Fino a un secolo fa l’area intorno al moderno paese di Larderello era ampiamente interessata da manifestazioni naturali: fumarole, lagoni, geyser, da cui, fin dal medioevo, si ricavano prodotti naturali quali zolfo, vetriolo e boro.
Oggi un museo permette di capire questa realtà, molto singolare sia nel panorama italiano che mondiale, e soprattutto aiuta a conoscere l'industria che si è sviluppata e arricchita grazie a tali fenomeni naturali. Negli anni Cinquanta l'Italia, con la Larderello S.p.A., era il solo Paese al mondo che riusciva a sfruttare la geotermia per produrre energia elettrica con una potenza installata di 260 Mw.
Il viaggio parte da Piazza Leopolda, quella che era ed è il centro della fabbrica; uno spazio di raccolta dove uffici, abitazioni e chiesa si affacciano sulle colonne con i busti del fondatore Francesco De Larderel e di sua moglie Paolina e del Granduca Leopoldo II° che, proseguendo la politica dei suoi predecessori, tesa alla valorizzazione dei prodotti naturali della Toscana, considerò sempre con benevolenza l'industria Boracifera.
I soffioni boraciferi sono manifestazioni naturali del vapore endogeno che scaturisce dalla terra di una vasta zona compresa tra la Val di Cecina e la Val di Cornia. Il rumore assordante provocato dalla sua fuoriuscita dal terreno, lo sgradevole odore di zolfo e la ribollente fanghiglia che l'accompagnava, sono solo un ricordo; il sotto suolo è perforato, anche a grandi profondità ed il vapore intercettato è incanalato in tubazioni che arrivano direttamente alle centrali prima per l'estrazione dell'acido borico poi per la produzione di energia elettrica.
Il museo, fondato alla fine degli anni Cinquanta, parla di tutto ciò. All'interno delle sue strutture è possibile ricostruire in toto la storia dell'energia geotermica in tutti i suoi aspetti, dalla ricerca, alla perforazione, ai diversi sistemi di utilizzazione del fluido geotermico per produzione di energia elettrica, termica e meccanica. I visitatori possono osservare la fuoriuscita di un soffione per uso geotermoelettrico e ammirare modellini e attrezzature originali che ripercorrono l'intera storia dello sfruttamento dell’energia geotermica. Qui dentro è racchiusa l'anima di Lardello, grande paese industriale emblema di un progresso all'avanguardia tutto ottocentesco.
Prelevare acido borico con l'uso del vapore. La teoria venne messa a punto dall'anatomico e naturalista Paolo Mascagni, grazie al quale iniziò lo sfruttamento della geotermia, che ha dato luogo a profondi cambiamenti e ad un considerevole sviluppo della zona. Lo scienziato elaborò un suo metodo per estrarre acido borico dai lagoni della Valdicecina sfruttando il calore del vapore, perfezionato poi negli anni successivi da Giuseppe Guerrazzi, brillante figura d'intellettuale e scienziato considerato il maggior esponente dell'industria borica dell'età pionieristica.
Seguitò così anche lo sfruttamento dei lagoni di Montecerboli per opera di una ditta formata da ricchi commercianti francesi, della quale facevano parte anche Larderel e Lamotte. Jacques Francois Larderel era un modesto commerciante, emigrato a Livorno in cerca di fortuna, e nessuno avrebbe nemmeno potuto immaginare la sua incredibile ascesa sociale ed economica, né tanto meno che avrebbe scritto un capitolo straordinario nella storia della Valle del Diavolo. In pochi anni divenne uno degli uomini più ricchi e famosi del suo tempo; nominato persino Conte di Montecerboli e Gran Ciambellano.
