A Volterra puoi visitare la riproduzione in scala della sua vecchia ferrovia a cremagliera in uno splendido plastico, una piccola mostra di modellismo ferroviario molto interessante. Oltre al plastico, un video racconta la storia della vera ferrovia e molte foto in bianco e nero appese al muro completano la visita culturale.
Il plastico ha una lunghezza di otto metri lineari a forma di "U" ed è in scala 1/87 che in gergo modellistico si chiama h0 (acca-zero). E' stato costruito utilizzando svariati materiali di tipo modellistico e non; alcuni edifici sono auto costruiti ed altri sono di produzione artigianale rispettando scrupolosamente le misure rilevate al vero e poi riportate in scala. L'illuminazione interna è data da led. I binari sono di tipo commerciale in codice 100, lo scambio posto sul regresso che funge da asta di manovra è azionato da motore tortoise ad azionamento lento degli aghi ed è a comando manuale. La locomotiva FS981 è fornita e prodotta da Top Train s.n.c, interamente costruita in metallo e ottone riproduce come nella realtà il biellismo che aziona la ruota dentata, un gioiello di meccanica.
La progettazione e la realizzazione della vera ferrovia di Volterra impegnarono l’opera e le energie di tre sindaci a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, anche se il maggior artefice dell’opera fu certamente il deputato del Collegio di Volterra, Onorevole Piero Ginori-Conti, soprattutto per il risolutivo intervento presso i ministeri romani, in appoggio all’opera instancabile degli amministratori comunali.
Con legge speciale 5 aprile 1908, n° 137, venne definitivamente approvata la convenzione stipulata l'anno prima tra il Governo ed il Comune di Volterra, il quale divenne diretto concessionario della linea. L’esercizio, invece, venne affidato alle Ferrovie dello Stato.
L’orografia del colle impose l’adozione di un sistema misto: dovendo raggiungere quota cinquento metri sopra il livello del mare partendo dai settanta della frazione di Saline, fu deciso di costruire un primo tratto ad aderenza naturale, a seguire un percorso a dentiera con pendenza costante del cento per mille, infine un tratto orizzontale di regresso.
Il tronco Saline-Volterra venne solennemente inaugurato agli inizi del Novecento. Il primo orario ferroviario, con cinque coppie di treni giornalieri, venne impostato a similitudine del cessato servizio di diligenza della ditta Simoreschi, che in salita copriva il tratto in circa due ore, contro i soli quaranta minuti del treno.
Per oltre un paio di decenni il tronco Saline-Volterra e la connessa relazione per Cecina-Pisa furono assai frequentati, anche perché il collegamento ferroviario di Volterra era molto utile per il trasporto delle merci, per le quali venivano effettuati due treni giornalieri, all’occorrenza integrati da carri aggiunti ai treni viaggiatori.
In composizione a questi spesso si trovava una “carrozza cellulare” per il movimento dei detenuti del locale penitenziario. Le merci in arrivo consistevano principalmente in blocchi di alabastro, legname, carbone, collettame, masserizie e concimi chimici spediti a carro completo: questi ultimi attesi da teorie di carri a trazione animale per il trasporto alle varie fattorie di destinazione.
Purtroppo, col passare del tempo, il traffico della Saline-Volterra andò declinando progressivamente di fronte all’avanzare della concorrenza dei mezzi stradali: se si continuava a percorrere il tratto da Saline a Volterra in quaranta minuti, le autolinee riuscivano a coprire gli undici chilometri di strada in soli quindici minuti, peraltro portando i clienti direttamente nel centro cittadino.
Questo stato di cose iniziò anche a farsi sentire sulla tratta Saline-Cecina, dove però si continuava a registrare un discreto traffico merci afferente i giacimenti di salgemma ed il complesso elettrico e chimico della Società Larderello. Intorno alla metà degli anni Cinquanta però la situazione si presentò grave: l’amministrazione delle Ferrovie dello Stato dichiarò di non poterne sostenere oltre la gestione, terminando così l'esercizio qualche anno dopo.
Oggi non rimane molto di questa storia, in alcune parti la ferrovia è divelta, in altre sotterratta. La locomotiva riposa in un deposito e questo piccolo museo è l'unico sito che offre un assaggio di quello che fu il progresso italiano del secolo scorso.
