Palazzo nobiliare

L'aristocrazia ottocentesca e il prestigio economico volterrano

La facciata principale trecentesca del palazzo Ricciarelli è in stile fiorentino, con cornici di bozze e cornicione. Essa è realizzata in bugnato, e sotto le finestre ricavate negli archi ad ogiva, presenta le tipiche finestre per i bambini.

Il palazzo è nato dall’accorpamento di più antiche abitazioni riadattate per ottenere un struttura omogenea caratterizzata da un corpo principale a due piani più piano terreno con finestre rettangolari e portone ogivale incorniciati con bozze e marcapiano al primo piano, oltre ad un un corpo laterale a tre piani più semplice e privo di profilature. E' la domus magna dei Ricciarelli ricercata dalla aristocrazia dell’epoca per mostrare il proprio prestigio economico e sociale. Nel novecento il nuovo proprietario Brunellesco Dello Sbarba lascia sostanzialmente invariata la facciata ma costruisce un quartiere sopra il terrazzo e acquista altri immobili in via Del Mandorlo, dal lato opposto della strada e un giardino pensile posto ai confini delle mura castellane della città. Il palazzo Ricciarelli Dello Sbarba è così diventato un complesso monumentale.

Visite uniche

Gli interni di un grande palazzo

Il Palazzo nasce dall’acquisto e dall’aggregazione di vari immobili in tempi diversi, con riadattamenti successivi in base alle necessità proprie dell’epoca, non parte quindi da un disegno omogeneo ed unitario progettuale. L’aspetto interno attuale, per lo più dovuto alla ristrutturazione ottocentesca, vide la realizzazione dell’ampio androne, della scala e del cortile con pozzo.

I dettagli degli interni del palazzo sono caratteristici della cultura dell’epoca, come le porte e le belle decorazioni, dovute in massima parte al radicofanese Lodovico Gamberucci, artista preferito dell’aristocrazia volterrana.

L’intero isolato Ricciarelli fu comprato nel 1910 da Brunellesco Dello Sbarba, che restaurò le facciate e riadattò nuovamente il palazzo ai mutati costumi e esigenze della famiglia, ampliandolo, dotandolo di acqua corrente, di corrente elettrica, di moderni servizi igenici e di riscaldamento e abbellendo alcune stanze con nuove pitture murali opera del pittore volterrano Menotti Caluri. I discendenti di Brunellesco abitano ancora il palazzo.

Sala I

Sala grande d'ingresso

Questa stanza, completamente affrescata è la più grande del palazzo ed una delle più grandi tra i palazzi volterrani. La sua grandezza è ciò che colpisce appena entri. È approssimativamente quadrata ed ha una dimensione di circa ottanta metri quadri. È il salone principale della casa e nell’ottocento è stata destinata a sala da ballo.

Gli affreschi della volta sono attribuiti alla fine del settecento. Le pitture alle pareti sono state eseguite da Lodovico Gamberucci nella metà dell’ottocento ed in parte riprese ai primi del novecento da Menotti Caluri.

Di particolare pregio sono le porte ottocentesche ed il pavimento in cotto antico un tempo coperto da tappeti. La notevole altezza delle finestre permette alla stanza di avere un’ottima illuminazione pur trovandosi in una strada di per sé poco illuminata.

Molti i particolari e i dettagli da osservare.

Sala II

Salotto Buono

All’interno del Palazzo ci sono stanze meritevoli di nota. Ad esempio esiste il salotto buono del palazzo, ad eccezione di buona parte del Novecento durante il quale è stata camera da letto. Quando a fine Settecento venne fatta una analisi tecnica dell'edificio, nella descrizione che riporta, il salotto risultava già affrescato; le pitture quindi sono anteriori a quelle della sala principale e lasciano suggerire quanto questo salotto avesse avuto da sempre una certa importanza.

I dipinti attuali sono stati opera di Lodovico Gamberucci e risalgono alla seconda metà dell'Ottocento. Essi consistono in una garbata ornamentazione monocroma in finto stucco all’interno della quale vi sono dei paesaggi probabilmente di fantasia. Alle pareti vi sono tracce di pitture rappresentanti delle donne che reggono dei tendaggi.

A riempire la stanza, sono presenti quadri contemporanei e un pianoforte a coda, che un tempo allietavano i pomeriggi e le cene dei presenti di fronte a un tè e il chiacchiericcio mondano.

