Un luogo ameno di grande spiritualità

Tra le colline di Guardistallo

A pochi chilometri dal mare e dalle pinete che abbracciano la costa della Val di Cecina si ripara un luogo di culto unico: è il monastero trappista di Valserena, centro religioso e meta ambita da tutto il mondo per i suoi meravigliosi ritiri spirituali. Senza dover immaginare templi eremitici sulle montare rocciose dell'Asia più sperduta, questa comunità cistercense si trova solitaria tra le colline di Guardistallo, circondata da un ampio bosco ha quanto basta per stare lontano da occhi indiscreti e dalle tentazioni del mondo.

Il monastero è nato alla fine degli anni Sessanta come affiliata della casa madre di Vitorchiano di Viterbo. Consacrata a Maria, Madre e figura della Chiesa, è gestito esclusivamente da suore. Dalla sua fondazione a oggi ci sono più di quaranta monache, un risultato eccellente per chi tanti anni fa aveva creduto in questa difficile missione cattolica. Le religiose sono per lo più italiane ma nella lista si annovera anche una francese, una libanese e un'angolana.

La vita monastica

Un voto di fedeltà a vita

Le sorelle che hanno deciso di vivere per sempre in monastero hanno fatto un voto di fedeltà assoluta: tutto è di Dio, anima e corpo. Un tempo ad entrare in monastero erano ragazze di quindici anni, oggi sono sempre più spesso donne mature, con un bagaglio di esperienze alle spalle e che fanno le loro scelte con grande consapevolezza.

Chi cerca questo stile di vita inizia un percorso atto a comprendere prima di tutto se stessi e le proprie intenzioni. Solitamente chi esasperato dal mondo attuale decide di estraniarsi e di ritirarsi per una manifestazione di ribellione sociale resiste veramente poco, non è così semplice. La pratica prevede sei mesi di postulato in monastero e in abiti civili. Poi, si passa al noviziato che dura due anni. Le nuove sorelle hanno l'abito bianco, trascorrono una vita in un ambiente più riservato rispetto alle altre monache e ricevono una formazione adeguata. Dopo due anni, se la comunità è d'accordo, e se la giovane è sempre convinta, si celebrano i voti ufficiali.

Secondo la regola di San Benedetto

Lavoro, preghiera e lettura

Le monache seguono le regola di San Benedetto secondo la spiritualità di Citeaux: ovvero vita semplice e di sorellanza fatta di lavoro, preghiera e lettura. Il sostentamento arriva dalle attività nei campi e dalla vendita dei prodotti finiti. Dal bosco raccolgono le legna. Poi, ci sono le viti, il frutteto, l'orto e il grano. In autunno dalla grande oliveta viene prodotto l'olio extra vergine. Alla terra affiancano l'attività del laboratorio artigianale: confezionano profumi (alla lavanda, colonia, sandalo) e creme naturali (castagna per i piedi stanchi, malva per le mani, all'olio d'oliva per la pelle).

Sebbene la loro clausura preveda l'abolizione dei contatti con l'esterno e di conseguenza il divieto sull'uso di alcuni strumenti come cellulare e computer, una deroga è stata fatta per il web, ma solo per vendere i propri prodotti. Si sono ritirate ma non sono rimaste al medioevo; infatti le suore di Valserena hanno un sito web e persino un ecommerce al quale si affidano per guadagnare il necessario per mandare avanti la loro missione di clausura. Per il resto non ne fanno uso, se non per documentarsi sulle notizie più importanti del mondo, farne pretesto per uno scambio di pareri e pregare affiché vada tutto per il meglio.

Chiuse al mondo esterno

Aperte alle visite temporanee

Ogni monaca ha un compito preciso in questo sistema monastico: ognuna è un anello della catena; ognuna ha il suo ruolo, il suo lavoro e c'è persino l'infermiera che bada alle sorelle più anziane e si occupa delle cure. Tutte allo stesso modo sono comunque vincolate a preghiere sia in solitudine che in compagnia per sette volte al giorno, a canti di odi al Signore, alle mansioni e al pranzo e cena in silenzio. Non mangiano carne e sono vegetariane ed è un obbligo anche per i visitatori temporanei.

