Il Castello di Fosini, imponente nella sua posizione a oltre seicento metri sopra il livello del mare, è una vera e propria fortezza che sovrasta il promontorio calcareo del gruppo montuoso delle Cornate di Gerfalco. Incastonato sulla cima di una collina, il castello si erge con fierezza, circondato da boschi lussureggianti e profonde scogliere.
In questo ambiente naturale di straordinaria bellezza, situato nella Val di Cecina, il castello appare irraggiungibile. È situato quasi al centro di un territorio agitato, noto per le emissioni gassose dei cosiddetti "fumacchi" dei Lagoni di Castelnuovo, di Serrazzano, di Monterotondo, di Montecerboli e di Travale; da qui, domina la Valle del Pavone, affacciandosi su una stretta gola attraversata dal Rio Riponti, creando così un'atmosfera unica e affascinante.
Il Castello di Fosini ha una storia affascinante che ha inizio poco prima del X secolo, quando fu eretto con l'obiettivo di proteggere le preziose miniere d'argento disseminate nella vicina regione di Poggio Mutti. Sebbene le sue radici siano legate alla vasta consorteria dei conti Pannocchieschi di Maremma, successivamente passò sotto il controllo diretto e assoluto di Ildebrando Pannocchieschi, vescovo e signore di Volterra, convalidato da re Arrigo, figlio dell'imperatore Federigo I.
Dopo la scomparsa del potente vescovo Ildebrando, il castello di Fosini divenne proprietà di un ramo dei Pannocchieschi che successivamente prese il nome del castello di Elci. Nel Trecento, uno dei membri di questa famiglia, il conte Andronico d'Elci, cedette cinque delle sette parti del castello di Brusciano e il castello di Fosini a don Albizzo, arciprete e capitano di Colle. Ai primi del XIX secolo, passò poi in mano alla dinastia dei Baroni Sergardi, originari di Siena.
Nella prima metà del XX secolo, il Castello di Fosini era gestito attraverso il sistema mazzadrile. Tuttavia, negli anni Sessanta del secolo scorso, fu istituito un divieto categorico riguardo alla stipula di nuovi contratti di mezzadria. Questa decisione segnò un punto di svolta nella storia del castello, poiché con la fine di tale sistema, le famiglie che risiedevano nella campagna non potevano più garantirsi il sostentamento minimo.
Di conseguenza, iniziò un graduale processo di spopolamento del Castello di Fosini, con le famiglie che si trasferirono in vari paesi circostanti. Queste migrazioni erano spesso motivate dalla ricerca di opportunità lavorative meno faticose e più stabili rispetto a quelle legate all'agricoltura.
Oggi, il castello è completamente abbandonato e nel corso degli anni, atti vandalici e incuria hanno causato notevoli danni alla struttura. Per ovvie ragioni di sicurezza, l'interno del castello è chiuso al pubblico e reso inaccessibile tramite lastre di ferro per impedire l'accesso non autorizzato.
Il suo stato di abbandono è un vero peccato, poiché dalla torre principale del castello si potrebbe godere di una vista panoramica straordinaria sulla Valle del Pavone, che si estende attraverso un denso bosco. Tuttavia, per coloro che desiderano ammirare comunque questo suggestivo paesaggio, è possibile recarsi a un belvedere nelle vicinanze e godere di una vista altrettanto spettacolare.
Per i superstiziosi comunque tanto vale non addentrarcisi; come ogni castello antico che si rispetti, anche il Castello di Fosini ha la sua leggenda di un fantasma. Si racconta che Ilario Brandani, noto come negromante, visse al castello nella metà del Trecento, in un periodo in cui un'epidemia chiamata "morbo oscuro" colpì gran parte dell'Italia Centrale.
Si dice che Brandani fosse l'unico sopravvissuto e che abbia continuato a vivere isolato nel castello, circondato dai cadaveri delle vittime della malattia. Dopo la sua morte, si narra che il suo fantasma sia rimasto intrappolato tra le mura del castello, vagando inquietante in cerca dei suoi compagni ancora oggi.
La struttura attuale del castello segue una pianta quadrangolare con un cortile centrale, ma questa configurazione non rappresenta l'aspetto originale del castello. Nel corso della sua storia, il castello ha subito numerosi rimaneggiamenti, con l'aggiunta di nuovi ambienti ed elementi architettonici che riflettevano i gusti dei rispettivi periodi. Alcune parti del castello sono state ben conservate, tra cui il mastio quadrato, la torre principale, la cappellina di San Rocco e un belvedere che offre panorami mozzafiato.
Invece le pareti e le mura sud-ovest, costruite in pietra e mattoni e affacciate sulle scogliere calcaree scoscese, sono in uno stato di conservazione meno favorevole. In questa zona, si trova anche la Chiesa di San Niccolò e San Donato, di cui ormai rimane solo un rudere. Tuttavia, in questo degrado, si può trovare un aspetto positivo, poiché certi anfratti murari e tetti scoperchiati offrono un rifugio ideale per rari rapaci come il Falco Pellegrino e il Lanario.
Sotto la rupe su cui sorge il castello, si narra dell'esistenza di una sorgente d'acqua sulfurea, purtroppo al giorno d'oggi, non vi è alcuna traccia di essa. Tuttavia, la credibilità di questa affermazione si basa sul fatto che questa zona ha sempre manifestato fenomeni sulfurei nel corso del tempo. È plausibile che questa sorgente si sia esaurita nei secoli a venire e di conseguenza sia scomparsa.
Ciò che è certo è che di fronte al castello, a poca distanza del maestoso e millenario "Castagno di Fosini", si può godere di un'atmosfera rinfrescante grazie a un antico fontanile recentemente restaurato, da cui sgorga una limpidissima sorgente d'acqua naturale.
