Giungendo in Piazza del Plebiscito, centro di Guardistallo, si potrebbe quasi scommettere che il Palazzo Comunale sia quell'edificio con torre civica che si staglia imponente nel cielo. E invece no. Il Palazzo Comunale si trova in Via Palestro, perennemente in ombra tranne che per l'ora di punta. Lo si riconosce dalle bandiere di fratellanza che pendono dai piani alti dell'edificio, altrimenti anonimo e simile agli altri palazzi che si affacciano su questa strada.
La facciata del Palazzo Comunale si mostra con una insegna ferrigna con lo stemma del Comune di Guardistallo. A fianco tre targhe massicce che raccontano il sentimento patriottico di un paese legato tragicamente alla Prima e Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui le sofferenze furono tante. La prima è a perenne memoria dei concittadini vittime dell'eccidio tedesco perpetrato in paese nel 29 giugno 1944, la seconda dedicata al soldato ignoto della Grande Guerra, la terza ricorda le vittime partigiane non residenti di Guardistallo cadute per l'ideale di libertà.
Questo monumento si illumina per la vita, così scrive un'altra targa affissa qui dall'Amnesty International, un'organizzazione nata per la salvaguardia dei diritti umani. Si illumina per due notti consecutive per tutte le volte che un governo decide di abolire la pena di morte, oppure una pena capitale viene trasformata in pena detentiva. La stessa cosa avviene per altri comuni della Val di Cecina.
Con queste targhe, commemorazioni e stemmi, di sicuro di fronte al Palazzo Comunale viene voglia di conoscere la storia del paese.
Guardistallo, dalle forme tipiche di fine Ottocento, fu un castello di origine longobardo. Dall'anno Mille passò alla signoria dei Conti della Gherardesca, poi donato al Vescovo di Volterra. La Chiesa ne fece tesoro per molti secoli a venire fino a quando venne sottratto a favore della repubblica pisana; un dominio non del tutto facile, poiché i guardistallini non si esimevano dall'alimentare ribellioni. Cambiò giurisdizione soltanto all'inizio del Quattrocentro, conquistato dai fiorentini, ma anche in questo caso i residenti furono restii dall'accettare questa subordinazione.
Nel Settecento fu costituito in feudo da Francesco II e assegnato con il titolo di marchesato alla famiglia Ginori, per poi divenire comune indipendente attraverso le leggi leopoldine.
La struttura del centro storico era di impronta medievale, ma il terremoto di metà Ottocento che imperversò in tutta la Val di Cecina, la rase al suolo. Non tutti sanno che fu ricostruita completamente guardando il mare.
Con un territorio coperto in gran parte da boschi e da pascoli l’economia locale, ora come allora, è legata all'agricoltura. Questi caratteri rurali si sono mantenuti fino ad oggi, ma ha visto uno spopolamento alla metà del secolo scorso con una emigrazione di massa verso il mare su Cecina, Piombino e Rosignano. Le produzioni attuali principali sono legate alla viticoltura e all'olivicoltura come per molti comuni vicini; negli ultimi anni c'è stata una forte spinta anche dal punto di vista turistico, sfruttando le bellezze naturali che circondano il paese.
Giungendo in Piazza del Plebiscito, centro di Guardistallo, si potrebbe quasi scommettere che il Palazzo Comunale sia quell'edificio con torre civica che si staglia imponente nel cielo. E invece no. Il Palazzo Comunale si trova in Via Palestro, perennemente in ombra tranne che per l'ora di punta. Lo si riconosce dalle bandiere di fratellanza che pendono dai piani alti dell'edificio, altrimenti anonimo e simile agli altri palazzi che si affacciano su questa strada.
La facciata del Palazzo Comunale si mostra con una insegna ferrigna con lo stemma del Comune di Guardistallo. A fianco tre targhe massicce che raccontano il sentimento patriottico di un paese legato tragicamente alla Prima e Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui le sofferenze furono tante. La prima è a perenne memoria dei concittadini vittime dell'eccidio tedesco perpetrato in paese nel 29 giugno 1944, la seconda dedicata al soldato ignoto della Grande Guerra, la terza ricorda le vittime partigiane non residenti di Guardistallo cadute per l'ideale di libertà.
Questo monumento si illumina per la vita, così scrive un'altra targa affissa qui dall'Amnesty International, un'organizzazione nata per la salvaguardia dei diritti umani. Si illumina per due notti consecutive per tutte le volte che un governo decide di abolire la pena di morte, oppure una pena capitale viene trasformata in pena detentiva. La stessa cosa avviene per altri comuni della Val di Cecina.
Con queste targhe, commemorazioni e stemmi, di sicuro di fronte al Palazzo Comunale viene voglia di conoscere la storia del paese.
Guardistallo, dalle forme tipiche di fine Ottocento, fu un castello di origine longobardo. Dall'anno Mille passò alla signoria dei Conti della Gherardesca, poi donato al Vescovo di Volterra. La Chiesa ne fece tesoro per molti secoli a venire fino a quando venne sottratto a favore della repubblica pisana; un dominio non del tutto facile, poiché i guardistallini non si esimevano dall'alimentare ribellioni. Cambiò giurisdizione soltanto all'inizio del Quattrocentro, conquistato dai fiorentini, ma anche in questo caso i residenti furono restii dall'accettare questa subordinazione.
Nel Settecento fu costituito in feudo da Francesco II e assegnato con il titolo di marchesato alla famiglia Ginori, per poi divenire comune indipendente attraverso le leggi leopoldine.
La struttura del centro storico era di impronta medievale, ma il terremoto di metà Ottocento che imperversò in tutta la Val di Cecina, la rase al suolo. Non tutti sanno che fu ricostruita completamente guardando il mare.
Con un territorio coperto in gran parte da boschi e da pascoli l’economia locale, ora come allora, è legata all'agricoltura. Questi caratteri rurali si sono mantenuti fino ad oggi, ma ha visto uno spopolamento alla metà del secolo scorso con una emigrazione di massa verso il mare su Cecina, Piombino e Rosignano. Le produzioni attuali principali sono legate alla viticoltura e all'olivicoltura come per molti comuni vicini; negli ultimi anni c'è stata una forte spinta anche dal punto di vista turistico, sfruttando le bellezze naturali che circondano il paese.