Si, è vero che le sorelle sono chiuse al mondo esterno, ma se il mondo esterno fa visita a loro la regola non si infrange: accolgono sempre con piacere chi decide di fare un giorno di meditazione, per pregare e riprendere la propria dimensione di se. Il ritiro mistico è una esperienza da fare almeno una volta nella vita. All’improvviso il mondo si ferma, sembra di entrare in un ambiente che non si comprende, decisamente stravagante, ma fare una pausa porta nel bene e nel male a rivedere la propria vita. Come è stata vissuta, quali eventi l’hanno contraddistinta, guardando in faccia il nostro modo di essere.

Un monastero moderno

Architettura minimalista

Qui il silenzio si contrae fino a spaccare il tempo e il ritmo quotidiano è regolato esclusivamente dalla luce; il letto si fa attendere appena cala il sole, quando oltre al buio deve sopraggiungere anche la quiete più assoluta come nella notte alla fine di tutti i tempi.

Il convento e la sua chiesa adiacente sono stati progettati dagli architetti Remo e Carla Baroni. Per la chiesa sono state riprese alcune soluzioni, come la parte posteriore e il campanile, già impiegate nella coeva ristrutturazione della chiesa dei Santi Pietro e Leopoldo a Saline di Volterra. La chiesa è minimalista della scuola michelucciana e si innalza nella campagna di viti e olivi come una grande vela di verde rame. Al suo interno si trova un grande coro dominato dall'alto da una Modonna accogliente e sulla sinistra dell'ingresso il tabernacolo sferico sostenuto dal gioco di luci che entra dalle vetrate. Da notare la mensa dell'altare che è sorretta da un grosso capitello con foglie e fiori stilizzati, proveniente dalla diruta Badia Camaldolese di Volterra.

Un luogo ameno di grande spiritualità

Tra le colline di Guardistallo

A pochi chilometri dal mare e dalle pinete che abbracciano la costa della Val di Cecina si ripara un luogo di culto unico: è il monastero trappista di Valserena, centro religioso e meta ambita da tutto il mondo per i suoi meravigliosi ritiri spirituali. Senza dover immaginare templi eremitici sulle montare rocciose dell'Asia più sperduta, questa comunità cistercense si trova solitaria tra le colline di Guardistallo, circondata da un ampio bosco ha quanto basta per stare lontano da occhi indiscreti e dalle tentazioni del mondo.

Il monastero è nato alla fine degli anni Sessanta come affiliata della casa madre di Vitorchiano di Viterbo. Consacrata a Maria, Madre e figura della Chiesa, è gestito esclusivamente da suore. Dalla sua fondazione a oggi ci sono più di quaranta monache, un risultato eccellente per chi tanti anni fa aveva creduto in questa difficile missione cattolica. Le religiose sono per lo più italiane ma nella lista si annovera anche una francese, una libanese e un'angolana.

La vita monastica

Un voto di fedeltà a vita

Le sorelle che hanno deciso di vivere per sempre in monastero hanno fatto un voto di fedeltà assoluta: tutto è di Dio, anima e corpo. Un tempo ad entrare in monastero erano ragazze di quindici anni, oggi sono sempre più spesso donne mature, con un bagaglio di esperienze alle spalle e che fanno le loro scelte con grande consapevolezza.

Chi cerca questo stile di vita inizia un percorso atto a comprendere prima di tutto se stessi e le proprie intenzioni. Solitamente chi esasperato dal mondo attuale decide di estraniarsi e di ritirarsi per una manifestazione di ribellione sociale resiste veramente poco, non è così semplice. La pratica prevede sei mesi di postulato in monastero e in abiti civili. Poi, si passa al noviziato che dura due anni. Le nuove sorelle hanno l'abito bianco, trascorrono una vita in un ambiente più riservato rispetto alle altre monache e ricevono una formazione adeguata. Dopo due anni, se la comunità è d'accordo, e se la giovane è sempre convinta, si celebrano i voti ufficiali.

