Anticamente molto forte, come si diceva per valutare le antiche fortificazioni, Libbiano era raccolta da una cinta muraria e disponeva di molte case, una rocca, una chiesa e un mastio quadro. Libbiano fa riferimento a Castrum Liviani, ovvero, ai possedimenti che nel 59 a.C. il legionario romano Livius aveva acquisito grazie alla legge Julia, voluta da Giulio Cesare. Le prime notizie sulla località si hanno intorno all'anno Mille; divenuto castello per la sua posizione strategica, venne più volte conteso dai potenti della Badia di San Pietro in Palazzuolo e dal Vescovo di Volterra.
Alla fine prevalse quest'ultimo, ma non riuscì a godere mai a pieno dei diritti feudali, perchè fortemente ostacolato dalla famiglia dei nobili Cavalcanti di Volterra, loro nemici acerrimi che stavano dalla parte del Comune. Fu dopo la morte dell'imperatore Federico II che Libbiano passò a tutti gli effetti sotto la signoria dei Cavalcanti, da allora si vollero far chiamare come nobili di Libbiano. Al tempo in cui comandavano loro costruirono un bel palazzo con uno splendido camino in pietra. Sul frontone di questo edificio era scolpito il loro stemma, oggi però si trova nella fattoria dei conti Guidi di Serra.
Nel Quattrocento questo borgo passò sotto il Comune di Volterra, ma con l'arrivo dei fiorentini si sottomise al dominio dei Medici, i quali avidi di ricchezze minerarie come l'allume, lo zolfo, e il vetriolo, avevano riconosciuto la grande importanza di Libbiano che, come Volterra, deteneva di molte ricchezze sotterranee. Neanche sotto il dominio fiorentino venne meno l’influenza dei Cavalcanti che risiedettero a Libbiano praticamente fino alla fine del Settecento, fino a quando il paese venne a far parte a tutti gli effetti della comunità di Pomarance.
Il paese, il più piccolo delle comunità sul territorio comunale di Pomarance, è ben tenuto e curato; conserva intatta la fisionomia d'antico borgo medievale e si distingue per una serie di aspetti che ne fanno una realtà unica, di notevole interesse sia sul piano naturalistico sia sul piano culturale. Meritevole, quel che rimane del castello, costruito intorno la metà dell'anno Mille; purtroppo è ridotto ad un rudere, ma buona parte delle mura sono ancora in piedi. Diversamente, guardandosi in giro, sono leggibili in modo chiaro i resti di molte costruzioni.
Dalla seconda metà dell'Ottocento la popolazione di questo borgo, non di certo favorito per la sua posizione decentrata, tagliato fuori dai grandi centri e dalle principali vie di comunicazione, aumentò a dismisura. Il fenomeno era legato allo sviluppo delle attività minerarie di zolfo, vetriolo, rame e calcedonio che, in tale periodo, interessò un po’ tutta la Valdicecina. Le attività minerarie si protrassero fino a tempi relativamente vicini a noi. Durante la Prima Guerra Mondiale era ancora attiva una miniera di carbon fossile, ma i tempi d'oro erano finiti e la popolazione si trovò, infatti, davanti a due alternative: o lavorare a mezzadria dai Conti Guidi di Serra e fare i boscaioli ed i carbonai, oppure cercare lavoro più lontano, ad esempio a Larderello, dove lo sviluppo della primitiva industria chimica in direzione della produzione di energia elettrica offriva nuove opportunità.
Quando gradualmente il numero di coloro che lavoravano nell’industria boracifero aumentò, comportò una inesorabile ondata migratoria verso Larderello ed i paesi vicini. Con la globalizzazione l'esodo si è fatto ancora più accentuato trasformando Libbiano in un paese di poche anime.
Lo spopolamento ha reso Libbiano un borgo senza tempo. All’esterno tutto è rimasto come una volta: le mura delle case con mattoni e pietra bianche a facciavista, i numerosi archi ciechi, le due stradine lastricate che portano alla torre e le terrazze intorno al paese che affacciandosi spaziano la vista sulle valli del Trossa e le colline di Volterra fino ai folti boschi della foresta di Monterufoli.
Tuttavia, si registra un ritorno di presenze nei mesi estivi; sono per lo più le famiglie originarie di qui emigrate altrove, ma che hanno mantenuto la vecchia casa proprio per trascorrervi le vacanze. Così, dalla quiete che regna sovrana, si ritorna ad una vita più frenetica, dove i più piccoli corrono gioiosi tutto il giorno e i più grandi fanno le ore piccole sui muriccioli delle viuzze a rinverdire i ricordi.
Il borgo lo si può visitare in ogni momento dell'anno, tra i silenzi fuori stagione o nella dinamicità degli eventi turistici, ma rimarrà sempre bella comunque la si guardi. Imperdibile è la cena itinerante che, nella continuità dei festeggiamenti legati alla celebrazione paesana religiosa della Madonna della Neve, offre un'occasione imperdibile per contemplare il borgo, tra storia e cucina locale.
