Negli anni Trenta del secolo scorso, quando l'acquedotto che conduce l'acqua a Volterra fu terminato, il Comune volle realizzare una fontana monumentale che fosse ricordo perenne della fatica fatta per portare l'acqua in città e allo stesso tempo un piacevole diversivo per i volterrani che passeggiavano sui Ponti. L’incarico di disegnare il progetto fu affidato all’architetto volterrano Bruno Colivicchi il cui studio venne approvato dal sovrintendente ai monumenti di Siena professor Peleo Bacci. Allo scultore Raffaello Consortini fu invece affidato il compito di realizzare due statue che adornassero il monumento. In un anno venne completata l'opera, ma la soddisfazione generale durò poco; infatti si scoprì ben presto che l'acqua era difficilmente in grado di raggiungerla. Vennero fatti ripetuti lavori, ma ben presto tutti i tentativi vennero abbandonati.
Alcuni arguti volterrani, che evidentemente sapevano già l’esito dei lavori, la notte precedente l’inaugurazione scrissero sopra una tavola dell’impalcatura: "Fonte Secca”.
Il luogo scelto aveva al tempo una forte simbologia storica e urbanistica, infatti si trovava immediatamente sotto l'area dove era stata rinvenuta l'acropoli etrusca e al termine del viale monumentale di accesso alla città: il viale dei Ponti, costruito per far arrivare nei pressi della piazza principale, al centro della città, i viaggiatori e le carovane che portavano il sale estratto dalle saline di Volterra al magazzino comunitario.
La fontana, interamente in mattoni, doveva essere decorata da statue di bronzo rappresentanti la fertilità e l'abbondanza. Fu incaricato di realizzarle lo scultore volterrano Raffaello Consortini, vincitore del concorso artistico bandito appositamente per l'occasione. Le statue però non furono realizzate, rimanendo soltanto dei bozzetti; il progetto fu infatti abbandonato quando si scoprì che non era possibile portare acqua alla fontana. L'idea fu ripresa a nuovo millennio, fuse per l'occasione di un nuovo restauro.
Ai piani superiori del complesso monumentale perciò si possono vedere due statue del Consortini. A piano terra sono invece presenti degli stemmi, di tufo volterrano: furono scolpiti dallo scalpellino del Comune Giorgio Scarselli, già maestro d'arte, con l'intento di rimpiazzare il vuoto lasciato da antichi ornamenti fascisti, rimossi nel dopoguerra; rappresentano rispettivamente la città e il popolo di Volterra. A lato del piano terra due lapidi ne ricordano la costruizione voluta sotto il comando del podestà Eugenio Lagorio e il restauro funzionale finanziato dalla Cassa di Risparmio di Volterra alla fine del Novecento.
Questa è l'unica fontana presente nel territorio comunale volterrano e smentisce una volta per tutte la diceria che ci sia una fontana nella piazza maggiore, fortemente voluta dall'immaginario fantasy della saga letteraria di New Moon. Dai suoi terrazzi è possibile vedere la vallata verso il mare da tre livelli diversi di altezza ed è un bellissimo belvedere dotato di panchine e ombre strategiche definite dalla lecceta circostante.
Salendo al penultimo piano della fontana monumentale, un viottolo sterrato ci invita ad entrare nella buia lecceta. Questa stradina in salita dotata di scorrimano e panchine tufacee immette al parco comunale soprastante da un accesso secondario, ma non per questo meno affascinante. In pieno centro storico sembra d'un tratto di allontanarci dalla civiltà e di entrare in un bosco fitto delle riserve naturali che delimitano il nostro territorio, per poi sbucare dall'altra parte nell'area relax del bar del Parco Enrico Fiumi delimitata da bastioni antichissimi.
Negli anni Trenta del secolo scorso, quando l'acquedotto che conduce l'acqua a Volterra fu terminato, il Comune volle realizzare una fontana monumentale che fosse ricordo perenne della fatica fatta per portare l'acqua in città e allo stesso tempo un piacevole diversivo per i volterrani che passeggiavano sui Ponti. L’incarico di disegnare il progetto fu affidato all’architetto volterrano Bruno Colivicchi il cui studio venne approvato dal sovrintendente ai monumenti di Siena professor Peleo Bacci. Allo scultore Raffaello Consortini fu invece affidato il compito di realizzare due statue che adornassero il monumento. In un anno venne completata l'opera, ma la soddisfazione generale durò poco; infatti si scoprì ben presto che l'acqua era difficilmente in grado di raggiungerla. Vennero fatti ripetuti lavori, ma ben presto tutti i tentativi vennero abbandonati.
Alcuni arguti volterrani, che evidentemente sapevano già l’esito dei lavori, la notte precedente l’inaugurazione scrissero sopra una tavola dell’impalcatura: "Fonte Secca”.
Il luogo scelto aveva al tempo una forte simbologia storica e urbanistica, infatti si trovava immediatamente sotto l'area dove era stata rinvenuta l'acropoli etrusca e al termine del viale monumentale di accesso alla città: il viale dei Ponti, costruito per far arrivare nei pressi della piazza principale, al centro della città, i viaggiatori e le carovane che portavano il sale estratto dalle saline di Volterra al magazzino comunitario.
La fontana, interamente in mattoni, doveva essere decorata da statue di bronzo rappresentanti la fertilità e l'abbondanza. Fu incaricato di realizzarle lo scultore volterrano Raffaello Consortini, vincitore del concorso artistico bandito appositamente per l'occasione. Le statue però non furono realizzate, rimanendo soltanto dei bozzetti; il progetto fu infatti abbandonato quando si scoprì che non era possibile portare acqua alla fontana. L'idea fu ripresa a nuovo millennio, fuse per l'occasione di un nuovo restauro.
Ai piani superiori del complesso monumentale perciò si possono vedere due statue del Consortini. A piano terra sono invece presenti degli stemmi, di tufo volterrano: furono scolpiti dallo scalpellino del Comune Giorgio Scarselli, già maestro d'arte, con l'intento di rimpiazzare il vuoto lasciato da antichi ornamenti fascisti, rimossi nel dopoguerra; rappresentano rispettivamente la città e il popolo di Volterra. A lato del piano terra due lapidi ne ricordano la costruizione voluta sotto il comando del podestà Eugenio Lagorio e il restauro funzionale finanziato dalla Cassa di Risparmio di Volterra alla fine del Novecento.
Questa è l'unica fontana presente nel territorio comunale volterrano e smentisce una volta per tutte la diceria che ci sia una fontana nella piazza maggiore, fortemente voluta dall'immaginario fantasy della saga letteraria di New Moon. Dai suoi terrazzi è possibile vedere la vallata verso il mare da tre livelli diversi di altezza ed è un bellissimo belvedere dotato di panchine e ombre strategiche definite dalla lecceta circostante.
Salendo al penultimo piano della fontana monumentale, un viottolo sterrato ci invita ad entrare nella buia lecceta. Questa stradina in salita dotata di scorrimano e panchine tufacee immette al parco comunale soprastante da un accesso secondario, ma non per questo meno affascinante. In pieno centro storico sembra d'un tratto di allontanarci dalla civiltà e di entrare in un bosco fitto delle riserve naturali che delimitano il nostro territorio, per poi sbucare dall'altra parte nell'area relax del bar del Parco Enrico Fiumi delimitata da bastioni antichissimi.
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Settembre 19, 2024 17:19 local time