Da sempre l'imponente roccia e lo specchio d'acqua limpidissima del Masso delle Fanciulle esercitano un fascino profondo ed un'attrazione turistica irresistibile. Il nome di questo luogo ameno deriva da una antichissima leggenda: questo angolo di paradiso un tempo era meta frequente di due bellissime fanciulle. Esse badavano al proprio gregge, ma il loro cantare gioiosamente da mattina a sera, fece accorrere un lupo mannaro che, invaghitosi di loro, un giorno tentò di azzannarle.
Spaventate si arrampicarono in cima al grande masso, ma in un balzo il lupo le raggiunse ed allora le fanciulle, non potendo più scappare, si presero per mano e si gettarono nel profondo tonfo, le cui acque si aprirono in un abbraccio pietoso, sottraendole alla bramosia della belva. Leggenda a parte; predatore per natura, il lupo, anche della specie mannara, è pur sempre un agnello nei confronti della specie umana, chissà se, l'animale che molestò le giovinette, di zampe ne aveva solo due.
Oggi la tranquillità di questo luogo è pervasa da un continuo e sommesso mormorio; ma nessuno sa dire se sono le acque del Cecina che scivolano lente verso il mare o la dolce voce di quelle fanciulle.
Il Masso delle Fanciulle non è solo teatro di leggende, ma anche di fatti storici realmente accaduti. Quando agiva la potenza degli Aldobrandeschi, il territorio di Pomarance era governato dal giudice Ildebrando, detto "Il Mancino". Ildebrando aveva tre figlie, tutte in lite tra di loro per il Conte Gherardo del quale ne erano innamorate: Matilde, Grimilda e Gottalda.
Le cose si inasprirono quando il conte Gherardo, sconfitto in un torneo che si teneva nel mese di maggio in questo luoghi, si gettò dall'alto del macigno del Masso delle Fanciulle, affogando nel tonfo grande. Il fatto alimentò con più forza l'odio tra le tre sorelle che si accusavano a vicenda della disgrazia, forse evitabile. Nella diatriba dovette intervenire il padre relegando Matilde al castello di Berignone, Grimilda al castello di Montegemoli e Gottalda a quello di Sillano.
Affinché non scappassero, le tre principesse vennero segregate e sorvegliate ognuna da un cavaliere, ma con il passare degli anni, ironia della sorte, si innamorarono proprio dei loro carcerieri. Andarono in sposa rispettivamente ai cavalieri Ranieri, Cavalcante e Berengario.
È un luogo meraviglioso, isolato e rilassante che ricorda a tratti l'immaginario paesaggistico del west americano, selvaggio e diruto. Lo si raggiunge in auto parcheggiando sulle sponde del fiume Cecina, poiché la natura ci mette subito alla prova, affrontando un guado lungo una ventina di metri. I fondali sono bassi, ma appuntiti da ciottoli di varie dimensioni; a piedi è di facile attraversamento, ma in particolari periodi dell'anno questo tratto subisce una secca da permette anche un attraversamento con i mezzi motorizzati, parcheggiando oltre.
Per rimanere in sicurezza e per non essere in balia delle condizioni climatiche che potrebbero far innalzare il fiume in qualsiasi momento della giornata è preferibile abbandonare l'auto al primo parcheggio, per poi proseguire, dopo il guado, a piedi lungo un rettilineo sterrato non impegnativo che si insinua tra campi incolti e antichi lecci. Il tragitto impegna una ventina di minuti di camminata a senso unico, ma mano a mano che ci si affianca al fiume la sponda si fa più gentile lasciando spazio a delle vere e proprie spiagge acciottolate. Qui si è liberi di scegliere un punto quanto più confacente alle proprie necessità.
Di tanto in tanto è possibile notare dei tonfi d'acqua ed è vicino ad esse che spesso i residenti si accampano. I tonfi, in senso allegorico toscano, sono quei punti in cui il fiume raggiunge profondità estreme, cavità circolari insolite più scure dove non si tocca e dove l'acqua diventa più fredda, in balia di correnti. I tonfi sono meta di tuffi acrobatici a diverse altezze, sono divertenti per quello!
