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Settembre 12, 2024 15:31 local time
Forse non ci crederete, ma qui prima c'era una bella discarica comunale. L’uso del terreno limitrofo al Bastione, come luogo per la dispersione dei rifiuti della città, durò fino alla metà del Novecento, ma da quel momento in poi nacque l’esigenza della conversione di questo spazio per uso ricreativo, una parte di terreno venne ripulita ed adibita a campo per il gioco delle bocce e sotto gli alberi esistenti alcuni alabastrai si riunivano abitualmente a fare merenda.
Si deve al volterrano Mario Becucci e ad un gruppo di volontari se l’area intorno al Bastione divenne, negli anni Cinquanta, un giardino a tutti gli effetti. Fu operata una bonifica generale di tutta la zona, si costruì la strada di accesso, si recinse il terreno che strapiornbava verso Docciola con una cintura di verde, si crearono aiuole fiorite, un bar e una pista da ballo con un piccolo palco coperto. L’ultimo intervento fu la costruzione di una pista di pattinaggio. Il tutto fu terminato in circa otto anni. L’ambiente prese il nome di “Pista” e fu subito molto frequentato.
Il mattino da madri coi figli, il pomeriggio e la sera da tutti i cittadini indistintamente e da numerosi turisti, tanto che in pochi anni divenne uno dei punti di incontro più popolari della città e lo rimase fino all’inizio degli anni Novanta. La Pista conobbe un forte declino dovuto alla trasformazione della licenza del bar da pubblica a privata: la Pista divenne Circolo D. Mancini e l’ingresso fu limitato ai soli soci E.N.A.L.
Il malcontento popolare fu così grande che negli anni Sessanta lo spazio ritornò alla città, la gestione fu affidata all’associazione Pro Volterra e il nome divenne Parco Pubblico il Bastione. Soprattutto nei primi dieci anni di questa nuova gestione il parco, che per i volterrani continuò ad essere popolarmente chiamato la Pista, divenne il centro di ogni attività ricreativa e culturale estiva; un posto insostituibile per la città. Il ruolo assunto dalla Pista nella vita sociale di Volterra è stato così importante che ha finito per far passare in sott’ordine il Bastione che, per molti anni, è stato abbandonato a se stesso quando non addirittura violentato.
Verso la seconda metà del Cinquecento, quando la lotta tra Francia e Spagna per la conquista dell'egemonia europea divampò nella terza fase, Francesco I, noncurante dei pregiudizi religiosi, strinse alleanza con l'Impero turco. Il pirata barbaresco Kair Eddin agli ordini del Sultano, disponendo di una temibile flotta, fu incaricato di assaltare dal mare la città di Nizza. La flotta barbaresca fu avvistata nelle acque del Tirreno e, dati gli stretti rapporti esistenti tra la Spagna di Carlo V e Cosimo de' Medici, si temettero incursioni sul litorale e nell'entroterra toscano.
A Volterra i provvedimenti e le misure relative alla difesa della città furono demandati ad un consiglio di otto persone, chiamato "gli otto della guerra"; fortunatamente non ci fu necessità di attuare i provvedimenti poiché la flotta nemica, dopo aver superato il canale di Piombino, puntò direttamente su Nizza. La paura fu tanta che venne deciso di costruire una piazza d'armi per la difesa del territorio. Da qui, il Bastione del Belluzzi.
Forse non ci crederete, ma qui prima c'era una bella discarica comunale. L’uso del terreno limitrofo al Bastione, come luogo per la dispersione dei rifiuti della città, durò fino alla metà del Novecento, ma da quel momento in poi nacque l’esigenza della conversione di questo spazio per uso ricreativo, una parte di terreno venne ripulita ed adibita a campo per il gioco delle bocce e sotto gli alberi esistenti alcuni alabastrai si riunivano abitualmente a fare merenda.
Si deve al volterrano Mario Becucci e ad un gruppo di volontari se l’area intorno al Bastione divenne, negli anni Cinquanta, un giardino a tutti gli effetti. Fu operata una bonifica generale di tutta la zona, si costruì la strada di accesso, si recinse il terreno che strapiornbava verso Docciola con una cintura di verde, si crearono aiuole fiorite, un bar e una pista da ballo con un piccolo palco coperto. L’ultimo intervento fu la costruzione di una pista di pattinaggio. Il tutto fu terminato in circa otto anni. L’ambiente prese il nome di “Pista” e fu subito molto frequentato.
Il mattino da madri coi figli, il pomeriggio e la sera da tutti i cittadini indistintamente e da numerosi turisti, tanto che in pochi anni divenne uno dei punti di incontro più popolari della città e lo rimase fino all’inizio degli anni Novanta. La Pista conobbe un forte declino dovuto alla trasformazione della licenza del bar da pubblica a privata: la Pista divenne Circolo D. Mancini e l’ingresso fu limitato ai soli soci E.N.A.L.
Il malcontento popolare fu così grande che negli anni Sessanta lo spazio ritornò alla città, la gestione fu affidata all’associazione Pro Volterra e il nome divenne Parco Pubblico il Bastione. Soprattutto nei primi dieci anni di questa nuova gestione il parco, che per i volterrani continuò ad essere popolarmente chiamato la Pista, divenne il centro di ogni attività ricreativa e culturale estiva; un posto insostituibile per la città. Il ruolo assunto dalla Pista nella vita sociale di Volterra è stato così importante che ha finito per far passare in sott’ordine il Bastione che, per molti anni, è stato abbandonato a se stesso quando non addirittura violentato.
Verso la seconda metà del Cinquecento, quando la lotta tra Francia e Spagna per la conquista dell'egemonia europea divampò nella terza fase, Francesco I, noncurante dei pregiudizi religiosi, strinse alleanza con l'Impero turco. Il pirata barbaresco Kair Eddin agli ordini del Sultano, disponendo di una temibile flotta, fu incaricato di assaltare dal mare la città di Nizza. La flotta barbaresca fu avvistata nelle acque del Tirreno e, dati gli stretti rapporti esistenti tra la Spagna di Carlo V e Cosimo de' Medici, si temettero incursioni sul litorale e nell'entroterra toscano.
A Volterra i provvedimenti e le misure relative alla difesa della città furono demandati ad un consiglio di otto persone, chiamato "gli otto della guerra"; fortunatamente non ci fu necessità di attuare i provvedimenti poiché la flotta nemica, dopo aver superato il canale di Piombino, puntò direttamente su Nizza. La paura fu tanta che venne deciso di costruire una piazza d'armi per la difesa del territorio. Da qui, il Bastione del Belluzzi.