Sala III

Sala Gialla

All'interno del palazzo è presente un salotto particolare. Era il cosiddetto salotto buio e faceva un tempo parte di una serie di tre salotti di rappresentanza. Detto anche salotto giallo per la carta da parati un tempo presente, nell’ottocento è stato usato come sala da biliardo, per lo svago degli proprietari e degli amici intimi e facoltosi.

La volta della stanza è stata affrescata nella metà dell’ottocento da Lodovico Gamberucci. Nella parte centrale della pittura della volta è rappresentata un’aquila con un ramo di ulivo ed uno di palma, immagine iconica presente anche in altre decorazione di palazzi ottocenteschi.

Anche questa pittura, nella sua semplicità, testimonia la volontà del Gamberucci di caratterizzare ogni ambiente con caratteri propri e differenti dalle altre stanze. Alle pareti sono presenti tracce di dipinti che simulano una carta da parati.

Di particolare interesse è il pavimento, caratterizzato da una pittura in finto marmo sopra una classica pavimentazione in cotto.

Sala IV

Lo Studio

Come altre stanze del palazzo, ha avuto diverse destinazioni d’uso nel corso dei secoli: è stato prima salotto, poi nel Settecento una camera estiva, salotto nell’Ottocento ed infine studio nel Novecento.

Lodovico Gamberucci dipinse la volta con carattere grottesco, con al centro del soffitto un cerchio rosso cupo percorso da un finto rilievo bianco rappresentante le tre Grazie.

Le fasce di raccordo tra parete e soffitto con i particolari floreali ed i dettagli degli uccelli sono state eseguite con particolare minuzia dal Gamberucci o forse dall’ignoto pittore settecentesco, autore della pittura della volta della sala principale del palazzo.

In questa stanza, Brunellesco dello Sbarba tiene la sua collezione pregiata di mineralogia, fatta di antichi utensili e pietre preziose ricche di storia e frutto di studi importanti che hanno segnato l'avanguardia e il progresso in questo campo nell'Ottocento. Illuminata ed esposta ai visitatori più curiosi.

Palazzo nobiliare

L'aristocrazia ottocentesca e il prestigio economico volterrano

La facciata principale trecentesca del palazzo Ricciarelli è in stile fiorentino, con cornici di bozze e cornicione. Essa è realizzata in bugnato, e sotto le finestre ricavate negli archi ad ogiva, presenta le tipiche finestre per i bambini.

Il palazzo è nato dall’accorpamento di più antiche abitazioni riadattate per ottenere un struttura omogenea caratterizzata da un corpo principale a due piani più piano terreno con finestre rettangolari e portone ogivale incorniciati con bozze e marcapiano al primo piano, oltre ad un un corpo laterale a tre piani più semplice e privo di profilature. E' la domus magna dei Ricciarelli ricercata dalla aristocrazia dell’epoca per mostrare il proprio prestigio economico e sociale. Nel novecento il nuovo proprietario Brunellesco Dello Sbarba lascia sostanzialmente invariata la facciata ma costruisce un quartiere sopra il terrazzo e acquista altri immobili in via Del Mandorlo, dal lato opposto della strada e un giardino pensile posto ai confini delle mura castellane della città. Il palazzo Ricciarelli Dello Sbarba è così diventato un complesso monumentale.

Visite uniche

Gli interni di un grande palazzo

Il Palazzo nasce dall’acquisto e dall’aggregazione di vari immobili in tempi diversi, con riadattamenti successivi in base alle necessità proprie dell’epoca, non parte quindi da un disegno omogeneo ed unitario progettuale. L’aspetto interno attuale, per lo più dovuto alla ristrutturazione ottocentesca, vide la realizzazione dell’ampio androne, della scala e del cortile con pozzo.

I dettagli degli interni del palazzo sono caratteristici della cultura dell’epoca, come le porte e le belle decorazioni, dovute in massima parte al radicofanese Lodovico Gamberucci, artista preferito dell’aristocrazia volterrana.

L’intero isolato Ricciarelli fu comprato nel 1910 da Brunellesco Dello Sbarba, che restaurò le facciate e riadattò nuovamente il palazzo ai mutati costumi e esigenze della famiglia, ampliandolo, dotandolo di acqua corrente, di corrente elettrica, di moderni servizi igenici e di riscaldamento e abbellendo alcune stanze con nuove pitture murali opera del pittore volterrano Menotti Caluri. I discendenti di Brunellesco abitano ancora il palazzo.

