Chiesette solitarie

Chiesa di San Niccolò

Le mura di Buriano, di belle fattezze architettoniche, sono in più punti fatiscenti; le strade interne mancano di manutenzione, sono piene di erbacce e la notte sono popolate di cinghiali. In stato di abbandono c'è pure il ristorante-albergo chiuso nei primi anni Novanta, così come la chiesa.

La chiesa di Buriano è intitolata a San Niccolò. Ricordata già intorno al Duecento, dipendeva dalla pieve di Gabbreto e poi, dal Quattrocento, dalla chiesa di San Biagio di Montecatini. Dopo un viale di cipressi che porta sullo sprone, sul quale anticamente si ergeva una rocca medievale, la chiesa di San Niccolò presenta la cappella sepolcrale degli Incontri, eretta nella prima metà dell'Ottocento, il cui ingresso principale dà su una piccola corte che immette ad un piccolo cimitero. Il cimitero è rimasto funzionante fino ad una decina di anni fa, ma risulta essere ancora in buono stato.

Accostata alla cappella c'è la ex-scuola di Buriano. Ancora riconoscibile è la piazza della chiesa con le finestre dipinte e, con intorno, gli edifici con gli stemmi degli Incontri, con due leoni in corsa intramezzati da una barra, e dei Rochefort con due leoni rampanti su fondo ovale.

Feste invernali

Patrono di Montecatini

La Chiesa di San Biagio, assieme alla pieve di San Giovanni Battista di Querceto, ospitava la Compagnia maschile e femminile della Vergine Maria, dedita ad opere di bene verso i poveri, gli ammalati e al suffragio degli associati defunti. Era il periodo in cui l'ospitalità e la cura era compito prettamente cristiano.

La realizzazione in laterizio del campanile risale invece alla metà del Quattrocento, più moderna del restante edificio.

San Biagio è invocato da sempre come Santo Patrono del Comune di Montecatini, festeggiato ogni anno solennemente il 3 febbraio con la benedizione della gola. Il particolare rito trova giustificazione poiché questa figura, vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana, avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocata come protettore per i mali di quella parte del corpo.

Chiesette solitarie

Chiesa di San Niccolò

Le mura di Buriano, di belle fattezze architettoniche, sono in più punti fatiscenti; le strade interne mancano di manutenzione, sono piene di erbacce e la notte sono popolate di cinghiali. In stato di abbandono c'è pure il ristorante-albergo chiuso nei primi anni Novanta, così come la chiesa.

La chiesa di Buriano è intitolata a San Niccolò. Ricordata già intorno al Duecento, dipendeva dalla pieve di Gabbreto e poi, dal Quattrocento, dalla chiesa di San Biagio di Montecatini. Dopo un viale di cipressi che porta sullo sprone, sul quale anticamente si ergeva una rocca medievale, la chiesa di San Niccolò presenta la cappella sepolcrale degli Incontri, eretta nella prima metà dell'Ottocento, il cui ingresso principale dà su una piccola corte che immette ad un piccolo cimitero. Il cimitero è rimasto funzionante fino ad una decina di anni fa, ma risulta essere ancora in buono stato.

Accostata alla cappella c'è la ex-scuola di Buriano. Ancora riconoscibile è la piazza della chiesa con le finestre dipinte e, con intorno, gli edifici con gli stemmi degli Incontri, con due leoni in corsa intramezzati da una barra, e dei Rochefort con due leoni rampanti su fondo ovale.

Feste invernali

Patrono di Montecatini

La Chiesa di San Biagio, assieme alla pieve di San Giovanni Battista di Querceto, ospitava la Compagnia maschile e femminile della Vergine Maria, dedita ad opere di bene verso i poveri, gli ammalati e al suffragio degli associati defunti. Era il periodo in cui l'ospitalità e la cura era compito prettamente cristiano.

La realizzazione in laterizio del campanile risale invece alla metà del Quattrocento, più moderna del restante edificio.

San Biagio è invocato da sempre come Santo Patrono del Comune di Montecatini, festeggiato ogni anno solennemente il 3 febbraio con la benedizione della gola. Il particolare rito trova giustificazione poiché questa figura, vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana, avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocata come protettore per i mali di quella parte del corpo.

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