I bonus homini del Cinquecento

Dalle volontà di Giusto Turazza

L'istituto dei Buonomini fu fondato nella metà del Cinquecento in seguito ad un lascito testamentario di un ricco volterrano, Giusto Turazza. Alla fine dell'Ottocento l'Accademia dei Sepolti e l'Associazione Artigiani vollero erigere due lapidi a sua memoria, una delle quali visibile accanto alla porta dell'Istituto. Lo stesso anno il consiglio comunale decretò che la strada dove si trovava la sede dell'istituto fosse intitolata al suo fondatore, Giusto Turazza.

Il termine buonuomo deriva dalla dizione medievale bonus homo, con cui solitamente i comuni e gli altri enti indicavano persone esperte di una determinata disciplina e di fiducia dell'ente che li nominava per seguire l'esecuzione di un determinato progetto.

I compiti principali dei nostri Buonuomini erano definiti nel testamento di Giusto Turazza, dove è riportato anche quello che oggi chiameremmo regolamento o statuto dell'istituzione, dove vengono dettagliati i compiti che si dovevano dare.

Una associazione per fare del bene

La nascita dei Buonomini

I Buonuomini non avevano inizialmente una sede fissa: fino a dopo la metà del Cinquecento si adunavano presso la compagnia di San Michele, talvolta in casa dell’uno o dell’altro Buonuomo, talvolta nella canonica della Cattedrale o nel palazzo dei Priori; successivamente trovarono sede fissa in Via Turazza, dove ancora oggi ne troviamo l'esistenza.

Prima della sede fissa i Buonuomini avevano preso in affitto, per diciotto lire annue, una stanza dall’Opera del Duomo, impegnandosi a mantenerla in buone condizioni, sia all’interno che all’esterno, riservando all’Opera il diritto di servirsi, ad ogni occorrenza, dell’ossario, che in quella stanza si trovava, e precisando che in quella stanza, dove si tenevano le ossa e reliquie dei defunti, non si sarebbero fatte arti meccaniche, ma opere di misericordia e di compassione. In seguito però, dato che il Patrimonio Ecclesiastico voleva ampliare il proprio scrittoio e archivio, venne ordinato ai Buonomini di cedere la propria stanza. In cambio ricevettero, a titolo gratuito, la “vicina” stanza dove si radunava la Congregazione dei Cappellani.

Gli scopi del Pio Istituto

Un aiuto alla cittadinanza bisognosa

La stanza, che fino ad allora era stata la sede dei Cappellani, posta sull’attuale Via Turazza, divenne, così, la sede definitiva del Pio Istituto dei Buonomini.

Gli scopi del Pio Istituto erano la soddisfazione di obblighi e legati pii, la collazione di doti a povere e oneste fanciulle e la distribuzione di elemosine ai poveri sotto forma di alimenti e vesti. Il Pio Istituto si componeva di nove membri, compreso il priore, scelti tra cittadini volterrani onesti e caritatevoli, di qualsiasi condizione sociale. I Buonuomini erano eletti dal Consiglio Comunale, a maggioranza di voti, su terna proposta dal Pio Istituto. Se la Congregazione non proponeva la terna, il Consiglio Comunale eleggeva liberamente i Buonuomini. Nell’uno e nell’altro caso l’elezione doveva essere comunicata alla Prefettura. Chi rifiutava l’ufficio, incorreva in una multa pecuniaria di lire sette.

La Congregazione dei Buonuomini fu soppressa e riunita al Comitato di Beneficenza del comune di Volterra, che era stato istituito con decreto prefettizio di inizio Ottocento. Ai lati dell'ingresso sono state affisse due epigrafi commemoranti l'opera di Giusto Turazza e di Onorato della Maggiore.

L'ufficio di un avvocato

Antica dimora parzialmente conservata

L'ultima e attuale sede dei Buonuomini conserva molto dell'antico arredamento e della decorazione delle pareti. L'aspetto di una istituzione creatasi oltre quattro secoli fa, tuttavia ha dovuto fare spazio all'ufficio del facoltoso avvocato Marconi, contaminato inevitabilmente di cose moderne. Sulla facciata esterna si trova una Madonna in pietra del Cinquecento. All'interno la prima sala, quella più grande, era dedicata alle adunanze e vi trovavano posto gli otto seggi dove sedevano i buonuomini, sei stalli alle pareti e un tavolo per il segretario e il presidente delle riunioni, posizionati sul lato dove si trovano le finestre, mentre dal lato opposto una tribuna era utilizzata per chi doveva parlare. Uno scenario rimasto intatto fino al primo decennio del Duemila.

