Gello si trova su una altura del Comune di Montecatini e difficilmente lo si raggiunge per sbaglio. Si tratta oggi di un agglomerato di case, abitato si dai tempi molto antichi, persino etruschi.
Il nome di questo borgo è molto comune nell'odonomastica toscana, poiché deriva dalla dizione latina Agylla che in altri termini stava a significare una fortificazione. E di fatti, nel periodo medievale, non poteva che esserci un avamposto; la sua posizione, dalla quale oggi puoi vedere un panorama meraviglioso a centottanta gradi fino al mare, un tempo era utile per la difesa del territorio.
Nel Trecento Gello, come buona parte della Val di Cecina, venne assoggettata dai pisani, e nonostante i gellesi avessero tentato più di una volta di opporsi, dovettero aspettare un secolo per ritornare sotto la guida di Volterra con il sostegno dei fiorentini. Durante la cosiddetta Guerra dei Pazzi però Gello come Querceto e Montescudaio venne devastato e distrutto, perdendo la nomina di Comune indipendente.
Divenuto così un piccolo villaggio di contadini e braccianti passò di mano in mano a diverse famiglie nobili; furono proprietà dei Conti della Gherardesca, così come degli Incontri di Volterra e infine dei Rochefort.
Nel Seicento, nonostante le numerose famiglie qui insediate che lascerebbero credere il contrario, le aspettative di vita a Gello erano molto basse; non si superavano i quarant'anni e talvolta erano i ragazzi a morire. I braccianti sfruttati al massimo mandavano avanti uno stile di vita davvero miserevole, talvolta inimmaginabile. Poi arrivò anche il colpo di grazia; con l'invasione delle cavallette e il colera che ridussero gli abitanti al minimo.
Dovettero passare due secoli prima di rivedere una ripresa e un periodo di crescita demografica. Il fenomeno era dovuto per lo più alla fortuna della Miniera di Caporciano che dette lavoro a moltissime persone del territorio. Miniera e Gello sono legati fra loro da un filo misterioso: curiosa la scelta di Schneider, primo direttore socialista dell'azienda mineraria, che decise di donare ai gellesi la sua intera eredità. Anche la madre volle essere seppellita nel cimitero di Gello, ma niente lascia intendere il motivo di questo attaccamento al paese.
Fallita la Miniera di Caporciano e i nefasti della prima e della seconda guerra mondiale portarono di nuovo questo borgo all'estrema decadenza, costringendo i Rochefort alla vendita. Rilevarono le proprietà la famiglia Drugman a sola eccezione dei terreni di competenza della Curia di Volterra. I nuovi detentori di Gello continuarono a perseguire una attività esclusivamente agricola che tornò ad essere di comodo per i numerosi sfollati della guerra, i quali presi alla disperazione si erano accontentati di soggiornare persino ai ripari naturali della vicina Fonte di Cucule.
A Gello puoi ammirare anche la chiesa di San Lorenzo Martire. Si tratta di una piccola chiesa ad impianto romanico che svolge la funzione di parrocchia molto particolare per via della vastità del suo distretto territoriale di competenza. Da essa dipendevano almeno quattro cappelle succursali, di cui solo una di queste risulta ancora oggi esistente.
> Scopri, Chiesa San Lorenzo Martire
Eretta a Gello la cappella in questione è quella di Santa Lucia, voluta da alcuni frati agostiniani; quegli stessi frati che poi nel Duecento si mossero in cammino per fondare il loro convento a Volterra, di cui possiamo ammirare la grande Chiesa di Sant'Agostino nonché Museo Diocesano d'Arte Sacra. Della Cappella, restaurata dalla famiglia Espinassi, possiamo vedere tre altari dedicati a San Jacopo, alla Madonna delle Grazie e a Santa Lucia.
> Scopri, Cappella di Santa Lucia
Gello si trova su una altura del Comune di Montecatini e difficilmente lo si raggiunge per sbaglio. Si tratta oggi di un agglomerato di case, abitato si dai tempi molto antichi, persino etruschi.
Il nome di questo borgo è molto comune nell'odonomastica toscana, poiché deriva dalla dizione latina Agylla che in altri termini stava a significare una fortificazione. E di fatti, nel periodo medievale, non poteva che esserci un avamposto; la sua posizione, dalla quale oggi puoi vedere un panorama meraviglioso a centottanta gradi fino al mare, un tempo era utile per la difesa del territorio.
Nel Trecento Gello, come buona parte della Val di Cecina, venne assoggettata dai pisani, e nonostante i gellesi avessero tentato più di una volta di opporsi, dovettero aspettare un secolo per ritornare sotto la guida di Volterra con il sostegno dei fiorentini. Durante la cosiddetta Guerra dei Pazzi però Gello come Querceto e Montescudaio venne devastato e distrutto, perdendo la nomina di Comune indipendente.
Divenuto così un piccolo villaggio di contadini e braccianti passò di mano in mano a diverse famiglie nobili; furono proprietà dei Conti della Gherardesca, così come degli Incontri di Volterra e infine dei Rochefort.
Nel Seicento, nonostante le numerose famiglie qui insediate che lascerebbero credere il contrario, le aspettative di vita a Gello erano molto basse; non si superavano i quarant'anni e talvolta erano i ragazzi a morire. I braccianti sfruttati al massimo mandavano avanti uno stile di vita davvero miserevole, talvolta inimmaginabile. Poi arrivò anche il colpo di grazia; con l'invasione delle cavallette e il colera che ridussero gli abitanti al minimo.
Dovettero passare due secoli prima di rivedere una ripresa e un periodo di crescita demografica. Il fenomeno era dovuto per lo più alla fortuna della Miniera di Caporciano che dette lavoro a moltissime persone del territorio. Miniera e Gello sono legati fra loro da un filo misterioso: curiosa la scelta di Schneider, primo direttore socialista dell'azienda mineraria, che decise di donare ai gellesi la sua intera eredità. Anche la madre volle essere seppellita nel cimitero di Gello, ma niente lascia intendere il motivo di questo attaccamento al paese.
Fallita la Miniera di Caporciano e i nefasti della prima e della seconda guerra mondiale portarono di nuovo questo borgo all'estrema decadenza, costringendo i Rochefort alla vendita. Rilevarono le proprietà la famiglia Drugman a sola eccezione dei terreni di competenza della Curia di Volterra. I nuovi detentori di Gello continuarono a perseguire una attività esclusivamente agricola che tornò ad essere di comodo per i numerosi sfollati della guerra, i quali presi alla disperazione si erano accontentati di soggiornare persino ai ripari naturali della vicina Fonte di Cucule.
A Gello puoi ammirare anche la chiesa di San Lorenzo Martire. Si tratta di una piccola chiesa ad impianto romanico che svolge la funzione di parrocchia molto particolare per via della vastità del suo distretto territoriale di competenza. Da essa dipendevano almeno quattro cappelle succursali, di cui solo una di queste risulta ancora oggi esistente.
> Scopri, Chiesa San Lorenzo Martire
Eretta a Gello la cappella in questione è quella di Santa Lucia, voluta da alcuni frati agostiniani; quegli stessi frati che poi nel Duecento si mossero in cammino per fondare il loro convento a Volterra, di cui possiamo ammirare la grande Chiesa di Sant'Agostino nonché Museo Diocesano d'Arte Sacra. Della Cappella, restaurata dalla famiglia Espinassi, possiamo vedere tre altari dedicati a San Jacopo, alla Madonna delle Grazie e a Santa Lucia.
> Scopri, Cappella di Santa Lucia
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Marzo 20, 2025 12:00 local time