Questa zona è molto affascinante e riserba grandi sorprese. Un territorio ricoperto da ampie e fitte boscaglie, ricco di gabbro e di serpentino. Su di una altura a mezzo chilometro circa dal paese di San Dalmazio all'inizio della strada che porta alla Rocca Sillana si trovano i ruderi interessanti di quella che fu la Pieve di Sillano, uno dei più antichi templi cristiani di questo territorio, ricordata già da prima dell'anno Mille.
La sua facciata, che è il resto più consistente dell'intero rudere, è unica nella diocesi di Volterra e forse anche in Toscana, perché di stile romanico normanna. E' di pietra scura, ornata di colonne che reggono una serie di archetti. Due rosoni, purtroppo assai rovinati, si trovano ai lati in corrispondenza delle due navate più piccole. Le fondamenta sono state riportate alla luce da alcuni encomiabili volenterosi, grazie ai quali oggi, fanno spicco vari basamenti delle colonne, che si trovano all'interno e che fanno risaltare le tre ampie navate; il punto dove si trovava l'altare maggiore è leggermente elevato rispetto al resto di questo interessante monumento.
La Pieve di San Giovanni a Sillano senza dubbio una delle più importanti chiese-madri del territorio, in occasione del sinodo Belforti del Trecento risultava accreditata di ben altre nove chiese e la sua origine viene collegata al sorgere della diocesi di Volterra.
La sua demolizione sembra sia stata decretata, per ragioni economiche, dal Granduca di Toscana, forse dopo la metà del Settecento, insieme alle chiese di Santo Stefano e di San Marco, entrambe di Volterra. Pertanto il titolo e i privilegi della Pieve di San Giovanni a Sillano furono inizialmente ereditati dalla chiesa allora esistente nella Rocca, poi dall'Oratorio di Quercetello ed infine dalla chiesa di San Bartolomeo a Lanciaia.
E' evidente che questa Pieve subì un consistente scempio, perché tanto suo materiale servì per fabbricare le vicine case coloniche. Ora è da augurarsi che tutto ciò non debba ripetersi e che i lavori intrapresi, oltre a restaurare quanto è possibile, servano a consolidare e quindi proteggere da qualsiasi altro danno, di qualsivoglia natura, resti di un così interessante monumento.
Questa zona è molto affascinante e riserba grandi sorprese. Un territorio ricoperto da ampie e fitte boscaglie, ricco di gabbro e di serpentino. Su di una altura a mezzo chilometro circa dal paese di San Dalmazio all'inizio della strada che porta alla Rocca Sillana si trovano i ruderi interessanti di quella che fu la Pieve di Sillano, uno dei più antichi templi cristiani di questo territorio, ricordata già da prima dell'anno Mille.
La sua facciata, che è il resto più consistente dell'intero rudere, è unica nella diocesi di Volterra e forse anche in Toscana, perché di stile romanico normanna. E' di pietra scura, ornata di colonne che reggono una serie di archetti. Due rosoni, purtroppo assai rovinati, si trovano ai lati in corrispondenza delle due navate più piccole. Le fondamenta sono state riportate alla luce da alcuni encomiabili volenterosi, grazie ai quali oggi, fanno spicco vari basamenti delle colonne, che si trovano all'interno e che fanno risaltare le tre ampie navate; il punto dove si trovava l'altare maggiore è leggermente elevato rispetto al resto di questo interessante monumento.
La Pieve di San Giovanni a Sillano senza dubbio una delle più importanti chiese-madri del territorio, in occasione del sinodo Belforti del Trecento risultava accreditata di ben altre nove chiese e la sua origine viene collegata al sorgere della diocesi di Volterra.
La sua demolizione sembra sia stata decretata, per ragioni economiche, dal Granduca di Toscana, forse dopo la metà del Settecento, insieme alle chiese di Santo Stefano e di San Marco, entrambe di Volterra. Pertanto il titolo e i privilegi della Pieve di San Giovanni a Sillano furono inizialmente ereditati dalla chiesa allora esistente nella Rocca, poi dall'Oratorio di Quercetello ed infine dalla chiesa di San Bartolomeo a Lanciaia.
E' evidente che questa Pieve subì un consistente scempio, perché tanto suo materiale servì per fabbricare le vicine case coloniche. Ora è da augurarsi che tutto ciò non debba ripetersi e che i lavori intrapresi, oltre a restaurare quanto è possibile, servano a consolidare e quindi proteggere da qualsiasi altro danno, di qualsivoglia natura, resti di un così interessante monumento.
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Dicembre 14, 2024 18:57 local time