La Val di Cecina grazie al suo importante patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico, rappresenta una delle zone più curiose e da esplorare della Toscana; una perla di rara bellezza che abbraccia sì la percezione della tuscanity da cartolina, ma anche l'aspetto occulto e religioso fatto di credenze, leggende e simboli ancestrali e concettuali tra antico e minimalismo.
Volterra non è soltanto una città dalle antichissime origini, in cui architettura medievale e scavi etruschi convivono in armonia, ma è anche un luogo in cui l'arte contemporanea trova spazio, creando contaminazioni che affatto ne alterano le sue nobili origini bensì le arricchiscono, offrendo inediti punti di vista e nuove occasioni di riflessione. Parleremo, dunque, di una presenza inedita, che da diversi anni a questa parte anima la vita culturale della città e che ultimamente ha dato vita a un itinerario turistico alternativo. Un itinerario molto articolato, caratterizzato dalla presenza capillare di opere d'arte sulle colline che circondano l'abitato di Volterra, che ne hanno rimodellato la fisionomia rappresentando un valore aggiunto per il paesaggio.
Scendendo da Volterra in direzione Siena i tornanti regalano panorami e visioni di colline fino all'orizzonte. Nelle vicinanze del Borgo di Roncolla, una piazzola adibita a parcheggio propone una sosta di gusto. I campi di grano sono meravigliosi e lungo il pendio una sorta di cornice obbliga a rallentare la corsa e costringe i passanti ad osservare.
Il cerchio rosso attira l'attenzione di tutti, offre grandi spunti di fotografia.
L'Anello di San Martino è, forse, l'opera contemporanea più conosciuta sul territorio; l’anello dal tipico colore rosso ossido caro a Mauro Staccioli dà al dolce panorama collinare volterrano una nuova visibilità e conduce lo sguardo alle alture metallifere al di là dei declivi verdeggianti.
Mauro Staccioli, famoso per le sue sculture imponenti che circoscrivono con lo sfondamento della materia una piccola, ma significativa fetta di infinito, ha lasciato alla sua patria molte opere e questa tra tutte dall'aspetto molto semplice e minimal è il monumento della zona più immortalato su instagram.
A pochi passi dall'opera di Staccioli è visibile, come un isolotto sul mare, un piccolo boschetto su campo di grano. E' il Poggio di San Martino, la cui sommità ci consente di ammirare tutta la zona del Volterrano fino al mare e, nella parte retrostante, aprendosi verso Monte Voltraio, ci offre un panorama che, nelle giornate più chiare, si estende fino agli Appennini. Da parte dei volterrani, questa era metà di grandi scampagnate, ma cessò dopo pochi anni in quanto la motorizzazione influì in via definitiva a diversi orientamenti.
Oggi è una meta per solitari, un piccolo boschetto dove riposare nel silenzio della natura e dove ammirare la campagna circostante che da quassù si fa ancora più interessante.
Il nome di San Martino fa riferimento ad una antica chiesa non più esistente avente il nome di San Martino, di questa possiamo vedere la omonima ricostruita nel Settecento inserita poco più giù all'interno del borgo di Roncolla.
Il primitivo nome di questa collina era Monte Secondo, poi Monte Ridolfo o Rodulfo: oggi è Poggio San Martino. Questo poggio, ricoperto di vegetazione, nella quale primeggiano soprattutto i pini, delimitava ad est il confine fra il comune di Volterra e quello di Monte Voltraio e, come Monte Voltraio appunto, fu testimone dei forti contrasti e delle aspre guerre avvenute fra il vescovo e Volterra. Anzi Monte Ridolfo faceva parte del territorio in cui tali vicende avvennero, presentandosi ai volterrani come primo baluardo difensivo avversario da espugnare.
Non è dato sapere da quando su detto Poggio fossero fatte delle costruzioni, anche se alcuni testi di storia, volterrana comprendono Monte RidoIfo fra le ville che nel Duecento erano sotto la giurisdizione di Monte Voltraio. Perciò non è da escludere anche la chiesa fosse di quel periodo, certo è che nel Settecento, quando tale territorio compreso Roncolla era proprietà dei Guarnacci, veniva descritta come fatiscente. Data la sua struttura pericolanteo Mario Guarnacci la trasferì nel borgo di Roncolla impiegando i ruderi rimanenti nella nuova costruzione.
