Premillenaria e protoromanica

L'antica pieve del paese

Nel medioevo le pievi sorgevano agli incroci delle strade proprio per fornire assistenza e rifugio alla gente di passaggio, e per detenere control­lo da parte della Diocesi di appartenenza sulle vie di comu­nicazione più importanti. Tale edificio aveva tutti i titoli attribuibili ad una parrocchia, pertanto oltre alla chiesa, non si faceva mancare il batti­stero e l’ospizio. Generalmente le pievi venivano dedicate al Salvatore o alla Madonna, o ai Santi Apostoli, ma più spesso a San Gio­vanni Battista, come nel caso della Pieve di Pomarance e di tante altre pievi della Valdicecina.

La più antica pieve di Pomarance, quella pre millenaria, proto romanica, si trovava in una posizione diversa rispetto a quel­la attuale. Infatti era situata più a sud rispetto al paese, e si chiama­va “Publico”; a ricordo del territorio, espropriato dai Romani del dittatore Silla, e appoderato per i suoi legionari, quelle località mantengono ancora quei nomi antichi come Pieve Vecchia e Piuvico. Era una pieve importante e a sostenere la sua autorità, lungo la stessa strada, erano state costruite altre chiesette. Avevano il nome di San Piero, Sant'Anna, San Martino, Sant'Andrea a Mona e Santa Margherita a Lucoli.

Costruita sopra una necropoli

Chiesa restaurata nell'Ottocento

L’attuale pieve, costruita sopra una antica necropoli, invece risale a poco prima del Duecento, anche se dell’impianto originario è rimasto ben poco. Quel che vediamo oggi è frutto di una ricostruzione avvenuta nell'Ottocento, dopo restauri invadenti che nel corso dei secoli ne avevano distorto in buona parte l'aspetto medievale. Come pieve era stata concepita per essere autonoma e isolata dai centri urbani, ma l'estremo sviluppo edilizio moderno e contemporaneo lo ha reso parte integrante del paese, in mezzo a condomini residenziali.

C’è chi ipotizza l’esistenza di una chiesa più piccola entro il perimetro dell’attuale chiesa, che sarebbe stata dedicata a San Cristoforo, e proprietà dei monaci di Ba­dia a Isola, ma di questo si può dire poco. Quel che si può affermare con più certezza è che la pieve duecentesca era di chiara impostazione lucchese-pisana: le pietre bianche, le cinque arcate cieche che scandiscono tutta la facciata rimasta intatta nella par­te inferiore, le basi classiche delle semi­colonne con due tori e due scozie e lo schema generale dei rapporti altimetrici delle navate sono degli ottimi indizi.

Un'opera del Bellincioni

Il campanile più alto di Pomarance

A lato della chiesa si mostra un campanile in stile rococò, di nuovo rifacimento eseguito alla fine dell'Ottocento per mano dell’ar­chitetto Luigi Bellincioni; il vecchio campanile era stato butta­to giù, a causa delle gravi lesioni riporta­te in seguito alla ca­duta di un fulmine. Questa torre campanaria è la più alta di Pomarance e la si può ammirare in tutta la sua bellezza anche da lontano. Inizialmente la sua forma estetica complessa e raffi­nata, evoluzione del barocco, destò molte perplessità, ma ben presto, prima che l’opera giun­gesse a termine, l’opinione aveva già ac­cettato questa graziosa bizzarria.

Nell’arcata centrale della facciata si apre il por­tale, semplicissimo, con l’architrave sor­montata da una lunetta. Una volta entrati, la chiesa si apre con tre navate; colpiscono le diverse cappelle laterali e i particolari affreschi con Scene della vita di Cristo realizzati dal pittore neoclassico Lui­gi Ademollo. L'ambiente è illuminato dalla magia delle vetrate policrome e dalle lumiere elettriche grandi e picco­le, in fastoso addobbo.

Pianta basilicale a tre navate

L'evoluzione degli interni

L’interno, a pianta basilicale, è stato ricostruito per opera dell’arciprete Antonio Nicola Tabarrini. I lavori furono fatti sotto la guida dell’architetto Francesco Cinci che dotò la Chiesa di volte, eresse la cupola, le due cappelle laterali, stuccò le colonne, smussò i capitelli e costruì il nuovo pavimento “alla veneziana”. Quest’ultimo è stato costruito a disegni geometrici utilizzando il materiale del luogo: il gabbro per il nero, l’alabastro per il bianco ed il mattone per il rosso.

Tra le opere artistiche conservate all’interno della Chiesa spiccano le opere cinquecentesche di Niccolò Cercignani detto “Il Pomarancio il Vecchio” e di Cristoforo Roncalli detto “Il Pomarancio il Giovane”. Il Crocifisso ligneo che sovrasta l’altare maggiore è del Quattrocento, mentre il bellissimo organo meccanico settecentesco che si trova nella cappella sinistra è stato costruito dalla ditta Agati-Tronci.

