Verso la seconda metà del Cinquecento, quando la lotta tra Francia e Spagna per la conquista dell'egemonia europea divampò, Francesco I, noncurante dei pregiudizi religiosi, strinse alleanza con l'Impero turco. Il pirata barbaresco Kair Eddin agli ordini del Sultano, disponendo di una temibile flotta, fu incaricato di assaltare dal mare la città di Nizza. La flotta barbaresca fu avvistata nelle acque del Tirreno e, dati gli stretti rapporti esistenti tra la Spagna di Carlo V e Cosimo de' Medici, si temettero incursioni sul litorale e nell'entroterra toscano.
A Volterra i provvedimenti e le misure relative alla difesa della città furono demandati ad un consiglio di otto persone, chiamato "gli otto della guerra"; fortunatamente non ci fu necessità di attuare i provvedimenti poiché la flotta nemica, dopo aver superato il canale di Piombino, puntò direttamente su Nizza. La paura fu tanta cosicché l'ambasciatore a Roma di Carlo V dette disposizioni tali che sia lo Stato senese che gli Appiani, signori di Piombino, si uniformassero alle disposizioni di Cosimo I per la comune difesa.
La situazione strategica fu riveduta e Volterra divenne piazza d'armi, nel senso che da essa, in caso di sbarco delle milizie avversarie sulle coste della Maremma, sarebbero partite le milizie. Si rese quindi necessario provvedere al rafforzamento della cinta rnuraria medioevale poiché, come era già risultato evidente nel caso del duca d'Urbino e di Francesco Ferrucci, con l'adozione delle artiglierie le mura di difesa non risultavano più essere invincibili.
Cosimo I de' Medici decise di inviare a Volterra il suo più valente architetto militare, Giovanni Battista Belluzzi detto il Sanmarino, affinché provvedesse ad una migliore sistemazione dei mezzi di difesa. Il luogo preposto ad accogliere il baluardo fu il poco scosceso terreno fuori Porta Fiorentina poiché, osservando l'andamento della cinta medioevale, ci si rese conto che era il punto più facilmente accessibile.
Il Bastione volterrano non differisce molto dalle opere fortificate coeve: è anch'essa a pianta pentagonale.
La cortina forma un robusto baluardo frontale, mentre i fianchi, ospitavano all'interno delle casematte i pezzi traditori che permettevano di battere d'infilata sia la Porta Fiorentina che la Porta di Docciola. Le casematte contenevano quasi sicuramente truppe, viveri e munizioni; è per questo che al loro interno presentano camini di volata, per permettere ai fumi che si creavano all'interno dell'ambiente di poter facilmente uscire verso l'esterno.
L'accesso al Bastione avveniva dall'interno della città ed il collegamento tra le due casematte era possibile, quasi sicuramente, attraverso passaggi coperti che ad oggi non sono visibili. Il paramento murario esterno si presenta uniforme fatta eccezione per le aperture delle troniere che servivano per il piazzamento delle artiglierie pesanti. Questo fa presupporre che nella parte retrostante a tali aperture vi fosse una piazza utilizzata per le manovre dei cannoni. Nella parte superiore il baluardo presentava un cammino di ronda; ad oggi solo poche pietre riescono a testimoniare l'andamento superiore del Bastione.
All'inizio dell'Ottocento l'area sottostante il Bastione venne utilizzata come discarica.
Si deve al volterrano Mario Becucci e ad un gruppo di volontari se l'area intorno al Bastione divenne, negli anni Cinquanta, un giardino a tutti gli effetti. Fu operata una bonifica generale di tutta la zona, si costruì la strada di accesso, si recinse il terreno che strapiornbava verso Docciola con una cintura di verde, si crearono aiuole fiorite, un bar e una pista da ballo con un piccolo palco coperto. L'ultimo intervento fu la costruzione di una pista di pattinaggio. Il tutto fu terminato in circa otto anni.
L'ambiente prese il nome di "Pista" e fu subito molto frequentato. Il ruolo assunto dalla Pista nella vita sociale di Volterra è stato così importante che ha finito per far passare in sott'ordine il Bastione che, per molti anni, è stato abbandonato a se stesso.
