La Brigata Garibaldi si formò nel maggio 1944 dalla fusione di diversi distaccamenti partigiani e agiva nelle zone a cavallo delle provincie senese, pisana e grossetana. Queste terre erano difficili; disponevano di poca acqua, erano prevalentemente collinose e, nonostante vi fossero macchie di vegetazione coperte assai estese e fitte, erano attraversate da numerose strade che permettevano rapidi concentramenti di truppe nemiche autotrasportate.
Fare resistenza era faticoso per via della scarsità di mezzi bellici, dei rifornimenti e di servizi sanitari ma, anche nei momenti peggiori, le forze fasciste non riuscirono mai ad affermarsi nei confronti della Brigata che, anche accresciuta nel suo potenziale dalla voce popolare antifascista, riuscì a preservare la popolazione da ulteriori angherie e requisizioni, permettendo anche ai numerosissimi renitenti alla leva di sottrarsi alle ricerche, alla cattura e alla deportazione.
La Brigata nasce dal definitivo raggruppamento di tre distaccamenti: il"Guido Boscaglia, l'Otello Gattoli e il Velio. A Volterra dalla Resistenza alla Liberazione determinante per la nascita della Brigata fu il contributo della formazione di Stoppa, della Brigata Garibaldi. Del tutto secondario risulta, inoltre, il ruolo attribuito alla formazione Gattoli, ma occorre invece precisare che questo distaccamento, formato quasi esclusivamente da volterrani, risultava il più numeroso.
Le attività logistiche e militari partigiane volterrane si concentrarono nella immensa riserva di Berignone. Il comprensorio di Berignone è situato nell'angolo a sud-est del territorio del Comune di Volterra, sconfina in quello di Pomarance e si estende in duemila ettari di bosco. Il monumento di cui parliamo si trova giust'appunto sulla strada per il Berignone, come un monito a chi passa per ricordare le vicende legate a questo territorio, battagliero e burrascoso.
Se erano molti i volterrani aderenti nelle file partigiane, inevitabile furono tanti i volterrani sequestrati, dispersi, caduti. Guido Ricciardi detto Girardengo, guida partigiana trucidata dai nazi-fascisti nel 1944, viene così ricordato sulla strada vicinale di Mazzolla. Sotto l'ombra di filari di cipressi, dinanzi alla meravigliosa campagna che questa zona ci regala, è possibile ammirare l'opera in pietra leccese di Velio Grandoli, posata qui e corredata da due panchine laterali. L'opera è stata installata grazie al sostegno dell'A.N.P.I. e del Comune di Volterra il 25 aprile 2009.
Il luogo in cui si trova non è casuale: è proprio qui, nei pressi del bivio per Mazzolla, mentre trasportava armi per i partigiani che, il comunista Guido Ricciardi, fu Cherubino, di 51 anni, venne Nelle prime ore del pomeriggio del 17 giugno 1944, Guido Ricciardi, guida e collaboratore della XXIII Brigata Garibaldi venne intercettato e arrestato da un gruppo di SS tedesche. Il suo corpo non venne più ritrovato e per la cronaca risulta disperso.
Figura di vecchio militante antifascista, il 20 dicembre 1930 veniva processato ed assolto dal Tribunale Speciale; aderì prontamente al movimento partigiano e con la sua conoscenza dei boschi e la sua abilità nel costruire capanni ebbe parte fondamentale nella logistica della Brigata. Quest'uomo abituato a vivere nei boschi, a percorrere strade secondarie, quel pomeriggio decise di passare dalla strada comunale che porta a Mazzolla, forse per spiare da vicino la batteria antiaerea tedesca che aveva preso posizione in cima alla salita dell'Apparita. Scoperto, venne fermato da una pattuglia tedesca e perquisito. Dentro al sacco che portava in spalla aveva uno "Sten" e sembrava calzasse un paio di calzini inglesi, avuti dai partigiani, che a loro volta li avevano avuti attraverso i "lanci" che gli alleati effettuavano per aiutare i movimenti di resistenza. Guido Ricciardi venne portato al podere "La Catena", allora abitato dalla famiglia di Gino Gabellieri, successivamente al comando SS della fattoria di Roncolla; in seguito fu visto transitare a Pontedera e infine rinchiuso nel carcere delle "Murate" a Firenze. Il 15 luglio veniva trasferito per ignota destinazione e da quella data niente più si è saputo.