I tuffi sicuri che si vedono fare da altri bagnanti inducono all'emulazione, ma celano la cosiddetta paralisi del pre lancio, la paura di un salto nel vuoto che si prova soltanto quando si è sul punto di farlo. Un terrore che colpisce molti temerari più di quanto si pensi, perché si percepisce il rischio di non centrare il tonfo ingannati dalla visione di un letto molto basso tutto intorno, dove la gente tocca.
Bisogna fare molta attenzione e dotarsi di grande buonsenso, perché i soccorsi possono impiegare molto tempo prima di poter raggiungere l'entroterra della foresta di Berignone. Qui si è responsabili di se stessi.
Se si è in cerca di una meta più tranquilla è meglio proseguire lungo il gorile del Mulino di Berignone, un antico canale in muratura che corre elevato a un metro sul fiume. Il sentiero, senza accontentarsi delle prime zone balneabili, porta all'antico sbarramento, raggiungendo così le cosiddette cascatelle. La riva del fiume si fa sabbiosa, i ciottoli si diradano e il bosco di prossimità offre molte zone d'ombra dove stendere i propri asciugamani. Le cateratte artificiali che si innalzano perpendicolarmente per una altezza di due metri e mezzo dal letto del fiume sono molto caratteristiche: queste strutture servivano a convogliare una parte del flusso dell’acqua formando delle gore, ovvero dei bacini d'acqua molto ampi. Stare appollaiati sul bordo della cascatella è un must da non perdere.
Andando poco oltre gli sbarramenti e quindi risalendo il corso d'acqua, raggiungi il famoso Masso delle Fanciulle. Il Masso delle Fanciulle, così come la sua leggenda già ci ha accennato, è famoso proprio per i tuffi adrenalinici che si possono fare da altezze di dieci e quindici metri, scalando altissime pareti rocciose ofiolitiche di granito scuro.
Questi luoghi non sono incontaminati e non vi è alcuna economia di sfruttamento a riguardo. Sono all'uso di tutti, non vi è alcun controllo sulle persone nè sulle cose e per questo, a maggior ragione, è necessario non sporcare, riportando a casa tutto quello ciò che abbiamo con noi, e non farsi male. Sei in una riserva naturale ed è fondamentale avere rispetto della sua natura; questi corsi d'acqua assicurano la presenza di molte specie di anfibi, come l'ululone e la salamandrina dagli occhiali. C'è pure da divertirsi con il birdwatching: ospiti fissi il martin pescatore e il merlo acquaiolo.
L'accampamento è vietato, così come la possibilitò di fare dei fuochi improvvisati, se non in zone precisamente segnalate adibite allo scopo. Dormire qua è sconsigliato per tanti e ovvi motivi, tra cui il rischio di ricevere le visite sgradite dei lupi, animali sacri della Valdicecina, che vengono spesso all'imbrunire o di notte ad abbeverarsi nel Cecina. Nelle ore diurne assolate, vista l'assenza di bar e distributori automatici, conviene portare abbondante acqua; sei in mezzo al nulla dove persino la linea telefonica arriva a stenti e più si risale il fiume e più ci si allontana dalla civiltà.
Proseguendo oltre il Masso delle Fanciulle le acque si fanno fresche e ricche di pesci. L'animo torrentizio si acquieta e i fondali diventano sempre più verdi come il colore della vegetazione che cresce tutto intorno. I sentieri via terra da qui in poi sono difficili da intraprendere, ma chi riesce nell'intento ha il piacere di godersi il Masso degli Specchi. Proseguire non è necessario, ma per i più ostinati il percorso più breve e meno faticoso suggerito è quello controcorrente, passando direttamente dal fiume, sempre più profondo.
Il nome del Masso degli Specchi fa riferimento al fatto che in certi momenti della giornata il sole si riflette così bene nel fiume da generare baluginii accecanti sulle rocce granitiche circostanti, proprio come si comporterebbe una fonte di luce puntata contro uno specchio. Qui i tuffi possono essere fatti con maggiore sicurezza e data la sua lontananza dalle mete balneari precedenti, si candida come luogo sufficientemente appartato da consentire alle persone di poter fare un bagno lontano dagli sguardi indiscreti.
