Tonnellate di rame metallico

La più antica miniera cuprifera d'Europa

La più antica miniera cuprifera d'Europa si trova a Montecatini. Questo territorio conobbe nell'Ottocento un periodo di incredibile splendore economico e sociale grazie alla riattivazione dell’estrazione del rame nella Miniera di Caporciano.

La "Società di Monte Catini" si sviluppò nella prima metà dell'Ottocento dietro investimento oculato della “Società d’industria mineraria” e con la collaborazione vincente di Francesco Giuseppe Sloane e di Pietro Igino Coppi, cui venne affidata la responsabilità amministrativa. Le conoscenze tecniche dell'ingegnere tedesco Augusto Schneider, direttore della miniera per quasi mezzo secolo, e la dedizione proficua di Sloane, poi maggiore azionista della società, si dette inizio ad una coltivazione razionale del giacimento cuprifero che col tempo produsse risultati superiori a qualsiasi aspettativa.

In ottanta anni di sfruttamento con metodo industriale, furono estratte dai gabbri rossi di Caporciano oltre novantamila tonnellate di minerale, equivalenti a circa trentamila tonnellate di rame metallico.

> Approfondisci, La Miniera di Caporciano

A un chilometro da Montecatini

Un'esempio di villaggio sociale

Il complesso museale dell'area mineraria è il risultato della volontà dell’amministrazione comunale di Montecatini Val di Cecina che con l’aiuto di altre istituzioni: Comunità Montana dell’Alta Val di Cecina, Provincia di Pisa, Regione Toscana, e Unione Europea è riuscita a recuperare il complesso minerario abbandonato.

Posto a meno di un chilometro dall’abitato di Montecatini, l’insediamento minerario di Caporciano è stato uno dei primi esempi di "villaggio sociale". Numerose furono le realizzazioni di infrastrutture urbane e le istituzioni di opere sociali a favore dei dipendenti, volute dai proprietari della miniera, quasi tutti di origine o di estrazione culturale nord-europea.

A testimonianza la presenza in quel periodo di ben due teatri con relative compagnie filodrammatiche, di due bande musicali e d’istituti di beneficenza e d’istruzione, tra cui eccelleva la Scuola Professionale Femminile della Miniera. La chiusura della miniera agli inizi del Novecento portò con sé il progressivo venir meno delle istituzioni sociali e delle tradizioni tipiche di quel mondo lavorativo ormai scomparso.

Un saluto ai minatori

Giù nelle discenderie

All'interno del Parco museale di Caporciano si trova uno scenario naturale in cui imponenti corpi di fabbrica restaurati testimoniano importanti momenti storici legati al magico e misterioso, ma anche cupo, ambiente della miniera. Un sito di archeologia industriale di grande fascino.

La visita guidata al vecchio opificio inizia dal fabbricato nel cui ampio salone sono presenti targhe ricordo di illustri visitatori ed i busti di alcuni protagonisti della fortunata impresa mineraria. Curiosa la lapide posta all’ingresso delle discenderie che riporta il ‘saluto del minatore’. Da lì è possibile raggiungere, a più di centro metri di profondità nelle viscere della miniera, una cappella ricavata nella roccia, dove i minatori sostavano in preghiera prima di avventurasi ancora più in basso in un viaggio che avrebbe potuto essere senza ritorno.

La visita prosegue verso il Pozzo Alfredo, con la sua profondità di 315 metri era il più importante pozzo d’unione dei dieci livelli di gallerie che costituivano la rete di escavazione del giacimento cuprifero.

Tonnellate di rame metallico

La più antica miniera cuprifera d'Europa

La più antica miniera cuprifera d'Europa si trova a Montecatini. Questo territorio conobbe nell'Ottocento un periodo di incredibile splendore economico e sociale grazie alla riattivazione dell’estrazione del rame nella Miniera di Caporciano.

La "Società di Monte Catini" si sviluppò nella prima metà dell'Ottocento dietro investimento oculato della “Società d’industria mineraria” e con la collaborazione vincente di Francesco Giuseppe Sloane e di Pietro Igino Coppi, cui venne affidata la responsabilità amministrativa. Le conoscenze tecniche dell'ingegnere tedesco Augusto Schneider, direttore della miniera per quasi mezzo secolo, e la dedizione proficua di Sloane, poi maggiore azionista della società, si dette inizio ad una coltivazione razionale del giacimento cuprifero che col tempo produsse risultati superiori a qualsiasi aspettativa.

In ottanta anni di sfruttamento con metodo industriale, furono estratte dai gabbri rossi di Caporciano oltre novantamila tonnellate di minerale, equivalenti a circa trentamila tonnellate di rame metallico.

> Approfondisci, La Miniera di Caporciano

A un chilometro da Montecatini

Un'esempio di villaggio sociale

Il complesso museale dell'area mineraria è il risultato della volontà dell’amministrazione comunale di Montecatini Val di Cecina che con l’aiuto di altre istituzioni: Comunità Montana dell’Alta Val di Cecina, Provincia di Pisa, Regione Toscana, e Unione Europea è riuscita a recuperare il complesso minerario abbandonato.

Posto a meno di un chilometro dall’abitato di Montecatini, l’insediamento minerario di Caporciano è stato uno dei primi esempi di "villaggio sociale". Numerose furono le realizzazioni di infrastrutture urbane e le istituzioni di opere sociali a favore dei dipendenti, volute dai proprietari della miniera, quasi tutti di origine o di estrazione culturale nord-europea.

A testimonianza la presenza in quel periodo di ben due teatri con relative compagnie filodrammatiche, di due bande musicali e d’istituti di beneficenza e d’istruzione, tra cui eccelleva la Scuola Professionale Femminile della Miniera. La chiusura della miniera agli inizi del Novecento portò con sé il progressivo venir meno delle istituzioni sociali e delle tradizioni tipiche di quel mondo lavorativo ormai scomparso.

Un saluto ai minatori

Giù nelle discenderie

All'interno del Parco museale di Caporciano si trova uno scenario naturale in cui imponenti corpi di fabbrica restaurati testimoniano importanti momenti storici legati al magico e misterioso, ma anche cupo, ambiente della miniera. Un sito di archeologia industriale di grande fascino.

La visita guidata al vecchio opificio inizia dal fabbricato nel cui ampio salone sono presenti targhe ricordo di illustri visitatori ed i busti di alcuni protagonisti della fortunata impresa mineraria. Curiosa la lapide posta all’ingresso delle discenderie che riporta il ‘saluto del minatore’. Da lì è possibile raggiungere, a più di centro metri di profondità nelle viscere della miniera, una cappella ricavata nella roccia, dove i minatori sostavano in preghiera prima di avventurasi ancora più in basso in un viaggio che avrebbe potuto essere senza ritorno.

La visita prosegue verso il Pozzo Alfredo, con la sua profondità di 315 metri era il più importante pozzo d’unione dei dieci livelli di gallerie che costituivano la rete di escavazione del giacimento cuprifero.

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