Un luogo di culto antecedente all'anno Mille

Architettura religiosa andina

Sono due gli oratori della Leccia che furono costruiti fuori dal suo castello. Uno si trovava a sud sulle rive del Cornia dedicato alla Madonna del Latte; forse la data della sua costruzione è quella stessa incisa su una campana poi trasferita nella chiesa del castello: il 1333, ma nient'altro si sa di questo edificio che probabilmente crollò o fu distrutto nei secoli che seguirono.

L'altro è dedicato alla Madonna del Libro che, a differenza del precedente, ha invece sfidato il tempo ed è pervenuto, quasi immutato, fino a noi, esempio di una architettura religiosa andina, rustica, ingenua e primitiva.

L'oratorio della Madonna del Libro è una chiesa bassa, poco più di una cappella normale, con la facciata rivolta verso sud-ovest e ornata di un portico che l'avvolge fino sui lati. Le mura sono massicce e solide; gli archi, curiosamente asimmetrici e caratteristici. Sul dietro si sviluppa un piccolo cimitero tuttora in uso. La chiesa prende il nome da un antico dipinto, attribuito alla scuola trecentesca senese, che vi era custodito e venerato fino a non molti anni fa.

Le solennità di un tempo

Chiuso al pubblico per inagibilità

Nella cappella venivano celebrate con particolare solennità due feste annuali; la prima, le cui origini si perdevano nel tempo e che era intesa ad ottenere la protezione dalla grandine, il 14 di giugno; la seconda, in occasione della natività di Maria Santissima, l'8 settembre. Per queste feste accorrevano tanti fedeli dei paesi vicini, si celebravano numerose messe e, al pomeriggio, l'immagine della Madonna veniva portata in processione.

L'ultima festa religiosa fu celebrata alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Infatti, in seguito all'instabilità del terreno, alcune fessure preoccupanti avevano cominciato ad apparire nelle mura; il Vescovo di Volterra aveva perciò decretato la cessazione di ogni servizio nella cappella; in quell'occasione l'immagine della Madonna e gli arredi sacri furono trasportati nella chiesa parrocchiale della Leccia dove sono tuttora custoditi.

L'immagine della Madonna è opera di Matteo di Pierantonio de' Gondi, importante michelangiolista. Maria tiene in collo Gesù bambino, reggendolo con una mano. Con l'altra tiene aperto un libro. Alcuni critici parlano di una Maria intenta a valorizzare la cultura, e a insegnare al figlio tramite il libro.

> Scopri,

Sulla cima di una collinetta

Il santuario della Leccia

Molte sono le antiche costruzioni, conservate o in rovina, che, nella Zona Boracifera, portano in sé i ricordi di un lontano passato. La chiesina della Madonna del Libro è fra queste. Pur rimanendo in una posizione preminente, sulla cima di una collinetta opposta allo sperone roccioso sui cui sorge il paese, questa cappella sfugge quasi sempre all'osservazione di coloro che transitano sull'unica strada carrozzabile che attraversa la zona. Le sue origini risalgono ai tempi in cui il Castello della Leccia era uno dei tanti centri fortificati che sorgevano a sud del territorio volterrano; il castello, il cui nome traeva origine dalle foreste di lecci che anche allora ricoprivano le colline che dividono le sorgenti del Cornia dalla valle del Pavone, era già noto agli albori del mille.

Attualmente l'oratorio versa in stato di abbandono. Sotto l'antico portico, il cui tetto di grosse tegole qua e là comincia a scoperchiarsi, le erbe crescono e si arrampicano un po' dappertutto, ultime a custodire la quiete mistica del luogo. Il sole scopre davanti alla chiesa per chilometri e chilometri il selvaggio aspetto delle colline maremmane, giù per la val di Cornia fino al mare presso Populonia.

La Madonna dei miracoli

A protezione della sua immagine

Oggi santuario, ma prima semplicemente sacello a protezione della figura di una madonnina. Questa madonnina è collegata a un evento miracoloso avvenuto dopo la seconda metà del Quattrocento durante la guerra che i fiorentini mossero contro Volterra. La popolazione inerme rivolse alla Vergine suppliche e preghiere finché essa apparve a una donna del luogo promettendo pace e protezione; nacque così la devozione, viva ancora oggi, per la Madonna delle Grazie, detta anche del Libro.

La denominazione attribuitagli dal volgo è invece quella della Madonna della Grandine: tutto cominciò in un pomeriggio della prima metà del Seicento, quando una grandinata violentissima distrusse i raccolti di tutta la Valdicecina. Fu una catastrofe, ma i contadini si accorsero con stupore che sull'altura dove sorgeva il piccolo sacello con la Madonnina, nel raggio di circa trecento metri, i chicchi grandine come delle noci non erano caduti. Gli abitanti convennero che si era trattato di un miracolo ed è per questo che venne eretto il santuario, affinchè potesse dimorare in un edificio sicuro.