> Scopri, Parco Pubblico Il Bastione
Verso la seconda metà del Cinquecento, quando la lotta tra Francia e Spagna per la conquista dell'egemonia europea divampò, Francesco I, noncurante dei pregiudizi religiosi, strinse alleanza con l'Impero turco. Il pirata barbaresco Kair Eddin agli ordini del Sultano, disponendo di una temibile flotta, fu incaricato di assaltare dal mare la città di Nizza. La flotta barbaresca fu avvistata nelle acque del Tirreno e, dati gli stretti rapporti esistenti tra la Spagna di Carlo V e Cosimo de' Medici, si temettero incursioni sul litorale e nell'entroterra toscano.
A Volterra i provvedimenti e le misure relative alla difesa della città furono demandati ad un consiglio di otto persone, chiamato "gli otto della guerra"; fortunatamente non ci fu necessità di attuare i provvedimenti poiché la flotta nemica, dopo aver superato il canale di Piombino, puntò direttamente su Nizza. La paura fu tanta cosicché l'ambasciatore a Roma di Carlo V dette disposizioni tali che sia lo Stato senese che gli Appiani, signori di Piombino, si uniformassero alle disposizioni di Cosimo I per la comune difesa.
La situazione strategica fu riveduta e Volterra divenne piazza d'armi, nel senso che da essa, in caso di sbarco delle milizie avversarie sulle coste della Maremma, sarebbero partite le milizie. Si rese quindi necessario provvedere al rafforzamento della cinta rnuraria medioevale poiché, come era già risultato evidente nel caso del duca d'Urbino e di Francesco Ferrucci, con l'adozione delle artiglierie le mura di difesa non risultavano più essere invincibili.
Cosimo I de' Medici decise di inviare a Volterra il suo più valente architetto militare, Giovanni Battista Belluzzi detto il Sanmarino, affinché provvedesse ad una migliore sistemazione dei mezzi di difesa. Il luogo preposto ad accogliere il baluardo fu il poco scosceso terreno fuori Porta Fiorentina poiché, osservando l'andamento della cinta medioevale, ci si rese conto che era il punto più facilmente accessibile.
Il Bastione volterrano non differisce molto dalle opere fortificate coeve: è anch'essa a pianta pentagonale.
La cortina forma un robusto baluardo frontale, mentre i fianchi, ospitavano all'interno delle casematte i pezzi traditori che permettevano di battere d'infilata sia la Porta Fiorentina che la Porta di Docciola. Le casematte contenevano quasi sicuramente truppe, viveri e munizioni; è per questo che al loro interno presentano camini di volata, per permettere ai fumi che si creavano all'interno dell'ambiente di poter facilmente uscire verso l'esterno.
L'accesso al Bastione avveniva dall'interno della città ed il collegamento tra le due casematte era possibile, quasi sicuramente, attraverso passaggi coperti che ad oggi non sono visibili. Il paramento murario esterno si presenta uniforme fatta eccezione per le aperture delle troniere che servivano per il piazzamento delle artiglierie pesanti. Questo fa presupporre che nella parte retrostante a tali aperture vi fosse una piazza utilizzata per le manovre dei cannoni. Nella parte superiore il baluardo presentava un cammino di ronda; ad oggi solo poche pietre riescono a testimoniare l'andamento superiore del Bastione.
All'inizio dell'Ottocento l'area sottostante il Bastione venne utilizzata come discarica.
Si deve al volterrano Mario Becucci e ad un gruppo di volontari se l'area intorno al Bastione divenne, negli anni Cinquanta, un giardino a tutti gli effetti. Fu operata una bonifica generale di tutta la zona, si costruì la strada di accesso, si recinse il terreno che strapiornbava verso Docciola con una cintura di verde, si crearono aiuole fiorite, un bar e una pista da ballo con un piccolo palco coperto. L'ultimo intervento fu la costruzione di una pista di pattinaggio. Il tutto fu terminato in circa otto anni.
L'ambiente prese il nome di "Pista" e fu subito molto frequentato. Il ruolo assunto dalla Pista nella vita sociale di Volterra è stato così importante che ha finito per far passare in sott'ordine il Bastione che, per molti anni, è stato abbandonato a se stesso.
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Dicembre 14, 2024 20:01 local time