Larderel applicò una serie di misure innovative realizzando primo fra tutti i lagoni coperti, piccole cupole in muratura costruite sopra i crepacci, dove il fluido endogeno convogliato consentiva la concentrazione dell'acqua in una soluzione residua ricca d'acido borico. A metà Ottocento la quantità d'acido borico prodotto era ormai tale da saturare il mercato europeo, ma il vapore scaturito spontaneamente non era più sufficiente alla richiesta di un'industria in continuo sviluppo, per questo fu necessario ricercare altre masse di fluido, dando inizio alle perforazioni per intercettare ed incanalare i soffioni. Ben presto nacquero numerose fabbriche, la più importante dette forma ad un nuovo villaggio al quale il Granduca Leopoldo II gli attribuì il nome di Larderello.
Oltre ad essere un imprenditore illuminato, Larderel si caratterizzò anche per una particolare attenzione verso il sociale, facendo costruire accanto alla fabbrica fonti, lavatoi, abitazioni per gli operai ed altre comodità, compreso un piccolo appezzamento di terra per fare l'orto.
L'Italia all'avanguardia dettava nuove metodologie sul lavoro. I dipendenti della Larderello S.p.A. ricevevano assistenza medica direttamente dalla fabbrica, ai loro figli era garantita l'istruzione e la possibilità di prendere il posto del padre quando fosse stato il momento, la farmacia ed i medici erano a disposizione di quanti ne avessero bisogno. In caso di morte del fabbricante, la vedova era presa a lavorare in una Pia Istituzione di beneficenza che produceva tessuti. Godevano di grandi momenti di svago, con frequenti eventi culturali e spettacoli musicali e teatrali organizzati appositamente per il loro quieto vivere.
L'Imperatore Napoleone III all'esposizione universale delle arti e delle scienze organizzata a Parigi, premiò con la medaglia d'oro la Larderello come industria che unisce la prosperità al buon trattamento e al non sfruttamento degli operai.
Una concezione di lavoro alquanto aliena in quel periodo; all'epoca in Inghilterra si lottava ancora per ridurre a dieci ore il lavoro giornaliero dei minori.
Agli inizi del Novecento il principe Ginori Conti, genero del De Larderel, che diventò un personaggio di rilievo nazionale, fece il primo esperimento al mondo di produzione d'energia elettrica con il vapore fuoriuscito dal foro di Piazza Sant'Anna, riuscendo ad accendere cinque lampadine. Dopodiché elettrificò tutti gli impianti industriali e la maggior parte degli insediamenti civili di Larderello.
Al principe Ginori, uomo geniale ed autoritario, va senz'altro ascritto il merito principale dello straordinario sviluppo raggiunto dalla geotermia. Deputato della circoscrizione per diverse legislature, nominato senatore del regno al termine della prima guerra mondiale, seppe spendersi efficacemente a favore degli interessi della zona, ma i suoi indubbi meriti sono stati offuscati dall'aperta connivenza con il fascismo; fondatore di uno dei primi fasci della provincia di Pisa, negli anni Venti fu il mandante delle squadracce che dispensarono legnate e olio di ricino agli operai lardarellini sospetti di simpatie socialiste. Grande amico di Mussolini.
La seconda guerra mondiale distrusse quasi completamente le fabbriche, ma furono poi celermente ricostruite soprattutto grazie al sacrificio delle maestranze, che avevano smontato e nascosto buona parte dei macchinari. Fra coloro che hanno fatto la storia della Larderello nel dopoguerra spicca Luigi Calvani, primo presidente del Consiglio di gestione che getterà le basi per lo sviluppo della società e per la sua nazionalizzazione; figura carismatica d'uomo e di pubblico amministratore, nonché Sindaco di Pomarance.
Negli anni Cinquanta fu eletto presidente l'Onorevole Aldo Fascetti, che divenne protagonista di un grande sviluppo degli stabilimenti e di altre numerose opere, tra le quali cinquecento appartamenti, nuove zone residenziali a Larderello, Castelnuovo, Serrazzano, Sasso, Monterotondo, Lago e Lagoni Rossi, i circoli ACLI di Castelnuovo, Montecerboli, cinque centrali elettriche e nuove produzioni chimiche. Questa enorme massa di opere portò lavoro a centinaia di persone, che furono assunte alla Larderello o nell'indotto. Oggi l'azienda è proprietà di Enel.