A Volterra puoi visitare la riproduzione in scala della sua vecchia ferrovia a cremagliera in uno splendido plastico, una piccola mostra di modellismo ferroviario molto interessante. Oltre al plastico, un video racconta la storia della vera ferrovia e molte foto in bianco e nero appese al muro completano la visita culturale.
Il plastico ha una lunghezza di otto metri lineari a forma di "U" ed è in scala 1/87 che in gergo modellistico si chiama h0 (acca-zero). E' stato costruito utilizzando svariati materiali di tipo modellistico e non; alcuni edifici sono auto costruiti ed altri sono di produzione artigianale rispettando scrupolosamente le misure rilevate al vero e poi riportate in scala. L'illuminazione interna è data da led. I binari sono di tipo commerciale in codice 100, lo scambio posto sul regresso che funge da asta di manovra è azionato da motore tortoise ad azionamento lento degli aghi ed è a comando manuale. La locomotiva FS981 è fornita e prodotta da Top Train s.n.c, interamente costruita in metallo e ottone riproduce come nella realtà il biellismo che aziona la ruota dentata, un gioiello di meccanica.
La progettazione e la realizzazione della vera ferrovia di Volterra impegnarono l’opera e le energie di tre sindaci a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, anche se il maggior artefice dell’opera fu certamente il deputato del Collegio di Volterra, Onorevole Piero Ginori-Conti, soprattutto per il risolutivo intervento presso i ministeri romani, in appoggio all’opera instancabile degli amministratori comunali.
Con legge speciale 5 aprile 1908, n° 137, venne definitivamente approvata la convenzione stipulata l'anno prima tra il Governo ed il Comune di Volterra, il quale divenne diretto concessionario della linea. L’esercizio, invece, venne affidato alle Ferrovie dello Stato.
L’orografia del colle impose l’adozione di un sistema misto: dovendo raggiungere quota cinquento metri sopra il livello del mare partendo dai settanta della frazione di Saline, fu deciso di costruire un primo tratto ad aderenza naturale, a seguire un percorso a dentiera con pendenza costante del cento per mille, infine un tratto orizzontale di regresso.
Il tronco Saline-Volterra venne solennemente inaugurato agli inizi del Novecento. Il primo orario ferroviario, con cinque coppie di treni giornalieri, venne impostato a similitudine del cessato servizio di diligenza della ditta Simoreschi, che in salita copriva il tratto in circa due ore, contro i soli quaranta minuti del treno.
Per oltre un paio di decenni il tronco Saline-Volterra e la connessa relazione per Cecina-Pisa furono assai frequentati, anche perché il collegamento ferroviario di Volterra era molto utile per il trasporto delle merci, per le quali venivano effettuati due treni giornalieri, all’occorrenza integrati da carri aggiunti ai treni viaggiatori.
In composizione a questi spesso si trovava una “carrozza cellulare” per il movimento dei detenuti del locale penitenziario. Le merci in arrivo consistevano principalmente in blocchi di alabastro, legname, carbone, collettame, masserizie e concimi chimici spediti a carro completo: questi ultimi attesi da teorie di carri a trazione animale per il trasporto alle varie fattorie di destinazione
Purtroppo, col passare del tempo, il traffico della Saline-Volterra andò declinando progressivamente di fronte all’avanzare della concorrenza dei mezzi stradali: se si continuava a percorrere il tratto da Saline a Volterra in quaranta minuti, le autolinee riuscivano a coprire gli undici chilometri di strada in soli quindici minuti, peraltro portando i clienti direttamente nel centro cittadino.
Questo stato di cose iniziò anche a farsi sentire sulla tratta Saline-Cecina, dove però si continuava a registrare un discreto traffico merci afferente i giacimenti di salgemma ed il complesso elettrico e chimico della Società Larderello. Intorno alla metà degli anni Cinquanta però la situazione si presentò grave: l’amministrazione delle Ferrovie dello Stato dichiarò di non poterne sostenere oltre la gestione, terminando così l'esercizio qualche anno dopo.
Oggi non rimane molto di questa storia, in alcune parti la ferrovia è divelta, in altre sotterratta. La locomotiva riposa in un deposito e questo piccolo museo è l'unico sito che offre un assaggio di quello che fu il progresso italiano del secolo scorso.
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Dicembre 14, 2024 19:00 local time