La Val di Cecina grazie al suo importante patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico, rappresenta una delle zone più curiose e da esplorare della Toscana; una perla di rara bellezza che abbraccia sì la percezione della tuscanity da cartolina, ma anche l'aspetto occulto e religioso fatto di credenze, leggende e simboli ancestrali e concettuali tra antico e minimalismo.
Volterra non è soltanto una città dalle antichissime origini, in cui architettura medievale e scavi etruschi convivono in armonia, ma è anche un luogo in cui l'arte contemporanea trova spazio, creando contaminazioni che affatto ne alterano le sue nobili origini bensì le arricchiscono, offrendo inediti punti di vista e nuove occasioni di riflessione. Parleremo, dunque, di una presenza inedita, che da diversi anni a questa parte anima la vita culturale della città e che ultimamente ha dato vita a un itinerario turistico alternativo. Un itinerario molto articolato, caratterizzato dalla presenza capillare di opere d'arte sulle colline che circondano l'abitato di Volterra, che ne hanno rimodellato la fisionomia rappresentando un valore aggiunto per il paesaggio.
Scendendo da Volterra in direzione Siena i tornanti regalano panorami e visioni di colline fino all'orizzonte. Nelle vicinanze del Borgo di Roncolla, una piazzola adibita a parcheggio propone una sosta di gusto. I campi di grano sono meravigliosi e lungo il pendio una sorta di cornice obbliga a rallentare la corsa e costringe i passanti ad osservare.
Il cerchio rosso attira l'attenzione di tutti, offre grandi spunti di fotografia.
L'Anello di San Martino è, forse, l'opera contemporanea più conosciuta sul territorio; l’anello dal tipico colore rosso ossido caro a Mauro Staccioli dà al dolce panorama collinare volterrano una nuova visibilità e conduce lo sguardo alle alture metallifere al di là dei declivi verdeggianti.
Mauro Staccioli, famoso per le sue sculture imponenti che circoscrivono con lo sfondamento della materia una piccola, ma significativa fetta di infinito, ha lasciato alla sua patria molte opere e questa tra tutte dall'aspetto molto semplice e minimal è il monumento della zona più immortalato su instagram.
A pochi passi dall'opera di Staccioli è visibile, come un isolotto sul mare, un piccolo boschetto su campo di grano. E' il Poggio di San Martino, la cui sommità ci consente di ammirare tutta la zona del Volterrano fino al mare e, nella parte retrostante, aprendosi verso Monte Voltraio, ci offre un panorama che, nelle giornate più chiare, si estende fino agli Appennini. Da parte dei volterrani, questa era metà di grandi scampagnate, ma cessò dopo pochi anni in quanto la motorizzazione influì in via definitiva a diversi orientamenti.
Oggi è una meta per solitari, un piccolo boschetto dove riposare nel silenzio della natura e dove ammirare la campagna circostante che da quassù si fa ancora più interessante.
Il nome di San Martino fa riferimento ad una antica chiesa non più esistente avente il nome di San Martino, di questa possiamo vedere la omonima ricostruita nel Settecento inserita poco più giù all'interno del borgo di Roncolla.
Il primitivo nome di questa collina era Monte Secondo, poi Monte Ridolfo o Rodulfo: oggi è Poggio San Martino. Questo poggio, ricoperto di vegetazione, nella quale primeggiano soprattutto i pini, delimitava ad est il confine fra il comune di Volterra e quello di Monte Voltraio e, come Monte Voltraio appunto, fu testimone dei forti contrasti e delle aspre guerre avvenute fra il vescovo e Volterra. Anzi Monte Ridolfo faceva parte del territorio in cui tali vicende avvennero, presentandosi ai volterrani come primo baluardo difensivo avversario da espugnare.
Non è dato sapere da quando su detto Poggio fossero fatte delle costruzioni, anche se alcuni testi di storia, volterrana comprendono Monte RidoIfo fra le ville che nel Duecento erano sotto la giurisdizione di Monte Voltraio. Perciò non è da escludere anche la chiesa fosse di quel periodo, certo è che nel Settecento, quando tale territorio compreso Roncolla era proprietà dei Guarnacci, veniva descritta come fatiscente. Data la sua struttura pericolanteo Mario Guarnacci la trasferì nel borgo di Roncolla impiegando i ruderi rimanenti nella nuova costruzione.
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Dicembre 14, 2024 20:13 local time