Sulla parte più alta del borgo incastellato di Sasso, possiamo ammirare l'imponenza della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo che con il suo campanile merlato preannuncia la sua presenza anche al di fuori del paese. Prima che vi sorgesse la chiesa plebana, in prima battuta qui era ubicata una semplice cappella feudale, ancora oggi esistente, proprietà privata del castello. Poi, con il venire meno la funzione di castello fortificato, Sasso si convertì in borgo e con tale rivisitazione la cappella venne integrata in una nuova chiesa.
La chiesa di San Bartolomeo, fu suffraganea della Pieve di Commessano almeno fino alla metà del Quattrocento. Quando la Pieve di Commessano, posto poco al di fuori delle mura del centro storico, cadde in rovina vennero trasferiti tutti i titoli alla chiesa di Sasso, dotandola persino di fonte battesimale. Alla fine dell'Ottocento la chiesa fu nuovamente ingrandita ed elevata ad arcipretura; recuperi di una certa importanza hanno in parte cambiato l'aspetto antico medievale, tuttavia rimangono delle chicche come la pavimentazione esagonale in cotto originale.
La storia religiosa del Sasso si intreccia con le vicende di San Pietro, San Rocco e San Guglielmo che qui vi soggiornò a lungo. San Guglielmo, monaco, eremita convertito da San Bernardo, venerato e riconosciuto come il fondatore dei Guglielmiti fu una figura leggendaria e suggestiva di eroe medievale ed anche di santo taumaturgo. In uno dei suoi innumerevoli viaggi aveva anche effettuato un pellegrinaggio in Etruria, sulle vie della devozione a San Pietro Apostolo, passando per Sasso e Montieri.
In merito al santo non si può tacere una curiosa vicenda circa le sue ed altrui reliquie. Fino al Seicento nell’armadio della Chiesa di San Bartolomeo si conservarono alcune vestigia: un osso del braccio ed uno della gamba di San Guglielmo, due teste con busto di legno di San Guglielmo e San Silvestro, una croce d’avorio, un crocefisso d’ottone, di pertinenza sempre del santo. Non esistendo formale autenticazione di queste reliquie, furono fatte bruciare a seguito di specifico ordine vescovile; anche luoghi legati al nome del santo furono rinominati durante la metà dell'Ottocento, a seguito della cessione fatta ai Ricciarelli.
Sulla parte più alta del borgo incastellato di Sasso, possiamo ammirare l'imponenza della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo che con il suo campanile merlato preannuncia la sua presenza anche al di fuori del paese. Prima che vi sorgesse la chiesa plebana, in prima battuta qui era ubicata una semplice cappella feudale, ancora oggi esistente, proprietà privata del castello. Poi, con il venire meno la funzione di castello fortificato, Sasso si convertì in borgo e con tale rivisitazione la cappella venne integrata in una nuova chiesa.
La chiesa di San Bartolomeo, fu suffraganea della Pieve di Commessano almeno fino alla metà del Quattrocento. Quando la Pieve di Commessano, posto poco al di fuori delle mura del centro storico, cadde in rovina vennero trasferiti tutti i titoli alla chiesa di Sasso, dotandola persino di fonte battesimale. Alla fine dell'Ottocento la chiesa fu nuovamente ingrandita ed elevata ad arcipretura; recuperi di una certa importanza hanno in parte cambiato l'aspetto antico medievale, tuttavia rimangono delle chicche come la pavimentazione esagonale in cotto originale.
La storia religiosa del Sasso si intreccia con le vicende di San Pietro, San Rocco e San Guglielmo che qui vi soggiornò a lungo. San Guglielmo, monaco, eremita convertito da San Bernardo, venerato e riconosciuto come il fondatore dei Guglielmiti fu una figura leggendaria e suggestiva di eroe medievale ed anche di santo taumaturgo. In uno dei suoi innumerevoli viaggi aveva anche effettuato un pellegrinaggio in Etruria, sulle vie della devozione a San Pietro Apostolo, passando per Sasso e Montieri.
In merito al santo non si può tacere una curiosa vicenda circa le sue ed altrui reliquie. Fino al Seicento nell’armadio della Chiesa di San Bartolomeo si conservarono alcune vestigia: un osso del braccio ed uno della gamba di San Guglielmo, due teste con busto di legno di San Guglielmo e San Silvestro, una croce d’avorio, un crocefisso d’ottone, di pertinenza sempre del santo. Non esistendo formale autenticazione di queste reliquie, furono fatte bruciare a seguito di specifico ordine vescovile; anche luoghi legati al nome del santo furono rinominati durante la metà dell'Ottocento, a seguito della cessione fatta ai Ricciarelli.
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Ottobre 10, 2024 22:37 local time