Dalla caratteristica forma a schiena d'asino

Il Ponte del Defizio

Nella zona di Castelnuovo, ad ogni passo si aprono nuovi orizzonti, dal vecchio castello che sovrasta il cielo e appare con sfumature sempre diverse, ai casolari sparsi nella vasta campagna, agli antichi borghi che si affacciano erti sui colli immersi nel verde, in lontananza. Oltremodo suggestivi sono i mulini e i ponti sul Pavone, giù a valle, antichissimi e ricchi di chissà quali storie da raccontare. Sono il Ponte del Defizio e il Ponte Alto che seppur privi di qualsiasi manutenzione, conservano intero il loro fascino.

Il Ponte Basso o Ponte del Defizio, dalla caratteristica forma a schiena d'asino, risale al Rinascimento. Formato da due lunghe arcate sostenute da un pilone centrale, su cui una volta esisteva una piccola statua della Madonna, venne realizzato per consentire il trasporto dell’acqua del torrente Riscone al Mulino del Defizio, mediante una canala in legno appesa alle sue arcate. Interessante è la sua struttura; costruito letteralmente a misura d'uomo, con una carreggiata molto stretta, che consentiva il transito di persone e bestie da soma, ma non di carri.

Funzionale al Mulino del Defizio

Il Ponte Alto

Il Mulino del Defizio, detto anche Mulino Grande, abbellito da un elegante cortile interno con archi a tutto sesto sostenuti da colonnine in pietra, fu abitato fino agli anni Cinquanta del Novecento, ma ora è abbandonato. Dotato di ben quattro grosse macine, moliva soprattutto cereali da foraggio, ma in passato vi era annesso anche un opificio per la lavorazione del ferro. Un sistema di canale di legno ed in muratura recuperava l'acqua del mulino per alimentarne un altro stante più in basso.

I mulini erano su sponde opposte, per cui la costruzione di due ponti a così poca distanza l'uno dall'altro si rese necessaria per assicurare l'attraversamento d'uomini e mezzi in ogni stagione. Il secondo ponte prendeva nome di Ponte Alto; anche questo splendido, ancora più stretto dell'altro. Le ridotte dimensioni della carreggiata consentivano solo il passaggio a piedi. Con i massicci pilastri che sorreggono l'unica alta campata, oggi completamente ricoperto da rampicanti che oscurano e minano la stabilità della leggera struttura svettante sopra rocce cristalline, era prevalentemente utilizzato in passato per il trasporto delle merci.

Dalla caratteristica forma a schiena d'asino

Il Ponte del Defizio

Nella zona di Castelnuovo, ad ogni passo si aprono nuovi orizzonti, dal vecchio castello che sovrasta il cielo e appare con sfumature sempre diverse, ai casolari sparsi nella vasta campagna, agli antichi borghi che si affacciano erti sui colli immersi nel verde, in lontananza. Oltremodo suggestivi sono i mulini e i ponti sul Pavone, giù a valle, antichissimi e ricchi di chissà quali storie da raccontare. Sono il Ponte del Defizio e il Ponte Alto che seppur privi di qualsiasi manutenzione, conservano intero il loro fascino.

Il Ponte Basso o Ponte del Defizio, dalla caratteristica forma a schiena d'asino, risale al Rinascimento. Formato da due lunghe arcate sostenute da un pilone centrale, su cui una volta esisteva una piccola statua della Madonna, venne realizzato per consentire il trasporto dell’acqua del torrente Riscone al Mulino del Defizio, mediante una canala in legno appesa alle sue arcate. Interessante è la sua struttura; costruito letteralmente a misura d'uomo, con una carreggiata molto stretta, che consentiva il transito di persone e bestie da soma, ma non di carri.

Funzionale al Mulino del Defizio

Il Ponte Alto

Il Mulino del Defizio, detto anche Mulino Grande, abbellito da un elegante cortile interno con archi a tutto sesto sostenuti da colonnine in pietra, fu abitato fino agli anni Cinquanta del Novecento, ma ora è abbandonato. Dotato di ben quattro grosse macine, moliva soprattutto cereali da foraggio, ma in passato vi era annesso anche un opificio per la lavorazione del ferro. Un sistema di canale di legno ed in muratura recuperava l'acqua del mulino per alimentarne un altro stante più in basso.

I mulini erano su sponde opposte, per cui la costruzione di due ponti a così poca distanza l'uno dall'altro si rese necessaria per assicurare l'attraversamento d'uomini e mezzi in ogni stagione. Il secondo ponte prendeva nome di Ponte Alto; anche questo splendido, ancora più stretto dell'altro. Le ridotte dimensioni della carreggiata consentivano solo il passaggio a piedi. Con i massicci pilastri che sorreggono l'unica alta campata, oggi completamente ricoperto da rampicanti che oscurano e minano la stabilità della leggera struttura svettante sopra rocce cristalline, era prevalentemente utilizzato in passato per il trasporto delle merci.

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  • Marzo 29, 2024 14:26 local time