Anticamente molto forte, come si diceva per valutare le antiche fortificazioni, Libbiano era raccolta da una cinta muraria e disponeva di molte case, una rocca, una chiesa e un mastio quadro. Libbiano fa riferimento a Castrum Liviani, ovvero, ai possedimenti che nel 59 a.C. il legionario romano Livius aveva acquisito grazie alla legge Julia, voluta da Giulio Cesare. Le prime notizie sulla località si hanno intorno all'anno Mille; divenuto castello per la sua posizione strategica, venne più volte conteso dai potenti della Badia di San Pietro in Palazzuolo e dal Vescovo di Volterra.
Alla fine prevalse quest'ultimo, ma non riuscì a godere mai a pieno dei diritti feudali, perchè fortemente ostacolato dalla famiglia dei nobili Cavalcanti di Volterra, loro nemici acerrimi che stavano dalla parte del Comune. Fu dopo la morte dell'imperatore Federico II che Libbiano passò a tutti gli effetti sotto la signoria dei Cavalcanti, da allora si vollero far chiamare come nobili di Libbiano. Al tempo in cui comandavano loro costruirono un bel palazzo con uno splendido camino in pietra. Sul frontone di questo edificio era scolpito il loro stemma, oggi però si trova nella fattoria dei conti Guidi di Serra.
Nel Quattrocento questo borgo passò sotto il Comune di Volterra, ma con l'arrivo dei fiorentini si sottomise al dominio dei Medici, i quali avidi di ricchezze minerarie come l'allume, lo zolfo, e il vetriolo, avevano riconosciuto la grande importanza di Libbiano che, come Volterra, deteneva di molte ricchezze sotterranee. Neanche sotto il dominio fiorentino venne meno l’influenza dei Cavalcanti che risiedettero a Libbiano praticamente fino alla fine del Settecento, fino a quando il paese venne a far parte a tutti gli effetti della comunità di Pomarance.
Il paese, il più piccolo delle comunità sul territorio comunale di Pomarance, è ben tenuto e curato; conserva intatta la fisionomia d'antico borgo medievale e si distingue per una serie di aspetti che ne fanno una realtà unica, di notevole interesse sia sul piano naturalistico sia sul piano culturale. Meritevole, quel che rimane del castello, costruito intorno la metà dell'anno Mille; purtroppo è ridotto ad un rudere, ma buona parte delle mura sono ancora in piedi. Diversamente, guardandosi in giro, sono leggibili in modo chiaro i resti di molte costruzioni.
Dalla seconda metà dell'Ottocento la popolazione di questo borgo, non di certo favorito per la sua posizione decentrata, tagliato fuori dai grandi centri e dalle principali vie di comunicazione, aumentò a dismisura. Il fenomeno era legato allo sviluppo delle attività minerarie di zolfo, vetriolo, rame e calcedonio che, in tale periodo, interessò un po’ tutta la Valdicecina. Le attività minerarie si protrassero fino a tempi relativamente vicini a noi. Durante la Prima Guerra Mondiale era ancora attiva una miniera di carbon fossile, ma i tempi d'oro erano finiti e la popolazione si trovò, infatti, davanti a due alternative: o lavorare a mezzadria dai Conti Guidi di Serra e fare i boscaioli ed i carbonai, oppure cercare lavoro più lontano, ad esempio a Larderello, dove lo sviluppo della primitiva industria chimica in direzione della produzione di energia elettrica offriva nuove opportunità.
Quando gradualmente il numero di coloro che lavoravano nell’industria boracifero aumentò, comportò una inesorabile ondata migratoria verso Larderello ed i paesi vicini. Con la globalizzazione l'esodo si è fatto ancora più accentuato trasformando Libbiano in un paese di poche anime.
Lo spopolamento ha reso Libbiano un borgo senza tempo. All’esterno tutto è rimasto come una volta: le mura delle case con mattoni e pietra bianche a facciavista, i numerosi archi ciechi, le due stradine lastricate che portano alla torre e le terrazze intorno al paese che affacciandosi spaziano la vista sulle valli del Trossa e le colline di Volterra fino ai folti boschi della foresta di Monterufoli.
Tuttavia, si registra un ritorno di presenze nei mesi estivi; sono per lo più le famiglie originarie di qui emigrate altrove, ma che hanno mantenuto la vecchia casa proprio per trascorrervi le vacanze. Così, dalla quiete che regna sovrana, si ritorna ad una vita più frenetica, dove i più piccoli corrono gioiosi tutto il giorno e i più grandi fanno le ore piccole sui muriccioli delle viuzze a rinverdire i ricordi.
Il borgo lo si può visitare in ogni momento dell'anno, tra i silenzi fuori stagione o nella dinamicità degli eventi turistici, ma rimarrà sempre bella comunque la si guardi. Imperdibile è la cena itinerante che, nella continuità dei festeggiamenti legati alla celebrazione paesana religiosa della Madonna della Neve, offre un'occasione imperdibile per contemplare il borgo, tra storia e cucina locale.
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Dicembre 14, 2024 20:24 local time