La comunità di Radicondoli nutre un profondo attaccamento verso la chiesa situata all'ingresso del paese, prospiciente Piazza Gramsci, considerandola quasi un santuario in miniatura. Questo edificio sacro svolge un ruolo centrale nella vita del paese, ospitando cerimonie religiose significative. Uno degli eventi più noti è la celebrazione dei venerdì di marzo, caratterizzati dalla loro antichità e dalla partecipazione attiva dei fedeli in una solenne funzione penitenziale.
I primi capitoli della storia di questo edificio religioso la identificano come la "Pieve Vecchia," la cui presenza è documentata fin dal IX secolo. Questa chiesa doveva essere il nucleo principale e più antico dell'intero paese. Oggi è universalmente conosciuta come la "chiesa del Crocifisso", un riferimento diretto a un simulacro in legno a grandezza naturale che custodisce al suo interno, oggetto di una leggenda affascinante e intrisa di significato.
La leggenda legata a questa scultura narra di un mulo che fece il suo ingresso a Radicondoli trasportando il simulacro del Crocifisso, sconcertando l'intera comunità. La popolazione, interpretando il fatto come un segno divino, decise di collocare il Crocifisso nella chiesa parrocchiale. Tuttavia il giorno successivo il simulacro fu ritrovato nello stesso luogo in cui il mulo si era fermato. Questo strano evento si ripeté per diversi giorni, portando i radicondolesi a credere che fosse il volere divino la costruzione di una cappella o una chiesa nel luogo in cui il Crocifisso tornava misteriosamente.
Il crocifisso in questione raffigura il cosiddetto "Crocifisso doloroso". Questo straordinario pezzo d'arte è databile alla prima metà del XIV secolo; presenta, su un lato, la figura in rilievo di San Niccolò da Bari e, sull'altro lato, tre fanciulli in un mezzo "barilozzo," che sono stati oggetto di un miracolo attribuito al Santo. L'opera è stata probabilmente realizzata da un abile artista itinerante proveniente dall'Europa settentrionale, noto per la sua maestria nella scultura lignea di questo genere. La scultura lignea, di notevole pregio, offre una rappresentazione altamente drammatica e realistica di Gesù Cristo, con evidenti segni delle ferite della flagellazione e una capigliatura sorprendentemente realistica.
Verso la metà del XVI secolo, Radicondoli ospitava l'Ospedale di San Giovanni Battista, il quale potrebbe aver preso il posto di un precedente ospedale dedicato ai Santi Simone e Giuda, fondato alla fine del XIII secolo e andato poi in disuso verso la fine del XV secolo. Curiosamente, documenti del XVII secolo menzionano una Chiesa di San Giovanni Battista situata nelle vicinanze dell'Ospedale, noto al tempo anche come "del Crocifisso."
Nel XVIII secolo, i rappresentanti del Santissimo Crocifisso di Radicondoli decisero di intraprendere un ambizioso progetto di ristrutturazione della Chiesa di San Giovanni Battista - forse dopo i fatti della leggenda! Questa significativa opera di rinnovamento fu finanziata non solo attraverso la generosità del pubblico, ma anche grazie al contributo delle Reverende Monache agostiniane. Le suore fornirono dieci moggia di calcina abbalzana e tutte le pietre necessarie, estratte dalla loro proprietà a Canonica. Con l'edificazione della nuova chiesa, l'ospedale originario fu dismesso, e l'epiteto "Crocifisso" fu trasmesso direttamente alla Chiesa di San Giovanni Battista. In un gesto di riconoscimento, San Giovanni Battista fu onorato come patrono della chiesa, suggellando così il passaggio di testimone.
Gli interni della chiesa sono decorati con uno splendido intonaco azzurro e bianco. L'altare maggiore è ornato da un suggestivo bassorilievo in stucco raffigurante San Nicola di Bari, sovrastato da un Crocifisso ligneo policromo risalente alla fine del XVI secolo. Accanto all'altare principale, due statue in stucco rappresentano San Rocco e San Giovanni Battista. Gli altari laterali, anch'essi realizzati in stucco, ospitano tele dipinte da Marcello Loli Piccolomini, allievo di Giuseppe Nicola Nasini. A destra, c'è una raffigurazione di Sant'Antonio da Padova, mentre a sinistra troviamo San Francesco di Paola.
