Nell'antico periodo etrusco - romano doveva esistere una via che da Volterra conduceva alla regione dove è situata oggi Siena, seguendo l'attuale crinale dei colli che, partendo da Montemiccioli, attraversa la zona di Monte Scuro e prosegue fino a Casole. Prima del bivio che conduce a quest'ultimo paese, vi è la deviazione che porta a Ponsano, nelle terre dei cinghiali e delle anatre selvatiche.
Si ricorda Porciniano fra i castelli, villaggi o ville distrutte e che avevano perduto ogni loro importanza, già prima della fine del Quattrocento. Situato sulla pendice destra della Val di Cecina che scende nei Fosci, fa compagnia ad altre località in cui ricorrono non pochi nomi di origine romane, derivanti dai nomi gentilizi di proprietari di fondi, o di latifondi, che una volta vi erano. Tali sono, ad esempio, Ariano, Porciniano, Ponzano, Luppiano, Barbaiano, che ci ricordano famiglie romane come Arria, Porcia, Ponzia; e non qui solamente, nel nostro territorio, rimangono nella toponomastica tracce di genti romane, ma anche altrove, come Annia per Agnana, Curzia per Curziano - Cozzano, Livia per Libbiano. Le origini di Porciniano dunque sono antiche.
Tutto ciò che possiamo dire su questa zona scaturisce unicamente da supposizioni che, storicamente, non contano niente. Comunque nel Trecento, sussistendo alcuni sospetti di guerra, i volterrani disposero, fra l'altro, che si fabbricasse un luogo forte a Ponsano. Non è dato sapere dove venne costruita tale fortificazione, ma è da supporre che si sia trattato del castelletto di Porciniano, vicinissimo a Ponsano.
Il sito è compreso nel territorio della fattoria dei Caggioli. Tale castelletto si trova su una collinetta e i suoi ruderi, anche se nella maggior parte nascosti da fitta vegetazione, sono ben visibili anche da Ponsano. Gli abitanti del luogo chiamano Porciniano «la Torraccia», forse perché è l'unico rudere che affiora dalla vegetazione, ma in effetti si tratta di una fortificazione con un castelletto delle stesse dimensioni dl quello che esisteva a Montemiccioli, col quale è in perfetta linea e che certamente ebbe le stesse funzioni di protezione, avvistamento e di difesa del territorio, situato com'è all'estremo confine del Comune.
Sul cucuzzolo
Per arrivare al fortilizio di Porciniano, dalla fattoria dei Caggioli si scende nel botro del Grinzo che, opportunamente sbarrato con una piccolissima diga, forma nella vallata un ampio lago. Subito dopo vi è la collinetta di Porciniano e i suoi ruderi si trovano proprio sul cucuzzolo. Accedere a questi resti non è molto facile: bisogna procedere unicamente fra la fitta vegetazione, sopra un terreno alquanto scosceso, ma una volta superato l'ostacolo naturale, la fatica è largamente premiata dalla scoperta del rudere, il quale, osservato da vicino, si dimostra assai più vasto e interessante più di quello che poteva sembrare dalle pendici.
Si tratta infatti di una torre a quattro tacce rettangolari della quale rimangono in piedi solo tre lati, divisi fra loro da ampi squarci. Non è da escludere, dal suono sordo che si sente battendo all'interno della torre, che sotto vi sia, quasi intatta, un'altra parte del fortilizio e forse si tratta del deposito dell'acqua, che esiste in ogni antico castello, anche se di piccole dimensioni. Tutt'intorno alla torre, nella parte più pianeggiante del cucuzzolo vi sono i muri perimetrali del castelletto, con la porta di accesso sulla destra, nella parte in cui si attaccano alla torre stessa.
Nell'antico periodo etrusco - romano doveva esistere una via che da Volterra conduceva alla regione dove è situata oggi Siena, seguendo l'attuale crinale dei colli che, partendo da Montemiccioli, attraversa la zona di Monte Scuro e prosegue fino a Casole. Prima del bivio che conduce a quest'ultimo paese, vi è la deviazione che porta a Ponsano, nelle terre dei cinghiali e delle anatre selvatiche.
Si ricorda Porciniano fra i castelli, villaggi o ville distrutte e che avevano perduto ogni loro importanza, già prima della fine del Quattrocento. Situato sulla pendice destra della Val di Cecina che scende nei Fosci, fa compagnia ad altre località in cui ricorrono non pochi nomi di origine romane, derivanti dai nomi gentilizi di proprietari di fondi, o di latifondi, che una volta vi erano. Tali sono, ad esempio, Ariano, Porciniano, Ponzano, Luppiano, Barbaiano, che ci ricordano famiglie romane come Arria, Porcia, Ponzia; e non qui solamente, nel nostro territorio, rimangono nella toponomastica tracce di genti romane, ma anche altrove, come Annia per Agnana, Curzia per Curziano - Cozzano, Livia per Libbiano. Le origini di Porciniano dunque sono antiche.
Tutto ciò che possiamo dire su questa zona scaturisce unicamente da supposizioni che, storicamente, non contano niente. Comunque nel Trecento, sussistendo alcuni sospetti di guerra, i volterrani disposero, fra l'altro, che si fabbricasse un luogo forte a Ponsano. Non è dato sapere dove venne costruita tale fortificazione, ma è da supporre che si sia trattato del castelletto di Porciniano, vicinissimo a Ponsano.
Il sito è compreso nel territorio della fattoria dei Caggioli. Tale castelletto si trova su una collinetta e i suoi ruderi, anche se nella maggior parte nascosti da fitta vegetazione, sono ben visibili anche da Ponsano. Gli abitanti del luogo chiamano Porciniano «la Torraccia», forse perché è l'unico rudere che affiora dalla vegetazione, ma in effetti si tratta di una fortificazione con un castelletto delle stesse dimensioni dl quello che esisteva a Montemiccioli, col quale è in perfetta linea e che certamente ebbe le stesse funzioni di protezione, avvistamento e di difesa del territorio, situato com'è all'estremo confine del Comune.
Sul cucuzzolo
Per arrivare al fortilizio di Porciniano, dalla fattoria dei Caggioli si scende nel botro del Grinzo che, opportunamente sbarrato con una piccolissima diga, forma nella vallata un ampio lago. Subito dopo vi è la collinetta di Porciniano e i suoi ruderi si trovano proprio sul cucuzzolo. Accedere a questi resti non è molto facile: bisogna procedere unicamente fra la fitta vegetazione, sopra un terreno alquanto scosceso, ma una volta superato l'ostacolo naturale, la fatica è largamente premiata dalla scoperta del rudere, il quale, osservato da vicino, si dimostra assai più vasto e interessante più di quello che poteva sembrare dalle pendici.
Si tratta infatti di una torre a quattro tacce rettangolari della quale rimangono in piedi solo tre lati, divisi fra loro da ampi squarci. Non è da escludere, dal suono sordo che si sente battendo all'interno della torre, che sotto vi sia, quasi intatta, un'altra parte del fortilizio e forse si tratta del deposito dell'acqua, che esiste in ogni antico castello, anche se di piccole dimensioni. Tutt'intorno alla torre, nella parte più pianeggiante del cucuzzolo vi sono i muri perimetrali del castelletto, con la porta di accesso sulla destra, nella parte in cui si attaccano alla torre stessa.
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Dicembre 14, 2024 18:33 local time