Il Palazzo nasce dall’acquisto e dall’aggregazione di vari immobili in tempi diversi, con riadattamenti successivi in base alle necessità proprie dell’epoca, non parte quindi da un disegno omogeneo ed unitario progettuale. L’aspetto interno attuale, per lo più dovuto alla ristrutturazione ottocentesca, vide la realizzazione dell’ampio androne, della scala e del cortile con pozzo.
I dettagli degli interni del palazzo sono caratteristici della cultura dell’epoca, come le porte e le belle decorazioni, dovute in massima parte al radicofanese Lodovico Gamberucci, artista preferito dell’aristocrazia volterrana.
L’intero isolato Ricciarelli fu comprato nel 1910 da Brunellesco Dello Sbarba, che restaurò le facciate e riadattò nuovamente il palazzo ai mutati costumi e esigenze della famiglia, ampliandolo, dotandolo di acqua corrente, di corrente elettrica, di moderni servizi igenici e di riscaldamento e abbellendo alcune stanze con nuove pitture murali opera del pittore volterrano Menotti Caluri. I discendenti di Brunellesco abitano ancora il palazzo.
Questa stanza, completamente affrescata è la più grande del palazzo ed una delle più grandi tra i palazzi volterrani. La sua grandezza è ciò che colpisce appena entri. È approssimativamente quadrata ed ha una dimensione di circa ottanta metri quadri. È il salone principale della casa e nell’ottocento è stata destinata a sala da ballo.
Gli affreschi della volta sono attribuiti alla fine del settecento. Le pitture alle pareti sono state eseguite da Lodovico Gamberucci nella metà dell’ottocento ed in parte riprese ai primi del novecento da Menotti Caluri.
Di particolare pregio sono le porte ottocentesche ed il pavimento in cotto antico un tempo coperto da tappeti. La notevole altezza delle finestre permette alla stanza di avere un’ottima illuminazione pur trovandosi in una strada di per sé poco illuminata.
Molti i particolari e i dettagli da osservare.
All’interno del Palazzo ci sono stanze meritevoli di nota. Ad esempio esiste il salotto buono del palazzo, ad eccezione di buona parte del Novecento durante il quale è stata camera da letto. Quando a fine Settecento venne fatta una analisi tecnica dell'edificio, nella descrizione che riporta, il salotto risultava già affrescato; le pitture quindi sono anteriori a quelle della sala principale e lasciano suggerire quanto questo salotto avesse avuto da sempre una certa importanza.
I dipinti attuali sono stati opera di Lodovico Gamberucci e risalgono alla seconda metà dell'Ottocento. Essi consistono in una garbata ornamentazione monocroma in finto stucco all’interno della quale vi sono dei paesaggi probabilmente di fantasia. Alle pareti vi sono tracce di pitture rappresentanti delle donne che reggono dei tendaggi.
A riempire la stanza, sono presenti quadri contemporanei e un pianoforte a coda, che un tempo allietavano i pomeriggi e le cene dei presenti di fronte a un tè e il chiacchiericcio mondano.
Come altre stanze del palazzo, ha avuto diverse destinazioni d’uso nel corso dei secoli: è stato prima salotto, poi nel Settecento una camera estiva, salotto nell’Ottocento ed infine studio nel Novecento.
Lodovico Gamberucci dipinse la volta con carattere grottesco, con al centro del soffitto un cerchio rosso cupo percorso da un finto rilievo bianco rappresentante le tre Grazie.
Le fasce di raccordo tra parete e soffitto con i particolari floreali ed i dettagli degli uccelli sono state eseguite con particolare minuzia dal Gamberucci o forse dall’ignoto pittore settecentesco, autore della pittura della volta della sala principale del palazzo.
In questa stanza, Brunellesco dello Sbarba tiene la sua collezione pregiata di mineralogia, fatta di antichi utensili e pietre preziose ricche di storia e frutto di studi importanti che hanno segnato l'avanguardia e il progresso in questo campo nell'Ottocento. Illuminata ed esposta ai visitatori più curiosi.