Ulteriori sei dipinti adornano la parete della navata, incorniciati in stucco. Due di questi dipinti ritraggono Gesù morto sostenuto da Giuseppe d'Arimatea e Gesù Cristo flagellato alla colonna, opere realizzate da Francesco Loli Piccolomini. Queste opere si ispirano a quelle di Alessandro Casolani e possono essere considerate un omaggio all'arte presente nella chiesa di San Quirico a Siena.
L'edificio attuale conserva sostanzialmente la sua forma originaria. Esternamente, presenta uno stile tipicamente settecentesco e una pianta a croce latina, con una copertura a volta a botte sostenuta da paraste architettoniche. Nel cuore del transetto spicca una maestosa cupola.
Nel XXI secolo, furono portati a termine alcuni lavori di restauro degli interni della chiesa, riportandoli a nuova vita. Questi restauri hanno restituito alla comunità un ambiente delicato e luminoso, capace di infondere una profonda sensazione di serenità al servizio di tre altari. L'altare centrale naturalmente è dedicato a Gesù Crocifisso.
In passato, questa chiesa fu oggetto di venerazione da parte dell'Opera di San Giovanni Battista, un'organizzazione fondata da un generoso benefattore di nome Biagio di Giovanni Crocetti. In un periodo successivo, all'interno della chiesa ebbe sede la Compagnia dei 72, che in seguito si trasformò nella Compagnia del Crocifisso. Nella metà del XIX secolo, quest'ultima fu ulteriormente modificata e divenne una Confraternita di Misericordia.
Questa trasformazione ottenne l'approvazione ufficiale da parte della Segreteria del Regio Diritto ed ebbe la conferma del Vescovo Mons. Gaetano Incontri. La Confraternita riconosce questa chiesa come un luogo di culto funzionale e per questo motivo viene spesso denominata anche come la Chiesa della Misericordia.
La comunità di Radicondoli nutre un profondo attaccamento verso la chiesa situata all'ingresso del paese, prospiciente Piazza Gramsci, considerandola quasi un santuario in miniatura. Questo edificio sacro svolge un ruolo centrale nella vita del paese, ospitando cerimonie religiose significative. Uno degli eventi più noti è la celebrazione dei venerdì di marzo, caratterizzati dalla loro antichità e dalla partecipazione attiva dei fedeli in una solenne funzione penitenziale.
I primi capitoli della storia di questo edificio religioso la identificano come la "Pieve Vecchia," la cui presenza è documentata fin dal IX secolo. Questa chiesa doveva essere il nucleo principale e più antico dell'intero paese. Oggi è universalmente conosciuta come la "chiesa del Crocifisso", un riferimento diretto a un simulacro in legno a grandezza naturale che custodisce al suo interno, oggetto di una leggenda affascinante e intrisa di significato.
La leggenda legata a questa scultura narra di un mulo che fece il suo ingresso a Radicondoli trasportando il simulacro del Crocifisso, sconcertando l'intera comunità. La popolazione, interpretando il fatto come un segno divino, decise di collocare il Crocifisso nella chiesa parrocchiale. Tuttavia il giorno successivo il simulacro fu ritrovato nello stesso luogo in cui il mulo si era fermato. Questo strano evento si ripeté per diversi giorni, portando i radicondolesi a credere che fosse il volere divino la costruzione di una cappella o una chiesa nel luogo in cui il Crocifisso tornava misteriosamente.
Il crocifisso in questione raffigura il cosiddetto "Crocifisso doloroso". Questo straordinario pezzo d'arte è databile alla prima metà del XIV secolo; presenta, su un lato, la figura in rilievo di San Niccolò da Bari e, sull'altro lato, tre fanciulli in un mezzo "barilozzo," che sono stati oggetto di un miracolo attribuito al Santo. L'opera è stata probabilmente realizzata da un abile artista itinerante proveniente dall'Europa settentrionale, noto per la sua maestria nella scultura lignea di questo genere. La scultura lignea, di notevole pregio, offre una rappresentazione altamente drammatica e realistica di Gesù Cristo, con evidenti segni delle ferite della flagellazione e una capigliatura sorprendentemente realistica.
