Palazzo del Seicento

Dimora dell'Ammiraglio Iacopo Inghirami

Il Palazzo Inghirami ha ingresso principale in fondo Via Marchesi, di fronte alla Rampa di Castello con accesso a Parco Fiumi. Questo edificio, la cui mole domina quest'ultima parte della strada e la Piazza Martiri della Libertà, fu costruito agli inizi del Seicento dall'ammiraglio Iacopo Inghirami su disegno dell'architetto Giovan Battista Caccini. Un'iscrizione, segnata sulla fascia marcapiano che divide la facciata in due parti, ci informa sull'anno in cui terminarono i lavori.

In questo palazzo Luchino Visconti girò numerose scene del suo celebre film "Vaghe Stelle dell'Orsa", che vide iniziare per Volterra un periodo in cui diversi film e sceneggiati resero protagoniste le vedute dei suoi palazzi e dei suoi palazzi. Una scelta non a torto quella di girare all'interno di Palazzo Inghirami, perchè di fatto nella sua espressione estetica è uno dei pochi palazzi privati della città che hanno mantenuto un carattere contestualizzato ad un preciso periodo storico. Il suo aspetto fu di ispirazione anche per Gabriele d'Annunzio che lo spinse a scrivere piccoli appunti di viaggio a riguardo.

Ingresso importante

Facciata di grande rilievo

La facciata è strutturata su tre piani. Al centro del piano terra domina il portale in pietra caratterizzato da un bugnato a sviluppo alternato e radiale, che, internamente, è delimitato da un nastrino e da una fascia piana arretrata, sui quali si sovrappongono, in imposta d'arco due bozze lisce. Il palazzo è circoscritto esternamente da una profilatura di ordine tuscanico.

Al di sopra del portale, su una mensola, è appoggiato un busto di Cosimo II, un omaggio dell'ammiraglio al granduca che lo aveva favorito nella carriera e nei privilegi; il granduca è rappresentato con l'uniforme e la croce dell'ordine di Santo Stefano. Ancora al di sopra è collocato un balconcino con ringhiera in pietra. Il portale è affiancato da due finestre inginocchiate con timpano triangolare. Le finestre del primo piano sono a copertura curvilinea e triangolare alternata, mentre quelle del secondo piano sono invece piccole e
quadrangolari.

Gli spazi aperti

Il cortile delle urne etrusche

All'interno del polazzo si trova un cortile impostato su colonne di ordine tuscanico disposte su tre lati; murate nelle pareti del cortile, vi sono numerose urne etrusche di proprietà della famiglia Inghirarni. Le urne hanno provenienze diverse, principalmente da tombe trovate nei possedimenti della famiglia disseminate nel volterrano. Alcune, in particolare, si ritengono provenienti dalla cosiddetta “Tomba Inghirami”, oggi ricostruita al Museo Archeologico di Firenze, trovata appunto nei terreni di Poggio alle Croci. A terra sono raccolti al centro alcuni cippi a forma di pigna: sono artefatti etruschi ed erano posti ad indicare i siti delle tombe.

Nel complesso del palazzo è compreso un pozzo che era accessibile a tutti gli abitanti della zona per attingervi acqua, quando dell'acqua se ne aveva gran bisogno; era considerato la fonte non pubblica più limpida di tutta la città e l'affluenza era tale che il turno per prendere acqua era segnato dalla fila di brocche di rame deposte fin dall'alba.

Le sale antiche

Un arredo permeato di storia

Percorrendo il corridoio, dopo il portone vetrato interno, troviamo l'Archivio contenente documenti relativi alla famiglia, a partire dal Duecento sino ai giorni nostri. Da notare, al termine del corridoio di ingresso, il busto marmoreo dell’Ammiraglio Iacopo Inghirami, attribuito a Felice Palma.

Segue poi lo Scalone a doppia rampa costruito su progetto dell’architetto senese Giuseppe Partini. A metà si trova il Giardinetto, ornato da piccole siepi di bosso e da una magnolia, attraverso cui si raggiungeva il Giardino, che si intravede in cima al muraglione di Piazza Martiri della Libertà, sul retro del palazzo.

In cima allo Scalone, si può ammirare una copia ottocentesca del ritratto che Raffaello Sanzio fece a Tommaso Fedra Inghirami, ma è il Salone ha colpire per la sua spaziosità e per il suo arredo permeato di storia: i dipinti degli avi, i racconti di antiche battaglie ci riportano indietro nel tempo. Curiosi anche i ritratti degli antenati illustri del Seicento e del Settecento.

