montanti e dalla soglia realizzata con due lastre affiancate. La postierla costituiva un passaggio extra-intra moenia di una direttrice viaria secondaria con un andamento pressochè concentrico all'attuale Viale dei Filosofi.
L'adeguato sistema d’illuminazione del muro antico permette un passaggio anche notturno, in totale sicurezza.
La caserma fu distrutta nelle ultime battute della cosidetta Battaglia di Volterra, durante lo scontro tra i tedeschi e gli americani, a seguito di una tremenda esplosione. Ancora oggi non sono note le cause della tragedia. La caserma aveva preso fuoco e mentre la popolazione era febbrilmente impegnata a domare l'incendio l'edificio saltò in aria. In quella deflagrazione, che fu così forte da catapultare pietre e macerie fino alla Porta all'Arco, morirono otto civili volterrani. Fu grazie all'opera di volenterosi cittadini che il Palazzo Inghirami non venne distrutto dall'incendio che si era propagato dalla contigua caserma e che seguì l'esplosione.
Due lapidi installate in un'aiuola a lato destro della piazza spiegano il nome della piazza e ricordano i morti di quella notte. Lo scultore Mino Trafeli vi espose un monumento a memoria imperitura della tragedia volterrana e, più in generale, di quella della guerra.
Nell’incendio rimasero uccisi Arnaldo Bianchi, Nello Costagli, Averardo Fiaschi, Sergio Mendici, Francesco Raffini, Corso e Renzo Ricci e Giulio Spinelli.
Monday
Open 24h
Tuesday
Open 24h
Wednesday
Open 24h
Thursday
Open 24h
Friday
Open 24h
Saturday
Open 24h
Sunday
Open 24h
Dicembre 14, 2024 19:00 local time