Da sempre l'imponente roccia e lo specchio d'acqua limpidissima del Masso delle Fanciulle esercitano un fascino profondo ed un'attrazione turistica irresistibile. Il nome di questo luogo ameno deriva da una antichissima leggenda: questo angolo di paradiso un tempo era meta frequente di due bellissime fanciulle. Esse badavano al proprio gregge, ma il loro cantare gioiosamente da mattina a sera, fece accorrere un lupo mannaro che, invaghitosi di loro, un giorno tentò di azzannarle.
Spaventate si arrampicarono in cima al grande masso, ma in un balzo il lupo le raggiunse ed allora le fanciulle, non potendo più scappare, si presero per mano e si gettarono nel profondo tonfo, le cui acque si aprirono in un abbraccio pietoso, sottraendole alla bramosia della belva. Leggenda a parte; predatore per natura, il lupo, anche della specie mannara, è pur sempre un agnello nei confronti della specie umana, chissà se, l'animale che molestò le giovinette, di zampe ne aveva solo due.
Oggi la tranquillità di questo luogo è pervasa da un continuo e sommesso mormorio; ma nessuno sa dire se sono le acque del Cecina che scivolano lente verso il mare o la dolce voce di quelle fanciulle.
Il Masso delle Fanciulle non è solo teatro di leggende, ma anche di fatti storici realmente accaduti. Quando agiva la potenza degli Aldobrandeschi, il territorio di Pomarance era governato dal giudice Ildebrando, detto "Il Mancino". Ildebrando aveva tre figlie, tutte in lite tra di loro per il Conte Gherardo del quale ne erano innamorate: Matilde, Grimilda e Gottalda.
Le cose si inasprirono quando il conte Gherardo, sconfitto in un torneo che si teneva nel mese di maggio in questo luoghi, si gettò dall'alto del macigno del Masso delle Fanciulle, affogando nel tonfo grande. Il fatto alimentò con più forza l'odio tra le tre sorelle che si accusavano a vicenda della disgrazia, forse evitabile. Nella diatriba dovette intervenire il padre relegando Matilde al castello di Berignone, Grimilda al castello di Montegemoli e Gottalda a quello di Sillano.
Affinché non scappassero, le tre principesse vennero segregate e sorvegliate ognuna da un cavaliere, ma con il passare degli anni, ironia della sorte, si innamorarono proprio dei loro carcerieri. Andarono in sposa rispettivamente ai cavalieri Ranieri, Cavalcante e Berengario.
È un luogo meraviglioso, isolato e rilassante che ricorda a tratti l'immaginario paesaggistico del west americano, selvaggio e diruto. Lo si raggiunge in auto parcheggiando sulle sponde del fiume Cecina, poiché la natura ci mette subito alla prova, affrontando un guado lungo una ventina di metri. I fondali sono bassi, ma appuntiti da ciottoli di varie dimensioni; a piedi è di facile attraversamento, ma in particolari periodi dell'anno questo tratto subisce una secca da permette anche un attraversamento con i mezzi motorizzati, parcheggiando oltre.
Per rimanere in sicurezza e per non essere in balia delle condizioni climatiche che potrebbero far innalzare il fiume in qualsiasi momento della giornata è preferibile abbandonare l'auto al primo parcheggio, per poi proseguire, dopo il guado, a piedi lungo un rettilineo sterrato non impegnativo che si insinua tra campi incolti e antichi lecci. Il tragitto impegna una ventina di minuti di camminata a senso unico, ma mano a mano che ci si affianca al fiume la sponda si fa più gentile lasciando spazio a delle vere e proprie spiagge acciottolate. Qui si è liberi di scegliere un punto quanto più confacente alle proprie necessità.
Di tanto in tanto è possibile notare dei tonfi d'acqua ed è vicino ad esse che spesso i residenti si accampano. I tonfi, in senso allegorico toscano, sono quei punti in cui il fiume raggiunge profondità estreme, cavità circolari insolite più scure dove non si tocca e dove l'acqua diventa più fredda, in balia di correnti. I tonfi sono meta di tuffi acrobatici a diverse altezze, sono divertenti per quello!