Estetiche di epoche passate

Il piano superiore

Nella camera attigua al Salone, oltre ad altri ritratti di famiglia, si può osservare il Letto da Campo dell’Ammiraglio, decorato con ricami raffiguranti scene africane: mori e saraceni, coccodrilli, elefanti, piante di papiro.

Segue poi il Corridoio dei Dipinti dove si possono ammirare numerose tele del Settecento e dell’Ottocento di ispirazione prevalentemente religiosa. Alle pareti troviamo una carta da parati particolare che mira a riprodurre il marmo.

Alla fine del corridoio, in una porta laterale a sinistra, ammirevole è senz'altro il Salotto Giallo che fu arredato nell’Ottocento proprio come possiamo vederlo ancora oggi. Da notare le due piccole consolle ai lati della finestra; la grande consolle la cui specchiera si accoppia con la specchiera sopra il caminetto ed il cassettoncino in avorio del Seicento. Il soffitto affrescato si coniuga con la carta da parati molto particolare dai toni color limone.

A fianco della costruzione seicentesca

L'ala ottocentesca

A fianco di questa costruzione seicentesca si trovava un grande orto sul quale, nell'Ottocento, fu costruita un'altra ala in stile neogotico. Quest'ala, che occupa anche parte della rampa di Castello, fu progettata dall'architetto senese Giuseppe Partini con interventi di Michelangelo Inghirami. E' impostata su tre piani, con muratura a bozze decorate con bugnato, al pianterreno vi è un portale con copertura ad arco a sesto acuto accanto a due finte porte, al primo e secondo piano tre bifore coperte da un arco a sesto acuto.

Nella parete vi sono due stemmi della famiglia Inghirami, uno con tre ruote d'oro in campo azzurro due a una, su un unico campo; l'altro inquadrato: il primo e il terzo quadrante sono d'azzurro con tre ruote d'oro due a una, il secondo e il quarto quadrante sono d'oro con un'aquila di nero coronata d'oro.

Sul suo retro, uno spiazzo privato a cielo aperto giunge a ridosso del costone roccioso del Piano di Castello.

Palazzo del Seicento

Dimora dell'Ammiraglio Iacopo Inghirami

Il Palazzo Inghirami ha ingresso principale in fondo Via Marchesi, di fronte alla Rampa di Castello con accesso a Parco Fiumi. Questo edificio, la cui mole domina quest'ultima parte della strada e la Piazza Martiri della Libertà, fu costruito agli inizi del Seicento dall'ammiraglio Iacopo Inghirami su disegno dell'architetto Giovan Battista Caccini. Un'iscrizione, segnata sulla fascia marcapiano che divide la facciata in due parti, ci informa sull'anno in cui terminarono i lavori.

In questo palazzo Luchino Visconti girò numerose scene del suo celebre film "Vaghe Stelle dell'Orsa", che vide iniziare per Volterra un periodo in cui diversi film e sceneggiati resero protagoniste le vedute dei suoi palazzi e dei suoi palazzi. Una scelta non a torto quella di girare all'interno di Palazzo Inghirami, perchè di fatto nella sua espressione estetica è uno dei pochi palazzi privati della città che hanno mantenuto un carattere contestualizzato ad un preciso periodo storico. Il suo aspetto fu di ispirazione anche per Gabriele d'Annunzio che lo spinse a scrivere piccoli appunti di viaggio a riguardo.

Ingresso importante

Facciata di grande rilievo

La facciata è strutturata su tre piani. Al centro del piano terra domina il portale in pietra caratterizzato da un bugnato a sviluppo alternato e radiale, che, internamente, è delimitato da un nastrino e da una fascia piana arretrata, sui quali si sovrappongono, in imposta d'arco due bozze lisce. Il palazzo è circoscritto esternamente da una profilatura di ordine tuscanico.

Al di sopra del portale, su una mensola, è appoggiato un busto di Cosimo II, un omaggio dell'ammiraglio al granduca che lo aveva favorito nella carriera e nei privilegi; il granduca è rappresentato con l'uniforme e la croce dell'ordine di Santo Stefano. Ancora al di sopra è collocato un balconcino con ringhiera in pietra. Il portale è affiancato da due finestre inginocchiate con timpano triangolare. Le finestre del primo piano sono a copertura curvilinea e triangolare alternata, mentre quelle del secondo piano sono invece piccole e
quadrangolari.

