L’Oratorio di Sant'Antonio fu costruito anticamente agli inizi dell'anno Mille, anche se non possiamo essere certi sulla data. L’edificio è uno dei tanti oratori eretti a Volterra in epoca medievale, con una struttura tipologica simile agli altri: interno ad una sola navata, muratura in pietra a filaretto squadrata, scarse decorazioni e copertura a capanna. Nel XX secolo è stato sopraelevato con struttura in collo.
L’Oratorio faceva parte dell’ordine degli Antoniniani, meglio conosciuti sotto la denominazione dei cavalieri di Sant’Antonio da Vienne, ordine che fu fondato nel Delfinato e approvato da Papa Urbano II alla fine dell'anno Mille. Al principio i frati si riconoscevano per la semplice veste talare con la Tau azzurra nel petto a sinistra e un bastone e un campanello d’argento. Poi Massimiliano I, nel Cinquecento, volle che l’ordine fosse contraddistinto da uno scudo con l’aquila imperiale con le ali nere, piegate e rostro smaltato, fregiata dalla fascia imperiale di colore rosso, con tiara imperiale gialla, scudo giallo nel petto ed in mezzo la Tau azzurra.
I frati di Sant'Antonio si dedicarono alla cura di quei malati colpiti dal cosiddetto fuoco sacro o altrimenti fuoco di Sant’Antonio, più scientificamente noto come ergotismo cancrenoso che colpisce in modo particolare gli arti inferiori.
Allevando un numero elevato di maiali, dal cui grasso si ricavava un rimedio per il male, Sant'Antonio, vuoi per leggenda, vuoi per tradizione artistica, è sempre stato rappresentato con un suino ai piedi. Molto probabilmente il segno del Tau, con cui si riconosceva l’ordine, ha avuto origine dai simboli paleocristiani in Grecia e anche presso gli Ebrei era in uso.
L’ordine degli Antoniniani, come tanti altri, si riconosceva nel segno della T greca che, molti identificano con una cruccia, o un bastone, o una stampella a sostegno di quei malati affetti dal fuoco sacro. L’ordine, come tanti altri ordini religiosi, si spense verso la fine del Settecento, all’epoca dei grandi rivolgimenti illuministico giurisdizionalistici del tempo.
L’Oratorio di Sant'Antonio fu costruito anticamente agli inizi dell'anno Mille, anche se non possiamo essere certi sulla data. L’edificio è uno dei tanti oratori eretti a Volterra in epoca medievale, con una struttura tipologica simile agli altri: interno ad una sola navata, muratura in pietra a filaretto squadrata, scarse decorazioni e copertura a capanna. Nel XX secolo è stato sopraelevato con struttura in collo.
L’Oratorio faceva parte dell’ordine degli Antoniniani, meglio conosciuti sotto la denominazione dei cavalieri di Sant’Antonio da Vienne, ordine che fu fondato nel Delfinato e approvato da Papa Urbano II alla fine dell'anno Mille. Al principio i frati si riconoscevano per la semplice veste talare con la Tau azzurra nel petto a sinistra e un bastone e un campanello d’argento. Poi Massimiliano I, nel Cinquecento, volle che l’ordine fosse contraddistinto da uno scudo con l’aquila imperiale con le ali nere, piegate e rostro smaltato, fregiata dalla fascia imperiale di colore rosso, con tiara imperiale gialla, scudo giallo nel petto ed in mezzo la Tau azzurra.
I frati di Sant'Antonio si dedicarono alla cura di quei malati colpiti dal cosiddetto fuoco sacro o altrimenti fuoco di Sant’Antonio, più scientificamente noto come ergotismo cancrenoso che colpisce in modo particolare gli arti inferiori.
Allevando un numero elevato di maiali, dal cui grasso si ricavava un rimedio per il male, Sant'Antonio, vuoi per leggenda, vuoi per tradizione artistica, è sempre stato rappresentato con un suino ai piedi. Molto probabilmente il segno del Tau, con cui si riconosceva l’ordine, ha avuto origine dai simboli paleocristiani in Grecia e anche presso gli Ebrei era in uso.
L’ordine degli Antoniniani, come tanti altri, si riconosceva nel segno della T greca che, molti identificano con una cruccia, o un bastone, o una stampella a sostegno di quei malati affetti dal fuoco sacro. L’ordine, come tanti altri ordini religiosi, si spense verso la fine del Settecento, all’epoca dei grandi rivolgimenti illuministico giurisdizionalistici del tempo.
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