In fondo a sinistra si trova la Cappella di San Giovanni, assieme a San Vittore patrono di Pomarance, dove è custodita l’opera del Cinquecento di Vincenzo Tamagni. Nella parete in fondo a sinistra infine si trova la tomba di Michele Marullo.

Opere di rilievo

Il Battistero laterale

Accanto all’ingresso principale, nella navata destra, una piccola apertura conduce al Battistero. Qui è perfettamente conservato un bellissimo Presepe cinquecentesco. In una nicchia scavata nel muro si possono ammirare sei statue in terracotta, opera dello scultore volterrano Zaccaria Zanchi.

Le pareti laterali rappresentano le scene dell’Annunciazione e della Visitazione, mentre nella parete in fondo, con il bue e l’asinello, è raffigurata la chiamata dei pasturi e dei Magi. Nella volta è dipinto Dio Padre e gli Angeli musicanti. Questi episodi, interamente tratti dal vangelo, sono attribuiti a Vincenzo Tamagni ma non mancano le attribuzioni a Cristoforo Roncalli.

Una curiosità: la facciata della Chiesa e in principal modo il Presepe, sono stati stampati sulla copertina dell’elenco telefonico di Pisa e provincia nell’anno 1991-92.

Nei sotterranei della Pieve

Museo d'Arte Sacra

Nei sotterranei sottostanti la Pieve di San Giovanni Battista si apre al pubblico il secondo Museo d'Arte Sacra della Diocesi di Volterra. Al suo interno trovano dimora molti corredi religiosi di chiese, pievi e oratori che si sono susseguiti nel tempo nel territorio di Pomarance e che oggi non svolgono più, o solo in parte, le loro funzioni per le quali erano stati edificati. Una collezione da vedere in un amalgama con la storia del culto precristiano rappresentato da una interessante tomba etrusca costituita da cinque camere sepolcrali scavati nel tufo, risalente al IV secolo avanti Cristo.

Le opere esposte vanno dall’alto medioevo all'Ottocento, tra cui uno splendido antifonario miniato del Quattrocento, argenteria, calici e ostensori di varie epoche. Di particolare interesse due reliquiari del Seicento, donati da Antonio Lancillotti, sacerdote estremamente legato al territorio dell’Alta Valdicecina, che ricoprì incarichi di rilievo in Vaticano. Tra gli oggetti più significativi i quadri più antichi della parrocchia di Pomarance. E tra questi una Madonna duecentesca del fiorentino Coppo di Marcovaldo e una Madonna del Trecento di Paolo da Siena, detta “del Cardellino”.

> Scopri, Museo d'Arte Sacra

Premillenaria e protoromanica

L'antica pieve del paese

Nel medioevo le pievi sorgevano agli incroci delle strade proprio per fornire assistenza e rifugio alla gente di passaggio, e per detenere control­lo da parte della Diocesi di appartenenza sulle vie di comu­nicazione più importanti. Tale edificio aveva tutti i titoli attribuibili ad una parrocchia, pertanto oltre alla chiesa, non si faceva mancare il batti­stero e l’ospizio. Generalmente le pievi venivano dedicate al Salvatore o alla Madonna, o ai Santi Apostoli, ma più spesso a San Gio­vanni Battista, come nel caso della Pieve di Pomarance e di tante altre pievi della Valdicecina.

La più antica pieve di Pomarance, quella pre millenaria, proto romanica, si trovava in una posizione diversa rispetto a quel­la attuale. Infatti era situata più a sud rispetto al paese, e si chiama­va “Publico”; a ricordo del territorio, espropriato dai Romani del dittatore Silla, e appoderato per i suoi legionari, quelle località mantengono ancora quei nomi antichi come Pieve Vecchia e Piuvico. Era una pieve importante e a sostenere la sua autorità, lungo la stessa strada, erano state costruite altre chiesette. Avevano il nome di San Piero, Sant'Anna, San Martino, Sant'Andrea a Mona e Santa Margherita a Lucoli.

Costruita sopra una necropoli

Chiesa restaurata nell'Ottocento

L’attuale pieve, costruita sopra una antica necropoli, invece risale a poco prima del Duecento, anche se dell’impianto originario è rimasto ben poco. Quel che vediamo oggi è frutto di una ricostruzione avvenuta nell'Ottocento, dopo restauri invadenti che nel corso dei secoli ne avevano distorto in buona parte l'aspetto medievale. Come pieve era stata concepita per essere autonoma e isolata dai centri urbani, ma l'estremo sviluppo edilizio moderno e contemporaneo lo ha reso parte integrante del paese, in mezzo a condomini residenziali.

C’è chi ipotizza l’esistenza di una chiesa più piccola entro il perimetro dell’attuale chiesa, che sarebbe stata dedicata a San Cristoforo, e proprietà dei monaci di Ba­dia a Isola, ma di questo si può dire poco. Quel che si può affermare con più certezza è che la pieve duecentesca era di chiara impostazione lucchese-pisana: le pietre bianche, le cinque arcate cieche che scandiscono tutta la facciata rimasta intatta nella par­te inferiore, le basi classiche delle semi­colonne con due tori e due scozie e lo schema generale dei rapporti altimetrici delle navate sono degli ottimi indizi.