Il Palazzo nasce dall’acquisto e dall’aggregazione di vari immobili in tempi diversi, con riadattamenti successivi in base alle necessità proprie dell’epoca, non parte quindi da un disegno omogeneo ed unitario progettuale. L’aspetto interno attuale, per lo più dovuto alla ristrutturazione ottocentesca, vide la realizzazione dell’ampio androne, della scala e del cortile con pozzo.
I dettagli degli interni del palazzo sono caratteristici della cultura dell’epoca, come le porte e le belle decorazioni, dovute in massima parte al radicofanese Lodovico Gamberucci, artista preferito dell’aristocrazia volterrana.
L’intero isolato Ricciarelli fu comprato nel 1910 da Brunellesco Dello Sbarba, che restaurò le facciate e riadattò nuovamente il palazzo ai mutati costumi e esigenze della famiglia, ampliandolo, dotandolo di acqua corrente, di corrente elettrica, di moderni servizi igenici e di riscaldamento e abbellendo alcune stanze con nuove pitture murali opera del pittore volterrano Menotti Caluri. I discendenti di Brunellesco abitano ancora il palazzo.
Questa stanza, completamente affrescata è la più grande del palazzo ed una delle più grandi tra i palazzi volterrani. La sua grandezza è ciò che colpisce appena entri. È approssimativamente quadrata ed ha una dimensione di circa ottanta metri quadri. È il salone principale della casa e nell’ottocento è stata destinata a sala da ballo.
Gli affreschi della volta sono attribuiti alla fine del settecento. Le pitture alle pareti sono state eseguite da Lodovico Gamberucci nella metà dell’ottocento ed in parte riprese ai primi del novecento da Menotti Caluri.
Di particolare pregio sono le porte ottocentesche ed il pavimento in cotto antico un tempo coperto da tappeti. La notevole altezza delle finestre permette alla stanza di avere un’ottima illuminazione pur trovandosi in una strada di per sé poco illuminata.
Molti i particolari e i dettagli da osservare.
All’interno del Palazzo ci sono stanze meritevoli di nota. Ad esempio esiste il salotto buono del palazzo, ad eccezione di buona parte del Novecento durante il quale è stata camera da letto. Quando a fine Settecento venne fatta una analisi tecnica dell'edificio, nella descrizione che riporta, il salotto risultava già affrescato; le pitture quindi sono anteriori a quelle della sala principale e lasciano suggerire quanto questo salotto avesse avuto da sempre una certa importanza.
I dipinti attuali sono stati opera di Lodovico Gamberucci e risalgono alla seconda metà dell'Ottocento. Essi consistono in una garbata ornamentazione monocroma in finto stucco all’interno della quale vi sono dei paesaggi probabilmente di fantasia. Alle pareti vi sono tracce di pitture rappresentanti delle donne che reggono dei tendaggi.
A riempire la stanza, sono presenti quadri contemporanei e un pianoforte a coda, che un tempo allietavano i pomeriggi e le cene dei presenti di fronte a un tè e il chiacchiericcio mondano.
Come altre stanze del palazzo, ha avuto diverse destinazioni d’uso nel corso dei secoli: è stato prima salotto, poi nel Settecento una camera estiva, salotto nell’Ottocento ed infine studio nel Novecento.
Lodovico Gamberucci dipinse la volta con carattere grottesco, con al centro del soffitto un cerchio rosso cupo percorso da un finto rilievo bianco rappresentante le tre Grazie.
Le fasce di raccordo tra parete e soffitto con i particolari floreali ed i dettagli degli uccelli sono state eseguite con particolare minuzia dal Gamberucci o forse dall’ignoto pittore settecentesco, autore della pittura della volta della sala principale del palazzo.
In questa stanza, Brunellesco dello Sbarba tiene la sua collezione pregiata di mineralogia, fatta di antichi utensili e pietre preziose ricche di storia e frutto di studi importanti che hanno segnato l'avanguardia e il progresso in questo campo nell'Ottocento. Illuminata ed esposta ai visitatori più curiosi.
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Settembre 19, 2024 16:29 local time