Via San Lino è la strada che, oggi, conduce da Piazzetta San Cristoforo a Porta San Francesco; la sua denominazione, attribuitagli solo a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, è in onore della figura del pontefice volterrano San Lino. A lui è da tempo dedicato anche un quattrocentesco monastero di clarisse, corrispondente ai nn. 16-20 di questa via, e la sua chiesa annessa, dietro le volontà del fondatore Raffaello Maffei.
San Lino fu il secondo Papa della cristianità, successore di Pietro e appartenente alla famiglia dei Mauri o Murria: San Lino. Economicamente agiata, la famiglia di Lino, benché avesse proprietà e case vicino Morrona e Bibbona, preferiva trascorrere la maggior parte del tempo nel palazzo, accanto alle terme romane volterrane. Fu qui che, intorno all’anno 18, Claudia, moglie del senatore Ercolano Mauri, dette alla luce Lino. Lasciata la città natale all’età di ventidue anni per continuare gli studi a Roma, non vi fece più ritorno. Diventato Papa, nel 76 fu decapitato dal console Saturnino su ordine di Vespasiano.
Una tradizione vuole che, nelle fondamenta della chiesa di San Lino, sia nascosta una sua pantofola: non è mai stata trovata, perciò a beneficio del dubbio non possiamo né smentire né confermare. La chiesa dal bel portale in pietra, presenta una struttura ad una sola navata; una aula semplice ricoperta, che doveva rispecchiare la riservatezza dell’ordine e servire prevalentemente alle abitatrici dell’annesso monastero, presenta una facciata austera e priva di segni iconografici o architettonici rimarcati, tranne il bel portale in pietra.
Un tempo nella facciata della chiesa, vi era un busto policromo di San Lino di Benedetto Buglioni, risalente al secondo decennio del Cinquecento e ora trasferito nel Museo Diocesano di Arte Sacra. È, comunque, l’interno che racchiude monumenti pittorici e scultorei di pregio: molte sono le opere di Cosimo Daddi, quadri, lunette e tutte le decorazioni della volta della chiesa. Non mancano le opere di Cesare Dandini così come la maestria del Curradi, autore della grandiosa tavola sull’altare maggiore.
Nella chiesa è presente anche il sepolcro del suo fondatore. Di finissimo marmo carrarese con semplici, ma eleganti ornati, il monumento, dove sono racchiuse le spoglie mortali del Maffei, è opera di Silvio Cosini, collaboratore e scolaro di Michelangelo. La statua del volterrano è opera di Mino da Fiesole e rappresenta il defunto in atto di appoggiare il capo alla destra e sollevandosi dall’urna e tenendo nella sinistra una fascia in cui è scritto Sic itur ud astra. Il monumento, noto e apprezzato dal Vasari, è una tomba a parete. La posizione del defunto risulta similare a quella dei defunti dei coperchi dei sarcofagi e delle urne etrusche. Nelle vicinanze si notano le statue dell’Arcangelo Raffaele e del Beato Gherardo, protettore della famiglia Maffei: opere di Stagio Stagi di Pietrasanta.
La chiesa era chiusa al culto e riservata solamente alle clarisse, ma nei primi anni dell'Ottocento fu aperta con la consacrazione del nuovo altare maggiore, di marmi duri fatti fare a spese del vivente vescovo. Da allora la chiesa è dei cittadini e si esprime agli occhi in tutta la sua bellezza. Oggi non si tengono più funzioni cattoliche ad eccezione della festa di San Lino del 23 Settembre.
Via San Lino è la strada che, oggi, conduce da Piazzetta San Cristoforo a Porta San Francesco; la sua denominazione, attribuitagli solo a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, è in onore della figura del pontefice volterrano San Lino. A lui è da tempo dedicato anche un quattrocentesco monastero di clarisse, corrispondente ai nn. 16-20 di questa via, e la sua chiesa annessa, dietro le volontà del fondatore Raffaello Maffei.
San Lino fu il secondo Papa della cristianità, successore di Pietro e appartenente alla famiglia dei Mauri o Murria: San Lino. Economicamente agiata, la famiglia di Lino, benché avesse proprietà e case vicino Morrona e Bibbona, preferiva trascorrere la maggior parte del tempo nel palazzo, accanto alle terme romane volterrane. Fu qui che, intorno all’anno 18, Claudia, moglie del senatore Ercolano Mauri, dette alla luce Lino. Lasciata la città natale all’età di ventidue anni per continuare gli studi a Roma, non vi fece più ritorno. Diventato Papa, nel 76 fu decapitato dal console Saturnino su ordine di Vespasiano.
Una tradizione vuole che, nelle fondamenta della chiesa di San Lino, sia nascosta una sua pantofola: non è mai stata trovata, perciò a beneficio del dubbio non possiamo né smentire né confermare. La chiesa dal bel portale in pietra, presenta una struttura ad una sola navata; una aula semplice ricoperta, che doveva rispecchiare la riservatezza dell’ordine e servire prevalentemente alle abitatrici dell’annesso monastero, presenta una facciata austera e priva di segni iconografici o architettonici rimarcati, tranne il bel portale in pietra.
Un tempo nella facciata della chiesa, vi era un busto policromo di San Lino di Benedetto Buglioni, risalente al secondo decennio del Cinquecento e ora trasferito nel Museo Diocesano di Arte Sacra. È, comunque, l’interno che racchiude monumenti pittorici e scultorei di pregio: molte sono le opere di Cosimo Daddi, quadri, lunette e tutte le decorazioni della volta della chiesa. Non mancano le opere di Cesare Dandini così come la maestria del Curradi, autore della grandiosa tavola sull’altare maggiore.
Nella chiesa è presente anche il sepolcro del suo fondatore. Di finissimo marmo carrarese con semplici, ma eleganti ornati, il monumento, dove sono racchiuse le spoglie mortali del Maffei, è opera di Silvio Cosini, collaboratore e scolaro di Michelangelo. La statua del volterrano è opera di Mino da Fiesole e rappresenta il defunto in atto di appoggiare il capo alla destra e sollevandosi dall’urna e tenendo nella sinistra una fascia in cui è scritto Sic itur ud astra. Il monumento, noto e apprezzato dal Vasari, è una tomba a parete. La posizione del defunto risulta similare a quella dei defunti dei coperchi dei sarcofagi e delle urne etrusche. Nelle vicinanze si notano le statue dell’Arcangelo Raffaele e del Beato Gherardo, protettore della famiglia Maffei: opere di Stagio Stagi di Pietrasanta.
La chiesa era chiusa al culto e riservata solamente alle clarisse, ma nei primi anni dell'Ottocento fu aperta con la consacrazione del nuovo altare maggiore, di marmi duri fatti fare a spese del vivente vescovo. Da allora la chiesa è dei cittadini e si esprime agli occhi in tutta la sua bellezza. Oggi non si tengono più funzioni cattoliche ad eccezione della festa di San Lino del 23 Settembre.
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