Gli spazi aperti

Il cortile delle urne etrusche

All'interno del polazzo si trova un cortile impostato su colonne di ordine tuscanico disposte su tre lati; murate nelle pareti del cortile, vi sono numerose urne etrusche di proprietà della famiglia Inghirarni. Le urne hanno provenienze diverse, principalmente da tombe trovate nei possedimenti della famiglia disseminate nel volterrano. Alcune, in particolare, si ritengono provenienti dalla cosiddetta “Tomba Inghirami”, oggi ricostruita al Museo Archeologico di Firenze, trovata appunto nei terreni di Poggio alle Croci. A terra sono raccolti al centro alcuni cippi a forma di pigna: sono artefatti etruschi ed erano posti ad indicare i siti delle tombe.

Nel complesso del palazzo è compreso un pozzo che era accessibile a tutti gli abitanti della zona per attingervi acqua, quando dell'acqua se ne aveva gran bisogno; era considerato la fonte non pubblica più limpida di tutta la città e l'affluenza era tale che il turno per prendere acqua era segnato dalla fila di brocche di rame deposte fin dall'alba.

Le sale antiche

Un arredo permeato di storia

Percorrendo il corridoio, dopo il portone vetrato interno, troviamo l'Archivio contenente documenti relativi alla famiglia, a partire dal Duecento sino ai giorni nostri. Da notare, al termine del corridoio di ingresso, il busto marmoreo dell’Ammiraglio Iacopo Inghirami, attribuito a Felice Palma.

Segue poi lo Scalone a doppia rampa costruito su progetto dell’architetto senese Giuseppe Partini. A metà si trova il Giardinetto, ornato da piccole siepi di bosso e da una magnolia, attraverso cui si raggiungeva il Giardino, che si intravede in cima al muraglione di Piazza Martiri della Libertà, sul retro del palazzo.

In cima allo Scalone, si può ammirare una copia ottocentesca del ritratto che Raffaello Sanzio fece a Tommaso Fedra Inghirami, ma è il Salone ha colpire per la sua spaziosità e per il suo arredo permeato di storia: i dipinti degli avi, i racconti di antiche battaglie ci riportano indietro nel tempo. Curiosi anche i ritratti degli antenati illustri del Seicento e del Settecento.

Estetiche di epoche passate

Il piano superiore

Nella camera attigua al Salone, oltre ad altri ritratti di famiglia, si può osservare il Letto da Campo dell’Ammiraglio, decorato con ricami raffiguranti scene africane: mori e saraceni, coccodrilli, elefanti, piante di papiro.

Segue poi il Corridoio dei Dipinti dove si possono ammirare numerose tele del Settecento e dell’Ottocento di ispirazione prevalentemente religiosa. Alle pareti troviamo una carta da parati particolare che mira a riprodurre il marmo.

Alla fine del corridoio, in una porta laterale a sinistra, ammirevole è senz'altro il Salotto Giallo che fu arredato nell’Ottocento proprio come possiamo vederlo ancora oggi. Da notare le due piccole consolle ai lati della finestra; la grande consolle la cui specchiera si accoppia con la specchiera sopra il caminetto ed il cassettoncino in avorio del Seicento. Il soffitto affrescato si coniuga con la carta da parati molto particolare dai toni color limone.

A fianco della costruzione seicentesca

L'ala ottocentesca

A fianco di questa costruzione seicentesca si trovava un grande orto sul quale, nell'Ottocento, fu costruita un'altra ala in stile neogotico. Quest'ala, che occupa anche parte della rampa di Castello, fu progettata dall'architetto senese Giuseppe Partini con interventi di Michelangelo Inghirami. E' impostata su tre piani, con muratura a bozze decorate con bugnato, al pianterreno vi è un portale con copertura ad arco a sesto acuto accanto a due finte porte, al primo e secondo piano tre bifore coperte da un arco a sesto acuto.

Nella parete vi sono due stemmi della famiglia Inghirami, uno con tre ruote d'oro in campo azzurro due a una, su un unico campo; l'altro inquadrato: il primo e il terzo quadrante sono d'azzurro con tre ruote d'oro due a una, il secondo e il quarto quadrante sono d'oro con un'aquila di nero coronata d'oro.

Sul suo retro, uno spiazzo privato a cielo aperto giunge a ridosso del costone roccioso del Piano di Castello.

BIBLIOGRAFIA
A. FURIESI Via dei Marchesi, in "Dizionario di Volterra / II, La città e il territorio : strade - piazze - palazzi - chiese - ville e opere d'arte del volterrano", Pacini, 1997, pp. 441-445
INGHIRAMI.IT www.inghirami.it, in "Palazzo Inghirami"

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