I tuffi sicuri che si vedono fare da altri bagnanti inducono all'emulazione, ma celano la cosiddetta paralisi del pre lancio, la paura di un salto nel vuoto che si prova soltanto quando si è sul punto di farlo. Un terrore che colpisce molti temerari più di quanto si pensi, perché si percepisce il rischio di non centrare il tonfo ingannati dalla visione di un letto molto basso tutto intorno, dove la gente tocca.
Bisogna fare molta attenzione e dotarsi di grande buonsenso, perché i soccorsi possono impiegare molto tempo prima di poter raggiungere l'entroterra della foresta di Berignone. Qui si è responsabili di se stessi.
Se si è in cerca di una meta più tranquilla è meglio proseguire lungo il gorile del Mulino di Berignone, un antico canale in muratura che corre elevato a un metro sul fiume. Il sentiero, senza accontentarsi delle prime zone balneabili, porta all'antico sbarramento, raggiungendo così le cosiddette cascatelle. La riva del fiume si fa sabbiosa, i ciottoli si diradano e il bosco di prossimità offre molte zone d'ombra dove stendere i propri asciugamani. Le cateratte artificiali che si innalzano perpendicolarmente per una altezza di due metri e mezzo dal letto del fiume sono molto caratteristiche: queste strutture servivano a convogliare una parte del flusso dell’acqua formando delle gore, ovvero dei bacini d'acqua molto ampi. Stare appollaiati sul bordo della cascatella è un must da non perdere.
Andando poco oltre gli sbarramenti e quindi risalendo il corso d'acqua, raggiungi il famoso Masso delle Fanciulle. Il Masso delle Fanciulle, così come la sua leggenda già ci ha accennato, è famoso proprio per i tuffi adrenalinici che si possono fare da altezze di dieci e quindici metri, scalando altissime pareti rocciose ofiolitiche di granito scuro.
Questi luoghi non sono incontaminati e non vi è alcuna economia di sfruttamento a riguardo. Sono all'uso di tutti, non vi è alcun controllo sulle persone nè sulle cose e per questo, a maggior ragione, è necessario non sporcare, riportando a casa tutto quello ciò che abbiamo con noi, e non farsi male. Sei in una riserva naturale ed è fondamentale avere rispetto della sua natura; questi corsi d'acqua assicurano la presenza di molte specie di anfibi, come l'ululone e la salamandrina dagli occhiali. C'è pure da divertirsi con il birdwatching: ospiti fissi il martin pescatore e il merlo acquaiolo.
L'accampamento è vietato, così come la possibilitò di fare dei fuochi improvvisati, se non in zone precisamente segnalate adibite allo scopo. Dormire qua è sconsigliato per tanti e ovvi motivi, tra cui il rischio di ricevere le visite sgradite dei lupi, animali sacri della Valdicecina, che vengono spesso all'imbrunire o di notte ad abbeverarsi nel Cecina. Nelle ore diurne assolate, vista l'assenza di bar e distributori automatici, conviene portare abbondante acqua; sei in mezzo al nulla dove persino la linea telefonica arriva a stenti e più si risale il fiume e più ci si allontana dalla civiltà.
Proseguendo oltre il Masso delle Fanciulle le acque si fanno fresche e ricche di pesci. L'animo torrentizio si acquieta e i fondali diventano sempre più verdi come il colore della vegetazione che cresce tutto intorno. I sentieri via terra da qui in poi sono difficili da intraprendere, ma chi riesce nell'intento ha il piacere di godersi il Masso degli Specchi. Proseguire non è necessario, ma per i più ostinati il percorso più breve e meno faticoso suggerito è quello controcorrente, passando direttamente dal fiume, sempre più profondo.
Il nome del Masso degli Specchi fa riferimento al fatto che in certi momenti della giornata il sole si riflette così bene nel fiume da generare baluginii accecanti sulle rocce granitiche circostanti, proprio come si comporterebbe una fonte di luce puntata contro uno specchio. Qui i tuffi possono essere fatti con maggiore sicurezza e data la sua lontananza dalle mete balneari precedenti, si candida come luogo sufficientemente appartato da consentire alle persone di poter fare un bagno lontano dagli sguardi indiscreti.
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Ottobre 11, 2024 00:17 local time