Gioelli mantenuti

La nuova fonte di Docciola

Due archi a ogiva in pietra, costruiti nella prima metà del Duecento, sorreggono la copertura del lavatoio, che prende acqua da una bocca sulla destra, dalla quale viene alimentato anche un abbeveratoio, e da una bocca posta al centro del muro che si appoggia alla collina. Ai lati e al centro della facciata ci sono tre croci e un'epigrafe che ci informa quando e da chi è stata realizzata quest'opera. Un canale, scavato nella pavimentazione dello spiazzo antistante, portava ad una bocca di spurgo che si apriva nelle mura; tramite essa l'acqua in eccesso usciva al di fuori della cinta alimentando un ulteriore bacino da cui si poteva attingere acqua anche quando la porta era chiusa o murata.

Un primo ricordo documentario si trova in un capitolo degli statuti del Comune del Duecento: si stabilisce di costruire una via che vada dalla fonte di Docciola fino al fiume Era, passando attraverso il fossato inferiore della città; un altro documento è quello in cui fu ordinato al potestà e ai consoli di provvedere alla copertura super fontem novum de Docciola e di spianare la zona antistante al monumento per la comodità degli utenti della detta fonte.

La più bella delle fonti

Una fonte medievale

Il fatto che sia chiamata nuova ci informa della presenza di una fonte in quel luogo già da prima dei primi del Duecento, periodo in cui si rese necessario ristrutturarla. L'epigrafe murata sulla facciata ci fornisce una data ben precisa sulla costruzione della fonte nuova: i due archi del porticato vennero infatti completati da Mastro Stefano nel 1244, al tempo del podestà Orlando Rustichelli. Nella seconda metà del Trecento il Comune pagò per la realizzazione di un leone di pietra nel quale venne infisso un condotto metallico per la fuoriuscita dell'acqua della sorgente. Un'altra epigrafe, posta sopra l'abbeveratoio laterale, ci informa invece che nel Cinquecento la bocca dell'abbeveratoio venne riparata su ordine di Roberto di Giovan Federigo Ricci, capitano del popolo di Volterra.

Una lapide ci ricorda anche di Gabriele D’Annunzio, che nel Forse che si forse che no, racconta questo luogo dedicandogli alcuni versi: "Chi sciacqua le lenzuola / alla Docciola, convien che l’acqua attinga / alla Mandringa".

Porta medievale

Il suggestivo particolare effetto a cannocchiale

Pochi anni dopo la costruzione della fonte di Docciola venne realizzata anche la porta omonima; fu costruita insieme al tratto di mura che chiude la vallata, poco dopo la metà del Duecento.

La collocazione della porta è tale che, quando essa è aperta, è possibile vedere dall'esterno anche la fonte; la disposizione dei due monumenti favorisce un particolare effetto ottico "a cannocchiale", che fa sì che lo spiazzo che c'è fra di essi sembri più grande di quanto non sia in realtà. Questa caratteristica scenografica è molto simile a quella che possiamo notare nel caso, ben più famoso, della piazza principale di Pienza.

La porta venne murata nel corso del XV secolo a causa del calo demografico della città che rendeva impossibile mantenere guardie a tutte le porte cittadine. Fu riaperta solo nella metà dell'Ottocento.

> Scopri, Porta di Docciola

Gioelli mantenuti

La nuova fonte di Docciola

Due archi a ogiva in pietra, costruiti nella prima metà del Duecento, sorreggono la copertura del lavatoio, che prende acqua da una bocca sulla destra, dalla quale viene alimentato anche un abbeveratoio, e da una bocca posta al centro del muro che si appoggia alla collina. Ai lati e al centro della facciata ci sono tre croci e un'epigrafe che ci informa quando e da chi è stata realizzata quest'opera. Un canale, scavato nella pavimentazione dello spiazzo antistante, portava ad una bocca di spurgo che si apriva nelle mura; tramite essa l'acqua in eccesso usciva al di fuori della cinta alimentando un ulteriore bacino da cui si poteva attingere acqua anche quando la porta era chiusa o murata.

Un primo ricordo documentario si trova in un capitolo degli statuti del Comune del Duecento: si stabilisce di costruire una via che vada dalla fonte di Docciola fino al fiume Era, passando attraverso il fossato inferiore della città; un altro documento è quello in cui fu ordinato al potestà e ai consoli di provvedere alla copertura super fontem novum de Docciola e di spianare la zona antistante al monumento per la comodità degli utenti della detta fonte.

La più bella delle fonti

Una fonte medievale

Il fatto che sia chiamata nuova ci informa della presenza di una fonte in quel luogo già da prima dei primi del Duecento, periodo in cui si rese necessario ristrutturarla. L'epigrafe murata sulla facciata ci fornisce una data ben precisa sulla costruzione della fonte nuova: i due archi del porticato vennero infatti completati da Mastro Stefano nel 1244, al tempo del podestà Orlando Rustichelli. Nella seconda metà del Trecento il Comune pagò per la realizzazione di un leone di pietra nel quale venne infisso un condotto metallico per la fuoriuscita dell'acqua della sorgente. Un'altra epigrafe, posta sopra l'abbeveratoio laterale, ci informa invece che nel Cinquecento la bocca dell'abbeveratoio venne riparata su ordine di Roberto di Giovan Federigo Ricci, capitano del popolo di Volterra.

Una lapide ci ricorda anche di Gabriele D’Annunzio, che nel Forse che si forse che no, racconta questo luogo dedicandogli alcuni versi: "Chi sciacqua le lenzuola / alla Docciola, convien che l’acqua attinga / alla Mandringa".

Porta medievale

Il suggestivo particolare effetto a cannocchiale

Pochi anni dopo la costruzione della fonte di Docciola venne realizzata anche la porta omonima; fu costruita insieme al tratto di mura che chiude la vallata, poco dopo la metà del Duecento.

La collocazione della porta è tale che, quando essa è aperta, è possibile vedere dall'esterno anche la fonte; la disposizione dei due monumenti favorisce un particolare effetto ottico "a cannocchiale", che fa sì che lo spiazzo che c'è fra di essi sembri più grande di quanto non sia in realtà. Questa caratteristica scenografica è molto simile a quella che possiamo notare nel caso, ben più famoso, della piazza principale di Pienza.

La porta venne murata nel corso del XV secolo a causa del calo demografico della città che rendeva impossibile mantenere guardie a tutte le porte cittadine. Fu riaperta solo nella metà dell'Ottocento.

> Scopri, Porta di Docciola

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