La collina di Casaglia fu occupata sin dall'antichità; a dimostrazione sono state ritrovate alcune bellissime tombe etrusche a forma di tholos, che denotano tra le altre cose, l'importanza strategica che aveva questo luogo posto sulla via tra il mare e le Miniere di Caporciano. Dopo l'anno Mille, come la maggior parte della Val di Cecina venne venduto al Vescovo di Volterra. Poi, dopo la secolarizzazione dei beni verso il Comune di Volterra, nel Duecento il Castello di Casaglia passò sotto l'egemonia della Repubblica di Pisa, in mano ai Conti della Gherardesca.
Nel Trecento intercorse un tumultuoso periodo di guerre legato alla tentata autonomia di Montescudaio nei confronti di Pisa, in cui anche Casaglia cercò di dare contributo come ribelle. La sconfitta però portò Casaglia alla sua completa distruzione. Dovettero passare tre secoli prima di poter raccontare una nuova storia; solo nel Seicento i ruderi di Casaglia, le case coloniche vicine e le terre annesse vennero acquistate dai Marchesi Ridolfi, patrizi fiorentini, e infeudate nel marchesato di Montescudaio con il Privilegio del Granduca Ferdinando II.
Successivamente le proprietà passarono alla famiglia nobile degli Espinassi ed eredi, portando la tenuta ad una rivisitazione degli scopi. Nell'Ottocento si ingrandì sia in seguito all’acquisto di nuovi terreni, sia alla bonifica personalmente auspicata e voluta dall’illuminato Granduca Leopoldo II.
Casaglia acquisì la tipica struttura di una fattoria cresciuta sul vecchio insediamento. Le abitazioni dei lavoratori vennero ricavate dalle case del vecchio borgo alle quali furono annessi i magazzini per il raccolto. In quanto considerata azienda modello, vennero costruiti nuovi poderi e magazzini, essendo il raccolto cresciuto notevolmente con l’impiego di più moderne tecnologie. Venne istituita anche una Riserva di Caccia che nei libri di metà Novecento viene annoverata fra le più famose della Maremma.
L'azienda agricola attuale produce tutt'ora grano, vino, olio d’oliva, foraggiere, barbabietole da zucchero; molti edifici del borgo sono ripristinati in funzione agrituristica.
Sono state sanate e restaurate varie strutture del borgo come l’antico fienile che viene usato per i concerti di musica classica e moderna durante l’estate, l’edificio merlato con la torretta, il sepolcro della famiglia Espinassi Moratti o la Villa Padronale in stile neoclassico, che è stata ampliata ed arricchita di numerosi affreschi.
Vicino alla strada di accesso, il borgo conserva anche una antica Pieve, intitolata a San Giovanni Battista. E' ricordata nelle Decime Papali del Duecento, pertanto di strada ne ha fatta. Il suo restauro è stato ultimato in tempi recentissimi grazie ai fondi della Diocesi di Volterra, con l’impegno del Pievano Don Naldo Vallesi, nonché con il sostegno non solo economico della proprietaria della Tenuta di Casaglia: la Baronessa Maria Giovanna Cancellieri Weihrauch Di Pauli von Treuheim, sempre di radice Espinassi.
> Scopri, Pieve di San Giovanni
La collina di Casaglia fu occupata sin dall'antichità; a dimostrazione sono state ritrovate alcune bellissime tombe etrusche a forma di tholos, che denotano tra le altre cose, l'importanza strategica che aveva questo luogo posto sulla via tra il mare e le Miniere di Caporciano. Dopo l'anno Mille, come la maggior parte della Val di Cecina venne venduto al Vescovo di Volterra. Poi, dopo la secolarizzazione dei beni verso il Comune di Volterra, nel Duecento il Castello di Casaglia passò sotto l'egemonia della Repubblica di Pisa, in mano ai Conti della Gherardesca.
Nel Trecento intercorse un tumultuoso periodo di guerre legato alla tentata autonomia di Montescudaio nei confronti di Pisa, in cui anche Casaglia cercò di dare contributo come ribelle. La sconfitta però portò Casaglia alla sua completa distruzione. Dovettero passare tre secoli prima di poter raccontare una nuova storia; solo nel Seicento i ruderi di Casaglia, le case coloniche vicine e le terre annesse vennero acquistate dai Marchesi Ridolfi, patrizi fiorentini, e infeudate nel marchesato di Montescudaio con il Privilegio del Granduca Ferdinando II.
Successivamente le proprietà passarono alla famiglia nobile degli Espinassi ed eredi, portando la tenuta ad una rivisitazione degli scopi. Nell'Ottocento si ingrandì sia in seguito all’acquisto di nuovi terreni, sia alla bonifica personalmente auspicata e voluta dall’illuminato Granduca Leopoldo II.
Casaglia acquisì la tipica struttura di una fattoria cresciuta sul vecchio insediamento. Le abitazioni dei lavoratori vennero ricavate dalle case del vecchio borgo alle quali furono annessi i magazzini per il raccolto. In quanto considerata azienda modello, vennero costruiti nuovi poderi e magazzini, essendo il raccolto cresciuto notevolmente con l’impiego di più moderne tecnologie. Venne istituita anche una Riserva di Caccia che nei libri di metà Novecento viene annoverata fra le più famose della Maremma.
L'azienda agricola attuale produce tutt'ora grano, vino, olio d’oliva, foraggiere, barbabietole da zucchero; molti edifici del borgo sono ripristinati in funzione agrituristica.
Sono state sanate e restaurate varie strutture del borgo come l’antico fienile che viene usato per i concerti di musica classica e moderna durante l’estate, l’edificio merlato con la torretta, il sepolcro della famiglia Espinassi Moratti o la Villa Padronale in stile neoclassico, che è stata ampliata ed arricchita di numerosi affreschi.
Vicino alla strada di accesso, il borgo conserva anche una antica Pieve, intitolata a San Giovanni Battista. E' ricordata nelle Decime Papali del Duecento, pertanto di strada ne ha fatta. Il suo restauro è stato ultimato in tempi recentissimi grazie ai fondi della Diocesi di Volterra, con l’impegno del Pievano Don Naldo Vallesi, nonché con il sostegno non solo economico della proprietaria della Tenuta di Casaglia: la Baronessa Maria Giovanna Cancellieri Weihrauch Di Pauli von Treuheim, sempre di radice Espinassi.
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Novembre 4, 2024 11:31 local time