Lungo il viale dei Ponti

I resti di una antica fonte

Nella prima metà dell'Ottocento Leopoldo II Asburgo Lorena, Granduca di Toscana e Principe ereditario della Casa d’Austria, donava ai volterrani la “larga e comoda via” dei Ponti a sostituzione del tratto terminale dell’antica salaiola, stretta e poco pratica per le lunghe carovane di muli trasportatori di sale. La costruzione della strada comportò l’interramento o la distruzione di precedenti impianti fra i quali le opere di utilizzo delle acque della fonte in argomento, che si trovava più a valle (sotto la strada attuale, o di poco, all’esterno).

Per lo sfruttamento della sorgente, molto meno generosa che in antico ma sempre apprezzabile, venne realizzato, allora, un varco di accesso al residuo grottino, nel muro di sostegno a monte del viale. Tale apertura, che ha l’aspetto di un bel portale, fu otturata, come d’uso, con una muratura ordinaria, per impedirne il libero accesso, e fu provvista di una vaschetta esterna, in pietra di Montecatini, attrezzata con due boccagli metallici.

Somiglianze animalesche

Grottino a rifugio antiaereo

I due boccagli, resi inservibili da una celere diminuzione di portata dell'acqua, presto sparirono e i loro alloggiamenti, disadorni, assomigliavano agli occhi di una civetta. Fu allora, a metà dell'Ottocento, che alla carenza di un nome ufficiale provvide la facezia popolare. I volterrani (dotti e popolo) la identificarono come Fonte alle Civette, in virtù anche del fatto che la fonte non buttava acqua di pari modo come le civette non bevono mai. Questo nome, di dolce ricordo, non figura però, a quanto ci risulta, su alcun documento.

Negli anni Trenta del Novecento la vaschetta si riempiva spesso di sporcizia e le occhiaie umide versavano rade lacrime che, con l’andar del tempo, si affievolirono sempre più fino a diventare tracce d’umido e scomparire, poi, definitivamente. Verso la fine della seconda guerra mondiale, la presenza del bel portale, provvisto di robusto arco a tutto sesto e nel quale si incastonava la Fonte alle Civette dava lo spunto per iniziare, da lì, una galleria per un rifugio antiaereo.

Tradizioni scomparse

La distruzione definitiva

La popolazione si prodigò ad aprire il portale del grottino murato, ma il passaggio del fronte rese inutile proseguire l’opera di difesa; non ce fu più bisogno, perché l'arrivo degli americani significò il termine della guerra sul poggio etrusco. Il grottino tuttavia non poterono lasciarlo aperto, vi si accumulava tanta sporcizia che era meglio murarlo; però c'è di vero che la vena era ormai asciutta e allora, senza tanti complimenti, il portale fu richiuso con un muro che ne mimetizza tutt'ora la presenza. Le tubature vennero dunque rimosse e lo strano fascino della Fonte alle Civette si sbiadisce tra le numerose storie popolari delle vicende volterrane.

Per chi vi ci passa davanti questo luogo non ha più un significato, ma un tempo la piccola nicchia di mattoni con una base di pietra con due cerchi centrali, era un po' il riferimento per le passeggiate sul viale. “S’arriva fino alla fonte della civetta e si torna indietro”, che era come per dire di fare almeno metà Viale dei Ponti: una frase che si sentiva dire molto spesso.

Lungo il viale dei Ponti

I resti di una antica fonte

Nella prima metà dell'Ottocento Leopoldo II Asburgo Lorena, Granduca di Toscana e Principe ereditario della Casa d’Austria, donava ai volterrani la “larga e comoda via” dei Ponti a sostituzione del tratto terminale dell’antica salaiola, stretta e poco pratica per le lunghe carovane di muli trasportatori di sale. La costruzione della strada comportò l’interramento o la distruzione di precedenti impianti fra i quali le opere di utilizzo delle acque della fonte in argomento, che si trovava più a valle (sotto la strada attuale, o di poco, all’esterno).

Per lo sfruttamento della sorgente, molto meno generosa che in antico ma sempre apprezzabile, venne realizzato, allora, un varco di accesso al residuo grottino, nel muro di sostegno a monte del viale. Tale apertura, che ha l’aspetto di un bel portale, fu otturata, come d’uso, con una muratura ordinaria, per impedirne il libero accesso, e fu provvista di una vaschetta esterna, in pietra di Montecatini, attrezzata con due boccagli metallici.

Somiglianze animalesche

Grottino a rifugio antiaereo

I due boccagli, resi inservibili da una celere diminuzione di portata dell'acqua, presto sparirono e i loro alloggiamenti, disadorni, assomigliavano agli occhi di una civetta. Fu allora, a metà dell'Ottocento, che alla carenza di un nome ufficiale provvide la facezia popolare. I volterrani (dotti e popolo) la identificarono come Fonte alle Civette, in virtù anche del fatto che la fonte non buttava acqua di pari modo come le civette non bevono mai. Questo nome, di dolce ricordo, non figura però, a quanto ci risulta, su alcun documento.

Negli anni Trenta del Novecento la vaschetta si riempiva spesso di sporcizia e le occhiaie umide versavano rade lacrime che, con l’andar del tempo, si affievolirono sempre più fino a diventare tracce d’umido e scomparire, poi, definitivamente. Verso la fine della seconda guerra mondiale, la presenza del bel portale, provvisto di robusto arco a tutto sesto e nel quale si incastonava la Fonte alle Civette dava lo spunto per iniziare, da lì, una galleria per un rifugio antiaereo.

Tradizioni scomparse

La distruzione definitiva

La popolazione si prodigò ad aprire il portale del grottino murato, ma il passaggio del fronte rese inutile proseguire l’opera di difesa; non ce fu più bisogno, perché l'arrivo degli americani significò il termine della guerra sul poggio etrusco. Il grottino tuttavia non poterono lasciarlo aperto, vi si accumulava tanta sporcizia che era meglio murarlo; però c'è di vero che la vena era ormai asciutta e allora, senza tanti complimenti, il portale fu richiuso con un muro che ne mimetizza tutt'ora la presenza. Le tubature vennero dunque rimosse e lo strano fascino della Fonte alle Civette si sbiadisce tra le numerose storie popolari delle vicende volterrane.

Per chi vi ci passa davanti questo luogo non ha più un significato, ma un tempo la piccola nicchia di mattoni con una base di pietra con due cerchi centrali, era un po' il riferimento per le passeggiate sul viale. “S’arriva fino alla fonte della civetta e si torna indietro”, che era come per dire di fare almeno metà Viale dei Ponti: una frase che si sentiva dire molto spesso.

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