Campanile con orologio

La bellissima chiesa di Spicchiaiola

Questa località, tuttora abitata, si trova a otto chilometri circa da Volterra in mezzo a crete marnose cariche di conchiglie, in massima parte calcinate. II suo originario nome era Specchiola o Specchiaola, che deriva dalla voce volgare Specchio d'asino, cioè solfato di calce, consistente in una varietà di gesso a grandi cristalli sfaldabili, che abbonda nella zona, ma non è sfruttato. Le poche costruzioni rimaste di questo villaggio sono trasformate in case coloniche e presentano, anche se rimaneggiate, alcune strutture murarie originali.

La chiesa di questo borgo era dedicata ai Santi Iacopo apostolo e Cristoforo, di essa abbiamo notizie a partire dal Duecento. Fu distrutta, perché pericolante, e ricostruita. Il complesso moderno è formato dall’edificio di culto, dal campanile e dalla casa canonica. La data di costruzione di questo impianto è incerta, sappiamo comunque che la nuova chiesa venne consacrata alla fine del Settecento dedicandola solo a San Iacopo apostolo, perdendo quindi il compatrono San Cristoforo.

Pochi cenni storici

Terre di Specchio d'Asino

II suo originario nome era Specchiaiola, che deriva dalla voce volgare «Specchio d'asino», cioè solfato di calce, consistente in una varietà di gesso a grandi cristalli sfaldabili, che abbonda nella zona, ma non è sfruttato. Di questo antico borgo esistono pochi cenni storici e l'unico documento a noi tramandato è di poco prima del Duecento, rogato a Treschi, che si riferisce alla vendita di alcuni pezzi di terra situati nel distretto della parrocchia di Spicchiaiola. Nel Duecento questo borgo, come tanti altri del circondario, sembra facesse parte, della giurisdizione di Monte Voltraio, poi venne normalizzato sotto l'egemonia di Volterra. In quel periodo in cui imperversava la faida tra Guelfi e Ghibellini, i Guelfi fuoriusciti da Volterra bruciarono la villa qui presente, distruggendo le case e le capanne. Non essendo in primo tempo evidente chi fosse stato l'autore di tale danno, il Comune di Volterra decise di accollarsi l'onere per la ricostruzione. Poi, essendo venuto a conoscenza, tramite quelli di Mensano, che tale incendio era stata opera di Pietro e Paolo detto Bava e di Rìccobaldo di Certaldino di casa Riccobaldi e di altri fuoriusciti Guelfi, il Comune si avvalse sui beni di tali responsabili.

Campanile con orologio

La bellissima chiesa di Spicchiaiola

Questa località, tuttora abitata, si trova a otto chilometri circa da Volterra in mezzo a crete marnose cariche di conchiglie, in massima parte calcinate. II suo originario nome era Specchiola o Specchiaola, che deriva dalla voce volgare Specchio d'asino, cioè solfato di calce, consistente in una varietà di gesso a grandi cristalli sfaldabili, che abbonda nella zona, ma non è sfruttato. Le poche costruzioni rimaste di questo villaggio sono trasformate in case coloniche e presentano, anche se rimaneggiate, alcune strutture murarie originali.

La chiesa di questo borgo era dedicata ai Santi Iacopo apostolo e Cristoforo, di essa abbiamo notizie a partire dal Duecento. Fu distrutta, perché pericolante, e ricostruita. Il complesso moderno è formato dall’edificio di culto, dal campanile e dalla casa canonica. La data di costruzione di questo impianto è incerta, sappiamo comunque che la nuova chiesa venne consacrata alla fine del Settecento dedicandola solo a San Iacopo apostolo, perdendo quindi il compatrono San Cristoforo.

Pochi cenni storici

Terre di Specchio d'Asino

II suo originario nome era Specchiaiola, che deriva dalla voce volgare «Specchio d'asino», cioè solfato di calce, consistente in una varietà di gesso a grandi cristalli sfaldabili, che abbonda nella zona, ma non è sfruttato. Di questo antico borgo esistono pochi cenni storici e l'unico documento a noi tramandato è di poco prima del Duecento, rogato a Treschi, che si riferisce alla vendita di alcuni pezzi di terra situati nel distretto della parrocchia di Spicchiaiola. Nel Duecento questo borgo, come tanti altri del circondario, sembra facesse parte, della giurisdizione di Monte Voltraio, poi venne normalizzato sotto l'egemonia di Volterra. In quel periodo in cui imperversava la faida tra Guelfi e Ghibellini, i Guelfi fuoriusciti da Volterra bruciarono la villa qui presente, distruggendo le case e le capanne. Non essendo in primo tempo evidente chi fosse stato l'autore di tale danno, il Comune di Volterra decise di accollarsi l'onere per la ricostruzione. Poi, essendo venuto a conoscenza, tramite quelli di Mensano, che tale incendio era stata opera di Pietro e Paolo detto Bava e di Rìccobaldo di Certaldino di casa Riccobaldi e di altri fuoriusciti Guelfi, il Comune si avvalse sui beni di tali responsabili.

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