La prima a Est

Porta del Sole

Tra le sette porte medievali di Volterra, la Porta che si incontra per prima, procedendo ad oriente, è la Porta a Selci che, ai primi del secolo scorso, con lo sviluppo della viabilità rotabile, diventa anche l'entrata principale della città.

La Porta a Selci, addossata alla Fortezza, un tempo, si chiamava «Porta del Sole», appellativo che, alcuni scrittori, le attribuirono perché aperta a levante della città. Benché, già di per sé, rappresentasse una valida difesa dagli attacchi esterni, perché aperta in luogo sicuro e comodo, nel XIII secolo, gli Statuti di quel tempo stabilirono di costruirvi anche un fosso. Quando nel Trecento le mura e le porte della città furono rafforzate, anche la Porta a Selci subì molte trasformazioni: fu aggiunta una torre per la guardia e fu rifatto l'arco. Nel Cinquecento, su disposizione di Ferdinando dei Medici, la porta subì radicali cambiamenti tanto da essere quasi totalmente ricostruita, ma è quella che vediamo oggi!

La vecchia e la nuova

Due porte, una dimenticata

Se questa porta dopo più di quattrocento anni è ancora in perfetto stato di conservazione si deve all'abilità dei suoi costruttori. In molti libri, recanti la storia della città, si legge che, in seguito alla costruzione della nuova porta, la vecchia fu distrutta. In realtà non è così.

All'interno del penitenziario, la porta, completamente dimenticata, è visibile con il suo magnifico arco ancora intatto, ma solo nella parte superiore, con un'apertura di tre metri, propria di tutte le altre porte della città. In tal modo la vecchia e "scomparsa" Porta a Selci, con un basamento poligonale a barbacane, simile a quello del torrione cilindrico, rimase interamente sommersa.

Sulla nuova porta, i Priori vollero collocare sopra l'arco l'arme del granduca, ma niente però rimane sulla porta, nella quale ora si può solo vedere una pietra bianca rettangolare nella quale è scolpita una croce e sotto di questa la data 1594.

Amare sconfitte

Il punto debole delle difese murarie

Fino alla seconda metà del Settecento era antico costume esporre, presso la porta, nel giorno della processione del Corpus Domini, un altare per l'illuminazione del quale il Comune forniva l'olio occorrente.

Non sempre questa porta è stata sinonimo di sicurezza e di difesa della città. Al contrario, Porta a Selci è stato anche il punto più debole delle difese murarie. Da qui irruppero nella seconda metà del Quattrocento i mercenari di Federico da Montefeltro, agevolati da alcuni traditori interni che gliela spalancarono nottetempo. E da qui, come più volte accennato, penetrò il Ferrucci nel Cinquecento per conquistare la città in rivolta. E anche oggi la porta è senza quei solidi battenti chiodati, sinonimo di autorità.

Come altre porte della città, anche quella di Porta a Selci, nel Medioevo, venne decorata con immagini sacre. Le pitture, quasi tutte oramai scomparse, rimangono nella memoria scritta delle carte dell'Archivio.

La prima a Est

Porta del Sole

Tra le sette porte medievali di Volterra, la Porta che si incontra per prima, procedendo ad oriente, è la Porta a Selci che, ai primi del secolo scorso, con lo sviluppo della viabilità rotabile, diventa anche l'entrata principale della città.

La Porta a Selci, addossata alla Fortezza, un tempo, si chiamava «Porta del Sole», appellativo che, alcuni scrittori, le attribuirono perché aperta a levante della città. Benché, già di per sé, rappresentasse una valida difesa dagli attacchi esterni, perché aperta in luogo sicuro e comodo, nel XIII secolo, gli Statuti di quel tempo stabilirono di costruirvi anche un fosso. Quando nel Trecento le mura e le porte della città furono rafforzate, anche la Porta a Selci subì molte trasformazioni: fu aggiunta una torre per la guardia e fu rifatto l'arco. Nel Cinquecento, su disposizione di Ferdinando dei Medici, la porta subì radicali cambiamenti tanto da essere quasi totalmente ricostruita, ma è quella che vediamo oggi!

La vecchia e la nuova

Due porte, una dimenticata

Se questa porta dopo più di quattrocento anni è ancora in perfetto stato di conservazione si deve all'abilità dei suoi costruttori. In molti libri, recanti la storia della città, si legge che, in seguito alla costruzione della nuova porta, la vecchia fu distrutta. In realtà non è così.

All'interno del penitenziario, la porta, completamente dimenticata, è visibile con il suo magnifico arco ancora intatto, ma solo nella parte superiore, con un'apertura di tre metri, propria di tutte le altre porte della città. In tal modo la vecchia e "scomparsa" Porta a Selci, con un basamento poligonale a barbacane, simile a quello del torrione cilindrico, rimase interamente sommersa.

Sulla nuova porta, i Priori vollero collocare sopra l'arco l'arme del granduca, ma niente però rimane sulla porta, nella quale ora si può solo vedere una pietra bianca rettangolare nella quale è scolpita una croce e sotto di questa la data 1594.

Amare sconfitte

Il punto debole delle difese murarie

Fino alla seconda metà del Settecento era antico costume esporre, presso la porta, nel giorno della processione del Corpus Domini, un altare per l'illuminazione del quale il Comune forniva l'olio occorrente.

Non sempre questa porta è stata sinonimo di sicurezza e di difesa della città. Al contrario, Porta a Selci è stato anche il punto più debole delle difese murarie. Da qui irruppero nella seconda metà del Quattrocento i mercenari di Federico da Montefeltro, agevolati da alcuni traditori interni che gliela spalancarono nottetempo. E da qui, come più volte accennato, penetrò il Ferrucci nel Cinquecento per conquistare la città in rivolta. E anche oggi la porta è senza quei solidi battenti chiodati, sinonimo di autorità.

Come altre porte della città, anche quella di Porta a Selci, nel Medioevo, venne decorata con immagini sacre. Le pitture, quasi tutte oramai scomparse, rimangono nella memoria scritta delle carte dell'Archivio.

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