In ragione della grande importanza acquisita dal divertimento e dai passatempi nella società sette-ottocentesca toscana, intesi come elementi indispensabili di distinzione sociale e di manifestazione del potere politico-economico raggiunto dalle singole casate, divenne indispensabile dotare le nobili dimore di imponenti sale da gioco e sale da ballo. Nelle eleganti ville signorili il salone principale veniva infatti riservato alle feste danzanti, ma non mancava chi osava e vi ci faceva installare anche un teatro.
Un esempio tra pochi, il Palazzo del Larderel di Pomarance e il suo saloncino teatrale, inaugurato nella seconda metà dell'Ottocento. Posto al piano nobile nell'ala sud est dell'edificio sul fronte di Via Porta Massetana, il Teatro de Larderel offriva occasioni di alto intrattenimento per il gaudio della nuova classe sociale borghese in ascesa, ai parenti stretti della nobile famiglia francese dei De Larderel e in un secondo momento anche ai dipendenti della società boracifera di Larderello.
Trattasi di uno dei più antichi teatri della Valdicecina, è stato recentemente rimesso a nuovo su progetto dell'architetto Florestano Bargelli grazie al contributo prezioso del Comune di Pomarance. Il restauro e il recupero dell'arredamento ha messo la parola fine alle pessime condizioni in cui versava dalla fine della seconda guerra mondiale. Il piazzale di via Roncalli, dal quale si accede al teatro, fu minato dai tedeschi in ritirata, tre giorni prima dell'arrivo degli americani, gravando buona parte della facciata del palazzo e le parti strutturali delle sale interne.
La residenza dei De Larderel trova così una nuova funzione sociale con la messa in opera di alcuni spettacoli, convegni ed eventi culturali, strizzando l'occhio alle antiche atmosfere del divertimento pomarancino. Una volta entrati impossibile non pensare ai suoi fasti; l'atrio riccamente decorato a fresco con motivi floreali e candelabri nelle volte ci fa sognare, mentre il salone ci catapulta direttamente in un periodo mai vissuto fatto di decorazioni a stucchi dorati e a fresco di stile neoclassico, inchini riverenti e vestiti eleganti.
Sul fondo del salone si può ammirare un palcoscenico di legno, del quale sono conservate ancora oggi numerose dotazioni teatrali come le quinte riccamente dipinte e i fondali di scena; venivano utilizzati per dare luogo a piccole pièces come le sciarade, i quadri viventi, i proverbi, rispettando gli usi e i costumi della grande tradizione francese delle feste aristocratiche di patria, alle quali i De Larderel erano stati avvicinati da alcuni suoi aristocratici amici quali Joachin Murat e, in particolare, Alexander de Talleyrand Périgord duca di Dino.
Sul lato sinistro due finestre illuminano il teatro; danno sul giardino retrostante dove anticamente, ancor prima che nascesse il teatro interno, si tenevano feste danzerecce e piccoli spettacoli. Sul lato opposto della stanza delle rientranze, oggi vuote, ospitavano due grandi specchi che attraverso il riflesso diretto della luce solare amplificavano l'illuminazione della sala e davano risalto al soffitto elegantemente decorato a falsi cassettoni poligonali e rosoni con al centro un affresco su tela raffigurante l'Aurora di Guido Reni.
Francesco de Larderel fu un mirabile imprenditore francese a cui dobbiamo l'inizio vincente dello sfruttamento industriale dei soffioni boraciferi dell'alta Valdicecina. Agli albori dell'Ottocento a seguito della rivoluzione francese si trasferì nel cuore della Toscana, e come lui altre famiglie benestanti, cambiando radicalmente l'aspetto urbano di interi territori rurali. La sua ascesa nel panorama imprenditoriale del Granducato di Toscana coincise con la costruzione di grande aree industriali, paesi ex-novo ad uso dei dipendenti delle sua azienda, chiese e alcuni palazzi nobiliari.
Tra quest'ultimi spicca senz'altro il Palazzo de Larderel, grande dimora residenziale di famiglia, visibile lungo la via dei Condotti Nuovi di Livorno. Trattasi forse del più imponente e sontuoso palazzo livornese dell'Ottocento, dal cui progetto architettonica Francesco volle costruire un ulteriore simile palazzo trasposto nell'antico centro storico di Pomarance. Prendendo il medesimo nome di Palazzo de Larderel e la sua enorme stazza strutturale da far sminuire la maggior parte degli edifici del paese, quello di Pomarance diventò la dimora autunnale della famiglia.