La Brigata Garibaldi si formò nel maggio 1944 dalla fusione di diversi distaccamenti partigiani e agiva nelle zone a cavallo delle provincie senese, pisana e grossetana. Queste terre erano difficili; disponevano di poca acqua, erano prevalentemente collinose e, nonostante vi fossero macchie di vegetazione coperte assai estese e fitte, erano attraversate da numerose strade che permettevano rapidi concentramenti di truppe nemiche autotrasportate.
Fare resistenza era faticoso per via della scarsità di mezzi bellici, dei rifornimenti e di servizi sanitari ma, anche nei momenti peggiori, le forze fasciste non riuscirono mai ad affermarsi nei confronti della Brigata che, anche accresciuta nel suo potenziale dalla voce popolare antifascista, riuscì a preservare la popolazione da ulteriori angherie e requisizioni, permettendo anche ai numerosissimi renitenti alla leva di sottrarsi alle ricerche, alla cattura e alla deportazione.
La Brigata nasce dal definitivo raggruppamento di tre distaccamenti: il"Guido Boscaglia, l'Otello Gattoli e il Velio. A Volterra dalla Resistenza alla Liberazione determinante per la nascita della Brigata fu il contributo della formazione di Stoppa, della Brigata Garibaldi. Del tutto secondario risulta, inoltre, il ruolo attribuito alla formazione Gattoli, ma occorre invece precisare che questo distaccamento, formato quasi esclusivamente da volterrani, risultava il più numeroso.
Le attività logistiche e militari partigiane volterrane si concentrarono nella immensa riserva di Berignone. Il comprensorio di Berignone è situato nell'angolo a sud-est del territorio del Comune di Volterra, sconfina in quello di Pomarance e si estende in duemila ettari di bosco. Il monumento di cui parliamo si trova giust'appunto sulla strada per il Berignone, come un monito a chi passa per ricordare le vicende legate a questo territorio, battagliero e burrascoso.
Se erano molti i volterrani aderenti nelle file partigiane, inevitabile furono tanti i volterrani sequestrati, dispersi, caduti. Guido Ricciardi detto Girardengo, guida partigiana trucidata dai nazi-fascisti nel 1944, viene così ricordato sulla strada vicinale di Mazzolla. Sotto l'ombra di filari di cipressi, dinanzi alla meravigliosa campagna che questa zona ci regala, è possibile ammirare l'opera in pietra leccese di Velio Grandoli, posata qui e corredata da due panchine laterali. L'opera è stata installata grazie al sostegno dell'A.N.P.I. e del Comune di Volterra il 25 aprile 2009.
Il luogo in cui si trova non è casuale: è proprio qui, nei pressi del bivio per Mazzolla, mentre trasportava armi per i partigiani che, il comunista Guido Ricciardi, fu Cherubino, di 51 anni, venne catturato dai tedeschi. Il suo corpo non venne più ritrovato e per la cronaca risulta disperso.
Figura di vecchio militante antifascista, il 20 dicembre 1930 veniva processato ed assolto dal Tribunale Speciale; aderì prontamente al movimento partigiano e con la sua conoscenza dei boschi e la sua abilità nel costruire capanni ebbe parte fondamentale nella logistica della Brigata. Quest'uomo abituato a vivere nei boschi, a percorrere strade secondarie, quel pomeriggio decise di passare dalla strada comunale che porta a Mazzolla, forse per spiare da vicino la batteria antiaerea tedesca che aveva preso posizione in cima alla salita dell'Apparita. Scoperto, venne fermato da una pattuglia tedesca e perquisito. Dentro al sacco che portava in spalla aveva uno "Sten" e sembrava calzasse un paio di calzini inglesi, avuti dai partigiani, che a loro volta li avevano avuti attraverso i "lanci" che gli alleati effettuavano per aiutare i movimenti di resistenza. Guido Ricciardi venne portato al podere "La Catena", allora abitato dalla famiglia di Gino Gabellieri, successivamente al comando SS della fattoria di Roncolla; in seguito fu visto transitare a Pontedera e infine rinchiuso nel carcere delle "Murate" a Firenze. Il 15 luglio veniva trasferito per ignota destinazione e da quella data niente più si è saputo.
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