Un'opera del Bellincioni

Il campanile più alto di Pomarance

A lato della chiesa si mostra un campanile in stile rococò, di nuovo rifacimento eseguito alla fine dell'Ottocento per mano dell’ar­chitetto Luigi Bellincioni; il vecchio campanile era stato butta­to giù, a causa delle gravi lesioni riporta­te in seguito alla ca­duta di un fulmine. Questa torre campanaria è la più alta di Pomarance e la si può ammirare in tutta la sua bellezza anche da lontano. Inizialmente la sua forma estetica complessa e raffi­nata, evoluzione del barocco, destò molte perplessità, ma ben presto, prima che l’opera giun­gesse a termine, l’opinione aveva già ac­cettato questa graziosa bizzarria.

Nell’arcata centrale della facciata si apre il por­tale, semplicissimo, con l’architrave sor­montata da una lunetta. Una volta entrati, la chiesa si apre con tre navate; colpiscono le diverse cappelle laterali e i particolari affreschi con Scene della vita di Cristo realizzati dal pittore neoclassico Lui­gi Ademollo. L'ambiente è illuminato dalla magia delle vetrate policrome e dalle lumiere elettriche grandi e picco­le, in fastoso addobbo.

Pianta basilicale a tre navate

L'evoluzione degli interni

L’interno, a pianta basilicale, è stato ricostruito per opera dell’arciprete Antonio Nicola Tabarrini. I lavori furono fatti sotto la guida dell’architetto Francesco Cinci che dotò la Chiesa di volte, eresse la cupola, le due cappelle laterali, stuccò le colonne, smussò i capitelli e costruì il nuovo pavimento “alla veneziana”. Quest’ultimo è stato costruito a disegni geometrici utilizzando il materiale del luogo: il gabbro per il nero, l’alabastro per il bianco ed il mattone per il rosso.

Tra le opere artistiche conservate all’interno della Chiesa spiccano le opere cinquecentesche di Niccolò Cercignani detto “Il Pomarancio il Vecchio” e di Cristoforo Roncalli detto “Il Pomarancio il Giovane”. Il Crocifisso ligneo che sovrasta l’altare maggiore è del Quattrocento, mentre il bellissimo organo meccanico settecentesco che si trova nella cappella sinistra è stato costruito dalla ditta Agati-Tronci.

In fondo a sinistra si trova la Cappella di San Giovanni, assieme a San Vittore patrono di Pomarance, dove è custodita l’opera del Cinquecento di Vincenzo Tamagni. Nella parete in fondo a sinistra infine si trova la tomba di Michele Marullo.

Opere di rilievo

Il Battistero laterale

Accanto all’ingresso principale, nella navata destra, una piccola apertura conduce al Battistero. Qui è perfettamente conservato un bellissimo Presepe cinquecentesco. In una nicchia scavata nel muro si possono ammirare sei statue in terracotta, opera dello scultore volterrano Zaccaria Zanchi.

Le pareti laterali rappresentano le scene dell’Annunciazione e della Visitazione, mentre nella parete in fondo, con il bue e l’asinello, è raffigurata la chiamata dei pasturi e dei Magi. Nella volta è dipinto Dio Padre e gli Angeli musicanti. Questi episodi, interamente tratti dal vangelo, sono attribuiti a Vincenzo Tamagni ma non mancano le attribuzioni a Cristoforo Roncalli.

Una curiosità: la facciata della Chiesa e in principal modo il Presepe, sono stati stampati sulla copertina dell’elenco telefonico di Pisa e provincia nell’anno 1991-92.

Nei sotterranei della Pieve

Museo d'Arte Sacra

Nei sotterranei sottostanti la Pieve di San Giovanni Battista si apre al pubblico il secondo Museo d'Arte Sacra della Diocesi di Volterra. Al suo interno trovano dimora molti corredi religiosi di chiese, pievi e oratori che si sono susseguiti nel tempo nel territorio di Pomarance e che oggi non svolgono più, o solo in parte, le loro funzioni per le quali erano stati edificati. Una collezione da vedere in un amalgama con la storia del culto precristiano rappresentato da una interessante tomba etrusca costituita da cinque camere sepolcrali scavati nel tufo, risalente al IV secolo avanti Cristo.

Le opere esposte vanno dall’alto medioevo all'Ottocento, tra cui uno splendido antifonario miniato del Quattrocento, argenteria, calici e ostensori di varie epoche. Di particolare interesse due reliquiari del Seicento, donati da Antonio Lancillotti, sacerdote estremamente legato al territorio dell’Alta Valdicecina, che ricoprì incarichi di rilievo in Vaticano. Tra gli oggetti più significativi i quadri più antichi della parrocchia di Pomarance. E tra questi una Madonna duecentesca del fiorentino Coppo di Marcovaldo e una Madonna del Trecento di Paolo da Siena, detta “del Cardellino”.

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