Fino a un secolo fa l’area intorno al moderno paese di Larderello era ampiamente interessata da manifestazioni naturali: fumarole, lagoni, geyser, da cui, fin dal medioevo, si ricavano prodotti naturali quali zolfo, vetriolo e boro.
Oggi un museo permette di capire questa realtà, molto singolare sia nel panorama italiano che mondiale, e soprattutto aiuta a conoscere l'industria che si è sviluppata e arricchita grazie a tali fenomeni naturali. Negli anni Cinquanta l'Italia, con la Larderello S.p.A., era il solo Paese al mondo che riusciva a sfruttare la geotermia per produrre energia elettrica con una potenza installata di 260 Mw.
Il viaggio parte da Piazza Leopolda, quella che era ed è il centro della fabbrica; uno spazio di raccolta dove uffici, abitazioni e chiesa si affacciano sulle colonne con i busti del fondatore Francesco De Larderel e di sua moglie Paolina e del Granduca Leopoldo II° che, proseguendo la politica dei suoi predecessori, tesa alla valorizzazione dei prodotti naturali della Toscana, considerò sempre con benevolenza l'industria Boracifera.
I soffioni boraciferi sono manifestazioni naturali del vapore endogeno che scaturisce dalla terra di una vasta zona compresa tra la Val di Cecina e la Val di Cornia. Il rumore assordante provocato dalla sua fuoriuscita dal terreno, lo sgradevole odore di zolfo e la ribollente fanghiglia che l'accompagnava, sono solo un ricordo; il sotto suolo è perforato, anche a grandi profondità ed il vapore intercettato è incanalato in tubazioni che arrivano direttamente alle centrali prima per l'estrazione dell'acido borico poi per la produzione di energia elettrica.
Il museo, fondato alla fine degli anni Cinquanta, parla di tutto ciò. All'interno delle sue strutture è possibile ricostruire in toto la storia dell'energia geotermica in tutti i suoi aspetti, dalla ricerca, alla perforazione, ai diversi sistemi di utilizzazione del fluido geotermico per produzione di energia elettrica, termica e meccanica. I visitatori possono osservare la fuoriuscita di un soffione per uso geotermoelettrico e ammirare modellini e attrezzature originali che ripercorrono l'intera storia dello sfruttamento dell’energia geotermica. Qui dentro è racchiusa l'anima di Lardello, grande paese industriale emblema di un progresso all'avanguardia tutto ottocentesco.
Prelevare acido borico con l'uso del vapore. La teoria venne messa a punto dall'anatomico e naturalista Paolo Mascagni, grazie al quale iniziò lo sfruttamento della geotermia, che ha dato luogo a profondi cambiamenti e ad un considerevole sviluppo della zona. Lo scienziato elaborò un suo metodo per estrarre acido borico dai lagoni della Valdicecina sfruttando il calore del vapore, perfezionato poi negli anni successivi da Giuseppe Guerrazzi, brillante figura d'intellettuale e scienziato considerato il maggior esponente dell'industria borica dell'età pionieristica.
Seguitò così anche lo sfruttamento dei lagoni di Montecerboli per opera di una ditta formata da ricchi commercianti francesi, della quale facevano parte anche Larderel e Lamotte. Jacques Francois Larderel era un modesto commerciante, emigrato a Livorno in cerca di fortuna, e nessuno avrebbe nemmeno potuto immaginare la sua incredibile ascesa sociale ed economica, né tanto meno che avrebbe scritto un capitolo straordinario nella storia della Valle del Diavolo. In pochi anni divenne uno degli uomini più ricchi e famosi del suo tempo; nominato persino Conte di Montecerboli e Gran Ciambellano.