Il Castello di Fosini, imponente nella sua posizione a oltre seicento metri sopra il livello del mare, è una vera e propria fortezza che sovrasta il promontorio calcareo del gruppo montuoso delle Cornate di Gerfalco. Incastonato sulla cima di una collina, il castello si erge con fierezza, circondato da boschi lussureggianti e profonde scogliere.
In questo ambiente naturale di straordinaria bellezza, situato nella Val di Cecina, il castello appare irraggiungibile. È situato quasi al centro di un territorio agitato, noto per le emissioni gassose dei cosiddetti "fumacchi" dei Lagoni di Castelnuovo, di Serrazzano, di Monterotondo, di Montecerboli e di Travale; da qui, domina la Valle del Pavone, affacciandosi su una stretta gola attraversata dal Rio Riponti, creando così un'atmosfera unica e affascinante.
Il Castello di Fosini ha una storia affascinante che ha inizio poco prima del X secolo, quando fu eretto con l'obiettivo di proteggere le preziose miniere d'argento disseminate nella vicina regione di Poggio Mutti. Sebbene le sue radici siano legate alla vasta consorteria dei conti Pannocchieschi di Maremma, successivamente passò sotto il controllo diretto e assoluto di Ildebrando Pannocchieschi, vescovo e signore di Volterra, convalidato da re Arrigo, figlio dell'imperatore Federigo I.
Dopo la scomparsa del potente vescovo Ildebrando, il castello di Fosini divenne proprietà di un ramo dei Pannocchieschi che successivamente prese il nome del castello di Elci. Nel Trecento, uno dei membri di questa famiglia, il conte Andronico d'Elci, cedette cinque delle sette parti del castello di Brusciano e il castello di Fosini a don Albizzo, arciprete e capitano di Colle. Ai primi del XIX secolo, passò poi in mano alla dinastia dei Baroni Sergardi, originari di Siena.
Nella prima metà del XX secolo, il Castello di Fosini era gestito attraverso il sistema mazzadrile. Tuttavia, negli anni Sessanta del secolo scorso, fu istituito un divieto categorico riguardo alla stipula di nuovi contratti di mezzadria. Questa decisione segnò un punto di svolta nella storia del castello, poiché con la fine di tale sistema, le famiglie che risiedevano nella campagna non potevano più garantirsi il sostentamento minimo.
Di conseguenza, iniziò un graduale processo di spopolamento del Castello di Fosini, con le famiglie che si trasferirono in vari paesi circostanti. Queste migrazioni erano spesso motivate dalla ricerca di opportunità lavorative meno faticose e più stabili rispetto a quelle legate all'agricoltura.
Oggi, il castello è completamente abbandonato e nel corso degli anni, atti vandalici e incuria hanno causato notevoli danni alla struttura. Per ovvie ragioni di sicurezza, l'interno del castello è chiuso al pubblico e reso inaccessibile tramite lastre di ferro per impedire l'accesso non autorizzato.
Il suo stato di abbandono è un vero peccato, poiché dalla torre principale del castello si potrebbe godere di una vista panoramica straordinaria sulla Valle del Pavone, che si estende attraverso un denso bosco. Tuttavia, per coloro che desiderano ammirare comunque questo suggestivo paesaggio, è possibile recarsi a un belvedere nelle vicinanze e godere di una vista altrettanto spettacolare.
Per i superstiziosi comunque tanto vale non addentrarcisi; come ogni castello antico che si rispetti, anche il Castello di Fosini ha la sua leggenda di un fantasma. Si racconta che Ilario Brandani, noto come negromante, visse al castello nella metà del Trecento, in un periodo in cui un'epidemia chiamata "morbo oscuro" colpì gran parte dell'Italia Centrale.
Si dice che Brandani fosse l'unico sopravvissuto e che abbia continuato a vivere isolato nel castello, circondato dai cadaveri delle vittime della malattia. Dopo la sua morte, si narra che il suo fantasma sia rimasto intrappolato tra le mura del castello, vagando inquietante in cerca dei suoi compagni ancora oggi.
La struttura attuale del castello segue una pianta quadrangolare con un cortile centrale, ma questa configurazione non rappresenta l'aspetto originale del castello. Nel corso della sua storia, il castello ha subito numerosi rimaneggiamenti, con l'aggiunta di nuovi ambienti ed elementi architettonici che riflettevano i gusti dei rispettivi periodi. Alcune parti del castello sono state ben conservate, tra cui il mastio quadrato, la torre principale, la cappellina di San Rocco e un belvedere che offre panorami mozzafiato.
Invece le pareti e le mura sud-ovest, costruite in pietra e mattoni e affacciate sulle scogliere calcaree scoscese, sono in uno stato di conservazione meno favorevole. In questa zona, si trova anche la Chiesa di San Niccolò e San Donato, di cui ormai rimane solo un rudere. Tuttavia, in questo degrado, si può trovare un aspetto positivo, poiché certi anfratti murari e tetti scoperchiati offrono un rifugio ideale per rari rapaci come il Falco Pellegrino e il Lanario.
Sotto la rupe su cui sorge il castello, si narra dell'esistenza di una sorgente d'acqua sulfurea, purtroppo al giorno d'oggi, non vi è alcuna traccia di essa. Tuttavia, la credibilità di questa affermazione si basa sul fatto che questa zona ha sempre manifestato fenomeni sulfurei nel corso del tempo. È plausibile che questa sorgente si sia esaurita nei secoli a venire e di conseguenza sia scomparsa.
Ciò che è certo è che di fronte al castello, a poca distanza del maestoso e millenario "Castagno di Fosini", si può godere di un'atmosfera rinfrescante grazie a un antico fontanile recentemente restaurato, da cui sgorga una limpidissima sorgente d'acqua naturale.