Nella sala, in un angolo, è stata collocata una statua, si tratta di una Madonna in pietra di autore ignoto del Cinquecento. Uno dei quadri esposti è detto la "Madonna degli Ebrei"; questo quadro cinquecentesco è stato battezzato così perché alla base della cornice è raffigurata una stella a sei punte, stemma della famiglia Turazza.

Le cose di un tempo

Cinque secoli di vita

Fra i personaggi ritratti nei dipinti appesi alle pareti è riconoscibile il dott. Luigi Toti. Egli fu un medico, nato a Foiano della Chiana nel 1759 e giunse a Volterra nel 1785 con l'incarico di medico condotto dell'Ospedale. Però fu famoso, ai suoi tempi, come naturalista e studioso di malattie rare. In particolare è stato il primo che ha individuato e riconosciuto la temibile "falange volterrana", l'unico ragno mortale d'Italia, oggi pressoché scomparso.

L'elemento più rilevante, fra quanto conservato nella sede attuale dei Buonuomini è sicuramente l'archivio, che occupa la stanza che si affaccia su Via Turazza. In esso sono conservate, ancora intatte, le memorie dei cinque secoli dì vita dell'istituto, con tutta la documentazione inerente gli introiti del patrimonio. Oltre ai documenti si trovano anche testimonianze e curiosità ormai cadute nel dimenticatoio, ad esempio i buoni in metallo con cui i poveri potevano recarsi a ricevere un pasto, del pane o dei vestiti alla mensa o al magazzino di proprietà dei Buonuomini. Sono stati realizzati in metallo, a guisa di monete, proprio perché non si disperdessero o si distruggessero facilmente.

I bonus homini del Cinquecento

Dalle volontà di Giusto Turazza

L'istituto dei Buonomini fu fondato nella metà del Cinquecento in seguito ad un lascito testamentario di un ricco volterrano, Giusto Turazza. Alla fine dell'Ottocento l'Accademia dei Sepolti e l'Associazione Artigiani vollero erigere due lapidi a sua memoria, una delle quali visibile accanto alla porta dell'Istituto. Lo stesso anno il consiglio comunale decretò che la strada dove si trovava la sede dell'istituto fosse intitolata al suo fondatore, Giusto Turazza.

Il termine buonuomo deriva dalla dizione medievale bonus homo, con cui solitamente i comuni e gli altri enti indicavano persone esperte di una determinata disciplina e di fiducia dell'ente che li nominava per seguire l'esecuzione di un determinato progetto.

I compiti principali dei nostri Buonuomini erano definiti nel testamento di Giusto Turazza, dove è riportato anche quello che oggi chiameremmo regolamento o statuto dell'istituzione, dove vengono dettagliati i compiti che si dovevano dare.

Una associazione per fare del bene

La nascita dei Buonomini

I Buonuomini non avevano inizialmente una sede fissa: fino a dopo la metà del Cinquecento si adunavano presso la compagnia di San Michele, talvolta in casa dell’uno o dell’altro Buonuomo, talvolta nella canonica della Cattedrale o nel palazzo dei Priori; successivamente trovarono sede fissa in Via Turazza, dove ancora oggi ne troviamo l'esistenza.

Prima della sede fissa i Buonuomini avevano preso in affitto, per diciotto lire annue, una stanza dall’Opera del Duomo, impegnandosi a mantenerla in buone condizioni, sia all’interno che all’esterno, riservando all’Opera il diritto di servirsi, ad ogni occorrenza, dell’ossario, che in quella stanza si trovava, e precisando che in quella stanza, dove si tenevano le ossa e reliquie dei defunti, non si sarebbero fatte arti meccaniche, ma opere di misericordia e di compassione. In seguito però, dato che il Patrimonio Ecclesiastico voleva ampliare il proprio scrittoio e archivio, venne ordinato ai Buonomini di cedere la propria stanza. In cambio ricevettero, a titolo gratuito, la “vicina” stanza dove si radunava la Congregazione dei Cappellani.