Larderel applicò una serie di misure innovative realizzando primo fra tutti i lagoni coperti, piccole cupole in muratura costruite sopra i crepacci, dove il fluido endogeno convogliato consentiva la concentrazione dell'acqua in una soluzione residua ricca d'acido borico. A metà Ottocento la quantità d'acido borico prodotto era ormai tale da saturare il mercato europeo, ma il vapore scaturito spontaneamente non era più sufficiente alla richiesta di un'industria in continuo sviluppo, per questo fu necessario ricercare altre masse di fluido, dando inizio alle perforazioni per intercettare ed incanalare i soffioni. Ben presto nacquero numerose fabbriche, la più importante dette forma ad un nuovo villaggio al quale il Granduca Leopoldo II gli attribuì il nome di Larderello.
Oltre ad essere un imprenditore illuminato, Larderel si caratterizzò anche per una particolare attenzione verso il sociale, facendo costruire accanto alla fabbrica fonti, lavatoi, abitazioni per gli operai ed altre comodità, compreso un piccolo appezzamento di terra per fare l'orto.
L'Italia all'avanguardia dettava nuove metodologie sul lavoro. I dipendenti della Larderello S.p.A. ricevevano assistenza medica direttamente dalla fabbrica, ai loro figli era garantita l'istruzione e la possibilità di prendere il posto del padre quando fosse stato il momento, la farmacia ed i medici erano a disposizione di quanti ne avessero bisogno. In caso di morte del fabbricante, la vedova era presa a lavorare in una Pia Istituzione di beneficenza che produceva tessuti. Godevano di grandi momenti di svago, con frequenti eventi culturali e spettacoli musicali e teatrali organizzati appositamente per il loro quieto vivere.
L'Imperatore Napoleone III all'esposizione universale delle arti e delle scienze organizzata a Parigi, premiò con la medaglia d'oro la Larderello come industria che unisce la prosperità al buon trattamento e al non sfruttamento degli operai.
Una concezione di lavoro alquanto aliena in quel periodo; all'epoca in Inghilterra si lottava ancora per ridurre a dieci ore il lavoro giornaliero dei minori.
Agli inizi del Novecento il principe Ginori Conti, genero del De Larderel, che diventò un personaggio di rilievo nazionale, fece il primo esperimento al mondo di produzione d'energia elettrica con il vapore fuoriuscito dal foro di Piazza Sant'Anna, riuscendo ad accendere cinque lampadine. Dopodiché elettrificò tutti gli impianti industriali e la maggior parte degli insediamenti civili di Larderello.
Al principe Ginori, uomo geniale ed autoritario, va senz'altro ascritto il merito principale dello straordinario sviluppo raggiunto dalla geotermia. Deputato della circoscrizione per diverse legislature, nominato senatore del regno al termine della prima guerra mondiale, seppe spendersi efficacemente a favore degli interessi della zona, ma i suoi indubbi meriti sono stati offuscati dall'aperta connivenza con il fascismo; fondatore di uno dei primi fasci della provincia di Pisa, negli anni Venti fu il mandante delle squadracce che dispensarono legnate e olio di ricino agli operai lardarellini sospetti di simpatie socialiste. Grande amico di Mussolini.
La seconda guerra mondiale distrusse quasi completamente le fabbriche, ma furono poi celermente ricostruite soprattutto grazie al sacrificio delle maestranze, che avevano smontato e nascosto buona parte dei macchinari. Fra coloro che hanno fatto la storia della Larderello nel dopoguerra spicca Luigi Calvani, primo presidente del Consiglio di gestione che getterà le basi per lo sviluppo della società e per la sua nazionalizzazione; figura carismatica d'uomo e di pubblico amministratore, nonché Sindaco di Pomarance.
Negli anni Cinquanta fu eletto presidente l'Onorevole Aldo Fascetti, che divenne protagonista di un grande sviluppo degli stabilimenti e di altre numerose opere, tra le quali cinquecento appartamenti, nuove zone residenziali a Larderello, Castelnuovo, Serrazzano, Sasso, Monterotondo, Lago e Lagoni Rossi, i circoli ACLI di Castelnuovo, Montecerboli, cinque centrali elettriche e nuove produzioni chimiche. Questa enorme massa di opere portò lavoro a centinaia di persone, che furono assunte alla Larderello o nell'indotto. Oggi l'azienda è proprietà di Enel.