Un luogo di culto antecedente all'anno Mille

Architettura religiosa andina

Sono due gli oratori della Leccia che furono costruiti fuori dal suo castello. Uno si trovava a sud sulle rive del Cornia dedicato alla Madonna del Latte; forse la data della sua costruzione è quella stessa incisa su una campana poi trasferita nella chiesa del castello: il 1333, ma nient'altro si sa di questo edificio che probabilmente crollò o fu distrutto nei secoli che seguirono.

L'altro è dedicato alla Madonna del Libro che, a differenza del precedente, ha invece sfidato il tempo ed è pervenuto, quasi immutato, fino a noi, esempio di una architettura religiosa andina, rustica, ingenua e primitiva.

L'oratorio della Madonna del Libro è una chiesa bassa, poco più di una cappella normale, con la facciata rivolta verso sud-ovest e ornata di un portico che l'avvolge fino sui lati. Le mura sono massicce e solide; gli archi, curiosamente asimmetrici e caratteristici. Sul dietro si sviluppa un piccolo cimitero tuttora in uso. La chiesa prende il nome da un antico dipinto, attribuito alla scuola trecentesca senese, che vi era custodito e venerato fino a non molti anni fa.

Le solennità di un tempo

Chiuso al pubblico per inagibilità

Nella cappella venivano celebrate con particolare solennità due feste annuali; la prima, le cui origini si perdevano nel tempo e che era intesa ad ottenere la protezione dalla grandine, il 14 di giugno; la seconda, in occasione della natività di Maria Santissima, l'8 settembre. Per queste feste accorrevano tanti fedeli dei paesi vicini, si celebravano numerose messe e, al pomeriggio, l'immagine della Madonna veniva portata in processione.

L'ultima festa religiosa fu celebrata alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Infatti, in seguito all'instabilità del terreno, alcune fessure preoccupanti avevano cominciato ad apparire nelle mura; il Vescovo di Volterra aveva perciò decretato la cessazione di ogni servizio nella cappella; in quell'occasione l'immagine della Madonna e gli arredi sacri furono trasportati nella chiesa parrocchiale della Leccia dove sono tuttora custoditi.

L'immagine della Madonna è opera di Matteo di Pierantonio de' Gondi, importante michelangiolista. Maria tiene in collo Gesù bambino, reggendolo con una mano. Con l'altra tiene aperto un libro. Alcuni critici parlano di una Maria intenta a valorizzare la cultura, e a insegnare al figlio tramite il libro.

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Sulla cima di una collinetta

Il santuario della Leccia

Molte sono le antiche costruzioni, conservate o in rovina, che, nella Zona Boracifera, portano in sé i ricordi di un lontano passato. La chiesina della Madonna del Libro è fra queste. Pur rimanendo in una posizione preminente, sulla cima di una collinetta opposta allo sperone roccioso sui cui sorge il paese, questa cappella sfugge quasi sempre all'osservazione di coloro che transitano sull'unica strada carrozzabile che attraversa la zona. Le sue origini risalgono ai tempi in cui il Castello della Leccia era uno dei tanti centri fortificati che sorgevano a sud del territorio volterrano; il castello, il cui nome traeva origine dalle foreste di lecci che anche allora ricoprivano le colline che dividono le sorgenti del Cornia dalla valle del Pavone, era già noto agli albori del mille.

Attualmente l'oratorio versa in stato di abbandono. Sotto l'antico portico, il cui tetto di grosse tegole qua e là comincia a scoperchiarsi, le erbe crescono e si arrampicano un po' dappertutto, ultime a custodire la quiete mistica del luogo. Il sole scopre davanti alla chiesa per chilometri e chilometri il selvaggio aspetto delle colline maremmane, giù per la val di Cornia fino al mare presso Populonia.

La Madonna dei miracoli

A protezione della sua immagine

Oggi santuario, ma prima semplicemente sacello a protezione della figura di una madonnina. Questa madonnina è collegata a un evento miracoloso avvenuto dopo la seconda metà del Quattrocento durante la guerra che i fiorentini mossero contro Volterra. La popolazione inerme rivolse alla Vergine suppliche e preghiere finché essa apparve a una donna del luogo promettendo pace e protezione; nacque così la devozione, viva ancora oggi, per la Madonna delle Grazie, detta anche del Libro.

La denominazione attribuitagli dal volgo è invece quella della Madonna della Grandine: tutto cominciò in un pomeriggio della prima metà del Seicento, quando una grandinata violentissima distrusse i raccolti di tutta la Valdicecina. Fu una catastrofe, ma i contadini si accorsero con stupore che sull'altura dove sorgeva il piccolo sacello con la Madonnina, nel raggio di circa trecento metri, i chicchi grandine come delle noci non erano caduti. Gli abitanti convennero che si era trattato di un miracolo ed è per questo che venne eretto il santuario, affinchè potesse dimorare in un edificio sicuro.

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