Gli scopi del Pio Istituto

Un aiuto alla cittadinanza bisognosa

La stanza, che fino ad allora era stata la sede dei Cappellani, posta sull’attuale Via Turazza, divenne, così, la sede definitiva del Pio Istituto dei Buonomini.

Gli scopi del Pio Istituto erano la soddisfazione di obblighi e legati pii, la collazione di doti a povere e oneste fanciulle e la distribuzione di elemosine ai poveri sotto forma di alimenti e vesti. Il Pio Istituto si componeva di nove membri, compreso il priore, scelti tra cittadini volterrani onesti e caritatevoli, di qualsiasi condizione sociale. I Buonuomini erano eletti dal Consiglio Comunale, a maggioranza di voti, su terna proposta dal Pio Istituto. Se la Congregazione non proponeva la terna, il Consiglio Comunale eleggeva liberamente i Buonuomini. Nell’uno e nell’altro caso l’elezione doveva essere comunicata alla Prefettura. Chi rifiutava l’ufficio, incorreva in una multa pecuniaria di lire sette.

La Congregazione dei Buonuomini fu soppressa e riunita al Comitato di Beneficenza del comune di Volterra, che era stato istituito con decreto prefettizio di inizio Ottocento. Ai lati dell'ingresso sono state affisse due epigrafi commemoranti l'opera di Giusto Turazza e di Onorato della Maggiore.

L'ufficio di un avvocato

Antica dimora parzialmente conservata

L'ultima e attuale sede dei Buonuomini conserva molto dell'antico arredamento e della decorazione delle pareti. L'aspetto di una istituzione creatasi oltre quattro secoli fa, tuttavia ha dovuto fare spazio all'ufficio del facoltoso avvocato Marconi, contaminato inevitabilmente di cose moderne. Sulla facciata esterna si trova una Madonna in pietra del Cinquecento. All'interno la prima sala, quella più grande, era dedicata alle adunanze e vi trovavano posto gli otto seggi dove sedevano i buonuomini, sei stalli alle pareti e un tavolo per il segretario e il presidente delle riunioni, posizionati sul lato dove si trovano le finestre, mentre dal lato opposto una tribuna era utilizzata per chi doveva parlare. Uno scenario rimasto intatto fino al primo decennio del Duemila.

Nella sala, in un angolo, è stata collocata una statua, si tratta di una Madonna in pietra di autore ignoto del Cinquecento. Uno dei quadri esposti è detto la "Madonna degli Ebrei"; questo quadro cinquecentesco è stato battezzato così perché alla base della cornice è raffigurata una stella a sei punte, stemma della famiglia Turazza.

Le cose di un tempo

Cinque secoli di vita

Fra i personaggi ritratti nei dipinti appesi alle pareti è riconoscibile il dott. Luigi Toti. Egli fu un medico, nato a Foiano della Chiana nel 1759 e giunse a Volterra nel 1785 con l'incarico di medico condotto dell'Ospedale. Però fu famoso, ai suoi tempi, come naturalista e studioso di malattie rare. In particolare è stato il primo che ha individuato e riconosciuto la temibile "falange volterrana", l'unico ragno mortale d'Italia, oggi pressoché scomparso.

L'elemento più rilevante, fra quanto conservato nella sede attuale dei Buonuomini è sicuramente l'archivio, che occupa la stanza che si affaccia su Via Turazza. In esso sono conservate, ancora intatte, le memorie dei cinque secoli dì vita dell'istituto, con tutta la documentazione inerente gli introiti del patrimonio. Oltre ai documenti si trovano anche testimonianze e curiosità ormai cadute nel dimenticatoio, ad esempio i buoni in metallo con cui i poveri potevano recarsi a ricevere un pasto, del pane o dei vestiti alla mensa o al magazzino di proprietà dei Buonuomini. Sono stati realizzati in metallo, a guisa di monete, proprio perché non si disperdessero o si distruggessero facilmente.

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