Verso la metà del XVI secolo, Radicondoli ospitava l'Ospedale di San Giovanni Battista, il quale potrebbe aver preso il posto di un precedente ospedale dedicato ai Santi Simone e Giuda, fondato alla fine del XIII secolo e andato poi in disuso verso la fine del XV secolo. Curiosamente, documenti del XVII secolo menzionano una Chiesa di San Giovanni Battista situata nelle vicinanze dell'Ospedale, noto al tempo anche come "del Crocifisso."
Nel XVIII secolo, i rappresentanti del Santissimo Crocifisso di Radicondoli decisero di intraprendere un ambizioso progetto di ristrutturazione della Chiesa di San Giovanni Battista - forse dopo i fatti della leggenda! Questa significativa opera di rinnovamento fu finanziata non solo attraverso la generosità del pubblico, ma anche grazie al contributo delle Reverende Monache agostiniane. Le suore fornirono dieci moggia di calcina abbalzana e tutte le pietre necessarie, estratte dalla loro proprietà a Canonica. Con l'edificazione della nuova chiesa, l'ospedale originario fu dismesso, e l'epiteto "Crocifisso" fu trasmesso direttamente alla Chiesa di San Giovanni Battista. In un gesto di riconoscimento, San Giovanni Battista fu onorato come patrono della chiesa, suggellando così il passaggio di testimone.
Gli interni della chiesa sono decorati con uno splendido intonaco azzurro e bianco. L'altare maggiore è ornato da un suggestivo bassorilievo in stucco raffigurante San Nicola di Bari, sovrastato da un Crocifisso ligneo policromo risalente alla fine del XVI secolo. Accanto all'altare principale, due statue in stucco rappresentano San Rocco e San Giovanni Battista. Gli altari laterali, anch'essi realizzati in stucco, ospitano tele dipinte da Marcello Loli Piccolomini, allievo di Giuseppe Nicola Nasini. A destra, c'è una raffigurazione di Sant'Antonio da Padova, mentre a sinistra troviamo San Francesco di Paola.
Ulteriori sei dipinti adornano la parete della navata, incorniciati in stucco. Due di questi dipinti ritraggono Gesù morto sostenuto da Giuseppe d'Arimatea e Gesù Cristo flagellato alla colonna, opere realizzate da Francesco Loli Piccolomini. Queste opere si ispirano a quelle di Alessandro Casolani e possono essere considerate un omaggio all'arte presente nella chiesa di San Quirico a Siena.
L'edificio attuale conserva sostanzialmente la sua forma originaria. Esternamente, presenta uno stile tipicamente settecentesco e una pianta a croce latina, con una copertura a volta a botte sostenuta da paraste architettoniche. Nel cuore del transetto spicca una maestosa cupola.
Nel XXI secolo, furono portati a termine alcuni lavori di restauro degli interni della chiesa, riportandoli a nuova vita. Questi restauri hanno restituito alla comunità un ambiente delicato e luminoso, capace di infondere una profonda sensazione di serenità al servizio di tre altari. L'altare centrale naturalmente è dedicato a Gesù Crocifisso.
In passato, questa chiesa fu oggetto di venerazione da parte dell'Opera di San Giovanni Battista, un'organizzazione fondata da un generoso benefattore di nome Biagio di Giovanni Crocetti. In un periodo successivo, all'interno della chiesa ebbe sede la Compagnia dei 72, che in seguito si trasformò nella Compagnia del Crocifisso. Nella metà del XIX secolo, quest'ultima fu ulteriormente modificata e divenne una Confraternita di Misericordia.
Questa trasformazione ottenne l'approvazione ufficiale da parte della Segreteria del Regio Diritto ed ebbe la conferma del Vescovo Mons. Gaetano Incontri. La Confraternita riconosce questa chiesa come un luogo di culto funzionale e per questo motivo viene spesso denominata anche come la Chiesa della Misericordia.