Vocazioni medievali

Al confine di tre comuni

Chi solitamente vuole raggiungere Volterra dal mare, o viceversa, chi è alla ricerca delle spiagge di marina di Cecina e di Bibbona venendo dall'entroterra si immette sulla vecchia statale 68. Lungo questa arteria puoi vedere una moltitudine di paesaggi molti differenti tra loro, ma tutti iconici della toscanità più stereotipata: colline sinuose, cipressi e casali rustici da una parte, pinete, spiagge e mare dall'altra.

Il viaggio taglia diversi comuni legati alla filiera della Val di Cecina, ma i paesini che si affacciano lungo la strada, per lo più nuclei abitativi, non invogliano la fermata. Anche Casino di Terra, agli estremi della giurisdizione di Montecatini Val di Cecina, può sfuggire all'attenzione del passante, tuttavia porta in cuor suo una storia di grande archeologia industriale che merita menzione e soprattutto del tempo per esplorarla.

Essendo questa una località di confine tra tre comuni, divenne una ottima base logistica per la sosta di carri pieni di merci trainati da cavalli. Una vocazione medievale tramandata fino all'Ottocento che con il progresso dei tempi permise la realizzazione di una stazione ferroviaria.

Stazione d'altri tempi

Le terre del Mocajo

Negli anni Cinquanta del Novecento Casino di Terra fu sede di un modesto pastificio, sorto per rilanciare l'economia della zona. Era il Pastificio Mocajo dell'ingegnere Giorgio Perucchetti, Cavaliere del lavoro, dove vi lavoravano circa settanta dipendenti. Fallito negli anni Sessanta, oggi ne puoi vedere la grande struttura degradata, lungo strada, costituita anche da una torre altissima, che conta fino a cinque piani.

Negli anni Trenta l'imprenditore aveva acquistato due aziende agricole del territorio: il Mocajo e Ligia, novecento ettari tra seminativi e bosco ceduo di macchia mediterranea condotto a mezzadria. Da allora iniziò quella grande opera di bonifica fondiaria che lo portò alla realizzazione di nuove unità abitative, il frantoio, le più moderne macchine agricole e l'allevamento della razza chianina. Vi portò inoltre l’energia elettrica, la scuola rurale ed il centro medico per i mezzadri e le loro famiglie. Le costruzioni e le testimonianze permanenti di quell’illuminata opera di filantropia e progresso sono tuttora visibili. Al centro della Tenuta Mocajo meritevole è la Seicentesca Villa Padronale, votata al turismo, e l’antica Chiesetta adiacente dove ancora si celebrano cerimonie e matrimoni religiosi.

Vocazioni medievali

Al confine di tre comuni

Chi solitamente vuole raggiungere Volterra dal mare, o viceversa, chi è alla ricerca delle spiagge di marina di Cecina e di Bibbona venendo dall'entroterra si immette sulla vecchia statale 68. Lungo questa arteria puoi vedere una moltitudine di paesaggi molti differenti tra loro, ma tutti iconici della toscanità più stereotipata: colline sinuose, cipressi e casali rustici da una parte, pinete, spiagge e mare dall'altra.

Il viaggio taglia diversi comuni legati alla filiera della Val di Cecina, ma i paesini che si affacciano lungo la strada, per lo più nuclei abitativi, non invogliano la fermata. Anche Casino di Terra, agli estremi della giurisdizione di Montecatini Val di Cecina, può sfuggire all'attenzione del passante, tuttavia porta in cuor suo una storia di grande archeologia industriale che merita menzione e soprattutto del tempo per esplorarla.

Essendo questa una località di confine tra tre comuni, divenne una ottima base logistica per la sosta di carri pieni di merci trainati da cavalli. Una vocazione medievale tramandata fino all'Ottocento che con il progresso dei tempi permise la realizzazione di una stazione ferroviaria.

Stazione d'altri tempi

Le terre del Mocajo

Negli anni Cinquanta del Novecento Casino di Terra fu sede di un modesto pastificio, sorto per rilanciare l'economia della zona. Era il Pastificio Mocajo dell'ingegnere Giorgio Perucchetti, Cavaliere del lavoro, dove vi lavoravano circa settanta dipendenti. Fallito negli anni Sessanta, oggi ne puoi vedere la grande struttura degradata, lungo strada, costituita anche da una torre altissima, che conta fino a cinque piani.

Negli anni Trenta l'imprenditore aveva acquistato due aziende agricole del territorio: il Mocajo e Ligia, novecento ettari tra seminativi e bosco ceduo di macchia mediterranea condotto a mezzadria. Da allora iniziò quella grande opera di bonifica fondiaria che lo portò alla realizzazione di nuove unità abitative, il frantoio, le più moderne macchine agricole e l'allevamento della razza chianina. Vi portò inoltre l’energia elettrica, la scuola rurale ed il centro medico per i mezzadri e le loro famiglie. Le costruzioni e le testimonianze permanenti di quell’illuminata opera di filantropia e progresso sono tuttora visibili. Al centro della Tenuta Mocajo meritevole è la Seicentesca Villa Padronale, votata al turismo, e l’antica Chiesetta adiacente dove ancora si celebrano cerimonie e matrimoni religiosi.

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  • Marzo 29, 2024 15:50 local time