Sala I

Sala grande d'ingresso

Questa stanza, completamente affrescata è la più grande del palazzo ed una delle più grandi tra i palazzi volterrani. La sua grandezza è ciò che colpisce appena entri. È approssimativamente quadrata ed ha una dimensione di circa ottanta metri quadri. È il salone principale della casa e nell’ottocento è stata destinata a sala da ballo.

Gli affreschi della volta sono attribuiti alla fine del settecento. Le pitture alle pareti sono state eseguite da Lodovico Gamberucci nella metà dell’ottocento ed in parte riprese ai primi del novecento da Menotti Caluri.

Di particolare pregio sono le porte ottocentesche ed il pavimento in cotto antico un tempo coperto da tappeti. La notevole altezza delle finestre permette alla stanza di avere un’ottima illuminazione pur trovandosi in una strada di per sé poco illuminata.

Molti i particolari e i dettagli da osservare.

Sala II

Salotto Buono

All’interno del Palazzo ci sono stanze meritevoli di nota. Ad esempio esiste il salotto buono del palazzo, ad eccezione di buona parte del Novecento durante il quale è stata camera da letto. Quando a fine Settecento venne fatta una analisi tecnica dell'edificio, nella descrizione che riporta, il salotto risultava già affrescato; le pitture quindi sono anteriori a quelle della sala principale e lasciano suggerire quanto questo salotto avesse avuto da sempre una certa importanza.

I dipinti attuali sono stati opera di Lodovico Gamberucci e risalgono alla seconda metà dell'Ottocento. Essi consistono in una garbata ornamentazione monocroma in finto stucco all’interno della quale vi sono dei paesaggi probabilmente di fantasia. Alle pareti vi sono tracce di pitture rappresentanti delle donne che reggono dei tendaggi.

A riempire la stanza, sono presenti quadri contemporanei e un pianoforte a coda, che un tempo allietavano i pomeriggi e le cene dei presenti di fronte a un tè e il chiacchiericcio mondano.

Sala III

Sala Gialla

All'interno del palazzo è presente un salotto particolare. Era il cosiddetto salotto buio e faceva un tempo parte di una serie di tre salotti di rappresentanza. Detto anche salotto giallo per la carta da parati un tempo presente, nell’ottocento è stato usato come sala da biliardo, per lo svago degli proprietari e degli amici intimi e facoltosi.

La volta della stanza è stata affrescata nella metà dell’ottocento da Lodovico Gamberucci. Nella parte centrale della pittura della volta è rappresentata un’aquila con un ramo di ulivo ed uno di palma, immagine iconica presente anche in altre decorazione di palazzi ottocenteschi.

Anche questa pittura, nella sua semplicità, testimonia la volontà del Gamberucci di caratterizzare ogni ambiente con caratteri propri e differenti dalle altre stanze. Alle pareti sono presenti tracce di dipinti che simulano una carta da parati.

Di particolare interesse è il pavimento, caratterizzato da una pittura in finto marmo sopra una classica pavimentazione in cotto.

Sala IV

Lo Studio

Come altre stanze del palazzo, ha avuto diverse destinazioni d’uso nel corso dei secoli: è stato prima salotto, poi nel Settecento una camera estiva, salotto nell’Ottocento ed infine studio nel Novecento.

Lodovico Gamberucci dipinse la volta con carattere grottesco, con al centro del soffitto un cerchio rosso cupo percorso da un finto rilievo bianco rappresentante le tre Grazie.

Le fasce di raccordo tra parete e soffitto con i particolari floreali ed i dettagli degli uccelli sono state eseguite con particolare minuzia dal Gamberucci o forse dall’ignoto pittore settecentesco, autore della pittura della volta della sala principale del palazzo.

In questa stanza, Brunellesco dello Sbarba tiene la sua collezione pregiata di mineralogia, fatta di antichi utensili e pietre preziose ricche di storia e frutto di studi importanti che hanno segnato l'avanguardia e il progresso in questo campo nell'Ottocento. Illuminata ed esposta ai visitatori più curiosi.

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Marco Loretelli
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14:09 12 Apr 18
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10:45 28 Aug 18
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