Secondo la regola di San Benedetto

Lavoro, preghiera e lettura

Le monache seguono le regola di San Benedetto secondo la spiritualità di Citeaux: ovvero vita semplice e di sorellanza fatta di lavoro, preghiera e lettura. Il sostentamento arriva dalle attività nei campi e dalla vendita dei prodotti finiti. Dal bosco raccolgono le legna. Poi, ci sono le viti, il frutteto, l'orto e il grano. In autunno dalla grande oliveta viene prodotto l'olio extra vergine. Alla terra affiancano l'attività del laboratorio artigianale: confezionano profumi (alla lavanda, colonia, sandalo) e creme naturali (castagna per i piedi stanchi, malva per le mani, all'olio d'oliva per la pelle).

Sebbene la loro clausura preveda l'abolizione dei contatti con l'esterno e di conseguenza il divieto sull'uso di alcuni strumenti come cellulare e computer, una deroga è stata fatta per il web, ma solo per vendere i propri prodotti. Si sono ritirate ma non sono rimaste al medioevo; infatti le suore di Valserena hanno un sito web e persino un ecommerce al quale si affidano per guadagnare il necessario per mandare avanti la loro missione di clausura. Per il resto non ne fanno uso, se non per documentarsi sulle notizie più importanti del mondo, farne pretesto per uno scambio di pareri e pregare affiché vada tutto per il meglio.

Chiuse al mondo esterno

Aperte alle visite temporanee

Ogni monaca ha un compito preciso in questo sistema monastico: ognuna è un anello della catena; ognuna ha il suo ruolo, il suo lavoro e c'è persino l'infermiera che bada alle sorelle più anziane e si occupa delle cure. Tutte allo stesso modo sono comunque vincolate a preghiere sia in solitudine che in compagnia per sette volte al giorno, a canti di odi al Signore, alle mansioni e al pranzo e cena in silenzio. Non mangiano carne e sono vegetariane ed è un obbligo anche per i visitatori temporanei.

Si, è vero che le sorelle sono chiuse al mondo esterno, ma se il mondo esterno fa visita a loro la regola non si infrange: accolgono sempre con piacere chi decide di fare un giorno di meditazione, per pregare e riprendere la propria dimensione di se. Il ritiro mistico è una esperienza da fare almeno una volta nella vita. All’improvviso il mondo si ferma, sembra di entrare in un ambiente che non si comprende, decisamente stravagante, ma fare una pausa porta nel bene e nel male a rivedere la propria vita. Come è stata vissuta, quali eventi l’hanno contraddistinta, guardando in faccia il nostro modo di essere.

Un monastero moderno

Architettura minimalista

Qui il silenzio si contrae fino a spaccare il tempo e il ritmo quotidiano è regolato esclusivamente dalla luce; il letto si fa attendere appena cala il sole, quando oltre al buio deve sopraggiungere anche la quiete più assoluta come nella notte alla fine di tutti i tempi.

Il convento e la sua chiesa adiacente sono stati progettati dagli architetti Remo e Carla Baroni. Per la chiesa sono state riprese alcune soluzioni, come la parte posteriore e il campanile, già impiegate nella coeva ristrutturazione della chiesa dei Santi Pietro e Leopoldo a Saline di Volterra. La chiesa è minimalista della scuola michelucciana e si innalza nella campagna di viti e olivi come una grande vela di verde rame. Al suo interno si trova un grande coro dominato dall'alto da una Modonna accogliente e sulla sinistra dell'ingresso il tabernacolo sferico sostenuto dal gioco di luci che entra dalle vetrate. Da notare la mensa dell'altare che è sorretta da un grosso capitello con foglie e fiori stilizzati, proveniente dalla diruta Badia Camaldolese di Volterra.