In ragione della grande importanza acquisita dal divertimento e dai passatempi nella società sette-ottocentesca toscana, intesi come elementi indispensabili di distinzione sociale e di manifestazione del potere politico-economico raggiunto dalle singole casate, divenne indispensabile dotare le nobili dimore di imponenti sale da gioco e sale da ballo. Nelle eleganti ville signorili il salone principale veniva infatti riservato alle feste danzanti, ma non mancava chi osava e vi ci faceva installare anche un teatro.
Un esempio tra pochi, il Palazzo del Larderel di Pomarance e il suo saloncino teatrale, inaugurato nella seconda metà dell'Ottocento. Posto al piano nobile nell'ala sud est dell'edificio sul fronte di Via Porta Massetana, il Teatro de Larderel offriva occasioni di alto intrattenimento per il gaudio della nuova classe sociale borghese in ascesa, ai parenti stretti della nobile famiglia francese dei De Larderel e in un secondo momento anche ai dipendenti della società boracifera di Larderello.
Trattasi di uno dei più antichi teatri della Valdicecina, è stato recentemente rimesso a nuovo su progetto dell'architetto Florestano Bargelli grazie al contributo prezioso del Comune di Pomarance. Il restauro e il recupero dell'arredamento ha messo la parola fine alle pessime condizioni in cui versava dalla fine della seconda guerra mondiale. Il piazzale di via Roncalli, dal quale si accede al teatro, fu minato dai tedeschi in ritirata, tre giorni prima dell'arrivo degli americani, gravando buona parte della facciata del palazzo e le parti strutturali delle sale interne.
La residenza dei De Larderel trova così una nuova funzione sociale con la messa in opera di alcuni spettacoli, convegni ed eventi culturali, strizzando l'occhio alle antiche atmosfere del divertimento pomarancino. Una volta entrati impossibile non pensare ai suoi fasti; l'atrio riccamente decorato a fresco con motivi floreali e candelabri nelle volte ci fa sognare, mentre il salone ci catapulta direttamente in un periodo mai vissuto fatto di decorazioni a stucchi dorati e a fresco di stile neoclassico, inchini riverenti e vestiti eleganti.
Sul fondo del salone si può ammirare un palcoscenico di legno, del quale sono conservate ancora oggi numerose dotazioni teatrali come le quinte riccamente dipinte e i fondali di scena; venivano utilizzati per dare luogo a piccole pièces come le sciarade, i quadri viventi, i proverbi, rispettando gli usi e i costumi della grande tradizione francese delle feste aristocratiche di patria, alle quali i De Larderel erano stati avvicinati da alcuni suoi aristocratici amici quali Joachin Murat e, in particolare, Alexander de Talleyrand Périgord duca di Dino.
Sul lato sinistro due finestre illuminano il teatro; danno sul giardino retrostante dove anticamente, ancor prima che nascesse il teatro interno, si tenevano feste danzerecce e piccoli spettacoli. Sul lato opposto della stanza delle rientranze, oggi vuote, ospitavano due grandi specchi che attraverso il riflesso diretto della luce solare amplificavano l'illuminazione della sala e davano risalto al soffitto elegantemente decorato a falsi cassettoni poligonali e rosoni con al centro un affresco su tela raffigurante l'Aurora di Guido Reni.
Francesco de Larderel fu un mirabile imprenditore francese a cui dobbiamo l'inizio vincente dello sfruttamento industriale dei soffioni boraciferi dell'alta Valdicecina. Agli albori dell'Ottocento a seguito della rivoluzione francese si trasferì nel cuore della Toscana, e come lui altre famiglie benestanti, cambiando radicalmente l'aspetto urbano di interi territori rurali. La sua ascesa nel panorama imprenditoriale del Granducato di Toscana coincise con la costruzione di grande aree industriali, paesi ex-novo ad uso dei dipendenti delle sua azienda, chiese e alcuni palazzi nobiliari.
Tra quest'ultimi spicca senz'altro il Palazzo de Larderel, grande dimora residenziale di famiglia, visibile lungo la via dei Condotti Nuovi di Livorno. Trattasi forse del più imponente e sontuoso palazzo livornese dell'Ottocento, dal cui progetto architettonica Francesco volle costruire un ulteriore simile palazzo trasposto nell'antico centro storico di Pomarance. Prendendo il medesimo nome di Palazzo de Larderel e la sua enorme stazza strutturale da far sminuire la maggior parte degli edifici del paese, quello di Pomarance diventò la dimora autunnale della famiglia.