Sul Monte Soldano, all'interno della riserva di Berignone, si trovava un castello, detto appunto di Monte Soldano. Era di proprietà vescovile, della Diocesi di Volterra; uno dei tanti baluardi difensivi dell'egemonia ecclesiastica, distrutto in seguito dai Volterrani di fazione comunale agli inizi del Duecento. Sui resti del castello fu poi costruita una villa, della quale oggi è erede la casa poderale detta Caprareccia. Questo nome, com'è facile intuire, deriva dal nome di questo animale, in quanto sembra che un tempo vi fossero allevamenti.
Il casale, assai isolato, fu poi un fiorente podere ma oggi si concede solo all'affitto privato. Detto ciò nulla vieta di raggiungerlo: qui si gode di un bellissimo panorama. Sorge nei pressi di curiosi costoni di strati rocciosi sedimentari di Arenaria formatesi milioni di anni fa; intorno vi fanno picco i suoi secolari ulivi, posti a terrazza su muri a secco. In lontananza si possono ammirare affascinanti orizzonti che da Volterra spaziano sui grigi calanchi di Mazzolla, fino a confondersi coi fumacchi di vapore delle centrali geotermiche di Larderello.
Dalla seconda metà dell'Ottocento lo stabile della Caprareccia fu anche una distilleria di Gin; un capitolo questo che ha dell'incredibile: i suoi distillati furono talmente rinomati da guadagnarsi consenso all'Esposizione Universale di Londra del 1862, svoltasi tra i giardini della Royal Horticultural Society. Sul catalogo ufficiale stampato dalla Majesty’s Commisioners Foreign Division vi si poteva leggere il meglio della produzione mondiale in ogni campo manifatturiero, agli albori della seconda rivoluzione industriale, che tanto cambiò gli usi ed i costumi dell'Occidente.
La messa in piedi di una distilleria nella foresta di Berignone fu un'idea di Leopoldo Marchi, direttore della Reale Tenuta San Lorenzo in Volterra; le sue specialità, presentate la prima volta all’Esposizione Italiana di Firenze erano: un distillato ottenuto dai frutti di Arbutus Unedo e uno ottenuto dai frutti di Juniperus Communis. Entrambi raggiungevano i 40° gradi alcolici. L’acqua utilizzata per il distillato veniva raccolta da una pozza del vicino torrente Sellate, ferruginosa e benefica.
Tra lecci e abeti
Con i suoi 556 metri di altitudine, Monte Soldano è la parte più alta della foresta di Berignone, che è composta da macchia a leccio, cerro, carpino e rovere; nella quota inferiore, su una discreta fascia, la macchia assume l'aspetto di una fustaia un po' rada, nella quale si trovano anche qualche frassino e olmi di notevoli dimensioni. Oltre a un gruppo di pino domestico, in basso è notabile anche una piccola arca di conifere, composta da abete bianco, abete duglasia e in alto da piante che, pur assomigliando alle conifere, appartengono però alla famiglia delle pinacee. Il bosco di conifere di Monte Soldano occupa un'arca di un centinaio di ettari circa.
Curiosa è senz'altro la presenza di abeti da scenario appenninico che ben poco si presta all'areale tipico mediterraneo di questa zona: sono stati piantati a scopo sperimentale negli anni Trenta del Novecento. Non a caso hanno sofferto molto il susseguirsi di estati molto calde, ma la singolare freschezza del crinale consente comunque una diffusa rinnovazione.
Sul Monte Soldano, all'interno della riserva di Berignone, si trovava un castello, detto appunto di Monte Soldano. Era di proprietà vescovile, della Diocesi di Volterra; uno dei tanti baluardi difensivi dell'egemonia ecclesiastica, distrutto in seguito dai Volterrani di fazione comunale agli inizi del Duecento. Sui resti del castello fu poi costruita una villa, della quale oggi è erede la casa poderale detta Caprareccia. Questo nome, com'è facile intuire, deriva dal nome di questo animale, in quanto sembra che un tempo vi fossero allevamenti.
Il casale, assai isolato, fu poi un fiorente podere ma oggi si concede solo all'affitto privato. Detto ciò nulla vieta di raggiungerlo: qui si gode di un bellissimo panorama. Sorge nei pressi di curiosi costoni di strati rocciosi sedimentari di Arenaria formatesi milioni di anni fa; intorno vi fanno picco i suoi secolari ulivi, posti a terrazza su muri a secco. In lontananza si possono ammirare affascinanti orizzonti che da Volterra spaziano sui grigi calanchi di Mazzolla, fino a confondersi coi fumacchi di vapore delle centrali geotermiche di Larderello.
Dalla seconda metà dell'Ottocento lo stabile della Caprareccia fu anche una distilleria di Gin; un capitolo questo che ha dell'incredibile: i suoi distillati furono talmente rinomati da guadagnarsi consenso all'Esposizione Universale di Londra del 1862, svoltasi tra i giardini della Royal Horticultural Society. Sul catalogo ufficiale stampato dalla Majesty’s Commisioners Foreign Division vi si poteva leggere il meglio della produzione mondiale in ogni campo manifatturiero, agli albori della seconda rivoluzione industriale, che tanto cambiò gli usi ed i costumi dell'Occidente.
La messa in piedi di una distilleria nella foresta di Berignone fu un'idea di Leopoldo Marchi, direttore della Reale Tenuta San Lorenzo in Volterra; le sue specialità, presentate la prima volta all’Esposizione Italiana di Firenze erano: un distillato ottenuto dai frutti di Arbutus Unedo e uno ottenuto dai frutti di Juniperus Communis. Entrambi raggiungevano i 40° gradi alcolici. L’acqua utilizzata per il distillato veniva raccolta da una pozza del vicino torrente Sellate, ferruginosa e benefica.
Tra lecci e abeti
Con i suoi 556 metri di altitudine, Monte Soldano è la parte più alta della foresta di Berignone, che è composta da macchia a leccio, cerro, carpino e rovere; nella quota inferiore, su una discreta fascia, la macchia assume l'aspetto di una fustaia un po' rada, nella quale si trovano anche qualche frassino e olmi di notevoli dimensioni. Oltre a un gruppo di pino domestico, in basso è notabile anche una piccola arca di conifere, composta da abete bianco, abete duglasia e in alto da piante che, pur assomigliando alle conifere, appartengono però alla famiglia delle pinacee. Il bosco di conifere di Monte Soldano occupa un'arca di un centinaio di ettari circa.
Curiosa è senz'altro la presenza di abeti da scenario appenninico che ben poco si presta all'areale tipico mediterraneo di questa zona: sono stati piantati a scopo sperimentale negli anni Trenta del Novecento. Non a caso hanno sofferto molto il susseguirsi di estati molto calde, ma la singolare freschezza del crinale consente comunque una diffusa rinnovazione.
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Gennaio 16, 2025 05:35 local time