A volte capita di imbattersi, nelle nostre campagne, in vecchi lavatoi, tabernacoli, cappelle votive, antiche fonti: pezzi di storia il più delle volte ignorati e abbandonati al loro destino, al loro degrado. Per fortuna, e non mancano, ci sono persone che vanno alla ricerca delle radici più profonde della storia locale, impegnandosi nella loro riscoperta.
Luoghi da non perdere sono sicuramente le alture boschive della giurisdizione della Leccia, dove sita la Fonte del Latte. È questa una delle tante sorgenti termali, celebrata anche dal medico di papa Sisto V, Andrea Bacci nel Cinquecento e da Giovanni Targioni Tozzetti nel Settecento, che gode della curiosa fama di far venire il latte alle madri che allevano i loro bambini. La sorgente, una fonte perenne leggermente tiepida, è in mezzo a un bosco di piante d'alto fusto presso al corso del Cornia.
Questa tradizione pagana tramandata fino a noi è stata molto probabilmente cristianizzata come è accaduto per molte altre credenze della Val di Cecina, fortemente legata alle vecchie religioni.
Le donne prive di latte dovevano bere tre o quattro sorsi d'acqua, recitare una preghiera dinanzi alla fonte e lasciare in pegno, appesi ad un albero, tre capi dei loro indumenti. Al ritorno le madri avrebbero dovuto proseguire in direzione opposta da quella di arrivo perché solo così il miracolo poteva compiersi. Il rituale prevedeva inoltre che le altre donne, che si fossero trovate a transitare nei pressi della sorgente, si prendessero uno dei pegni lasciati dalle madri “asciutte”, pregando la Madonna per la donatrice e per il neonato affinché, grazie al recuperato latte materno, crescesse sano e forte.
Con il tempo la fonte miracolosa divenne così popolare che a suo fianco venne costruita la chiesetta della Madonna del Latte. Il pegno poteva essere rafforzato lasciando offerte anche alla Madonna stessa custodita in una nicchia interna. La chiesa purtroppo ebbe vita breve perché una piena del fiume Cornia la distrusse completamente. Fu salvata solo una campana sulla quale è trascritta la data 1333; ora è riposta nella torre campanaria della chiesa di San Bartolomeo a La Leccia.
Tra i racconti popolari c’era anche chi diceva che sulla roccia sovrastante la sorgente ci fosse una nicchia dove porvi il quadro di terracotta raffigurante la Madonna; questo ci fa capire quanto era necessaria la sua presenza affinché la fonte avesse effetto, ma chissà quali di queste voci illustrano vere tradizioni locali e quali sfociano nella pura leggenda.
Di certo è che l'idea della fonte del latte, ovvero di una fonte con particolari proprietà curative è molto diffusa nel panorama toscano, pertanto possiamo appurare che dietro a questo fenomeno ci sia davvero una antica tradizione, pure "modaiola", in cui ogni area vasta necessitava di una fonte sentinella a supporto di madri disperate.
La fonte è tutt'oggi meta di pellegrinaggio di molti residenti, ma non per le sue doti miracolose, quanto per il suo sapore particolare; lo stesso vale anche per l'altra fonte del latte del volterrano, situata nella riserva naturale di Monte Nero in quel del Comune di Volterra. Tuttavia ne sconsigliamo le bevute: le sorgenti d’acqua si trovano su proprietà private e non risultano essere controllate micro-biologicamente.
A volte capita di imbattersi, nelle nostre campagne, in vecchi lavatoi, tabernacoli, cappelle votive, antiche fonti: pezzi di storia il più delle volte ignorati e abbandonati al loro destino, al loro degrado. Per fortuna, e non mancano, ci sono persone che vanno alla ricerca delle radici più profonde della storia locale, impegnandosi nella loro riscoperta.
Luoghi da non perdere sono sicuramente le alture boschive della giurisdizione della Leccia, dove sita la Fonte del Latte. È questa una delle tante sorgenti termali, celebrata anche dal medico di papa Sisto V, Andrea Bacci nel Cinquecento e da Giovanni Targioni Tozzetti nel Settecento, che gode della curiosa fama di far venire il latte alle madri che allevano i loro bambini. La sorgente, una fonte perenne leggermente tiepida, è in mezzo a un bosco di piante d'alto fusto presso al corso del Cornia.
Questa tradizione pagana tramandata fino a noi è stata molto probabilmente cristianizzata come è accaduto per molte altre credenze della Val di Cecina, fortemente legata alle vecchie religioni.
Le donne prive di latte dovevano bere tre o quattro sorsi d'acqua, recitare una preghiera dinanzi alla fonte e lasciare in pegno, appesi ad un albero, tre capi dei loro indumenti. Al ritorno le madri avrebbero dovuto proseguire in direzione opposta da quella di arrivo perché solo così il miracolo poteva compiersi. Il rituale prevedeva inoltre che le altre donne, che si fossero trovate a transitare nei pressi della sorgente, si prendessero uno dei pegni lasciati dalle madri “asciutte”, pregando la Madonna per la donatrice e per il neonato affinché, grazie al recuperato latte materno, crescesse sano e forte.
Con il tempo la fonte miracolosa divenne così popolare che a suo fianco venne costruita la chiesetta della Madonna del Latte. Il pegno poteva essere rafforzato lasciando offerte anche alla Madonna stessa custodita in una nicchia interna. La chiesa purtroppo ebbe vita breve perché una piena del fiume Cornia la distrusse completamente. Fu salvata solo una campana sulla quale è trascritta la data 1333; ora è riposta nella torre campanaria della chiesa di San Bartolomeo a La Leccia.
Tra i racconti popolari c’era anche chi diceva che sulla roccia sovrastante la sorgente ci fosse una nicchia dove porvi il quadro di terracotta raffigurante la Madonna; questo ci fa capire quanto era necessaria la sua presenza affinché la fonte avesse effetto, ma chissà quali di queste voci illustrano vere tradizioni locali e quali sfociano nella pura leggenda.
Di certo è che l'idea della fonte del latte, ovvero di una fonte con particolari proprietà curative è molto diffusa nel panorama toscano, pertanto possiamo appurare che dietro a questo fenomeno ci sia davvero una antica tradizione, pure "modaiola", in cui ogni area vasta necessitava di una fonte sentinella a supporto di madri disperate.
La fonte è tutt'oggi meta di pellegrinaggio di molti residenti, ma non per le sue doti miracolose, quanto per il suo sapore particolare; lo stesso vale anche per l'altra fonte del latte del volterrano, situata nella riserva naturale di Monte Nero in quel del Comune di Volterra. Tuttavia ne sconsigliamo le bevute: le sorgenti d’acqua si trovano su proprietà private e non risultano essere controllate micro-biologicamente.
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Ottobre 11, 2024 00:13 local time