Il palazzo che occupa l'intero lato sinistro della strada di Via Roma è il Palazzo Vescovile. Abbiamo notizie di un episcopio costruito presso la cattedrale già da prima dell'anno Mille, ma non sappiamo esattamente dove si trovasse. Non doveva affacciarsi sulla Piazza San Giovanni, in quanto in nessuna descrizione di essa compare la domus episcopi; probabilmente doveva trovarsi nello stesso punto del palazzo attuale, con l'ingresso principale sull'attuale Via Roma o sulla Piazza dei Priori: il nome che era dato allora alla piazza maggiore, Pratum Episcopi, farebbe propendere per la seconda soluzione.
Alla fine del Duecento il Palazzo vescovile aveva sede in una fortificazione nei pressi di Castello. Vi rimase fino a quando, nella seconda metà del Quattrocento, venne distrutto per costruirvi sopra la Fortezza Medicea. In quello stesso periodo il governo fiorentino consentì che si edificasse un nuovo palazzo per il vescovo nel punto dove si trova attualmente e dove in quegli anni si trovavano edifici di proprietà del Comune e della canonica, fra cui alcune botteghe date in affitto a commercianti volterrani.
L'edificio è stato restaurato due volte come ci attestano le epigrafi che vediamo sulla facciata. Al di sopra della prima è possibile notare anche lo stemma della famiglia lncontri sormontato da un cappello vescovile: d'azzurro alla banda accostata da due leoni passanti a sinistra, il tutto d'oro, al capo d'Angiò. L'altra epigrafe, molto più recente, ci dice che altri lavori di restauro vennero compiuti alla fine degli anni Ottanta del Novecento in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II, con il contributo della Cassa di Risparmio di Volterra.
Alla fine del Quattrocento i locali del pianterreno furono concessi al Monte di Pietà, ma due secoli dopo, appena trasferitosi in Via Turazza, gli spazi vennero utilizzati per ospitare il gioco della palla. Alla fine del Settecento il campo da gioco venne trasferito nel piazzale del Gioconovo, presso la porta San Francesco, poichè gli abitanti di Via Roma si erano lamentati per il disturbo che ne ricevevano dagli schiamazzi. Oggi invece ospitano diverse attività commerciali.
Successivamente il Palazzo Vescovile aveva ospitato il Museo Diocesano d'Arte Sacra e l'Opera del Duomo. Il museo, auspicato da Corrado Ricci ai primi di questo secolo, fu aperto negli anni Trenta del Novecento per iniziativa dello studioso cittadino mons. Maurizio Cavallini, che curò la raccolta e la disposizione degli oggetti; il museo sorse con l'intento di conservare tutto il materiale artistico eliminato in Cattedrale a seguito dei rifacimenti della fine del Cinquecento e per accogliere i resti superstiti della diruta chiesa di San Giusto e della Badia Camaldolese.
Successivamente vennero aggiunte altre opere provenienti da varie chiese sia della città che della diocesi. Durante la seconda guerra mondiale, al termine della cosidetta Battaglia di Volterra, il museo fu colpito dalle artiglierie americane subendo gravi danni. Dopo lunghi restauri il museo venne riaperto e solo in tempi più vicini a noi trasferito a nuova sede all'interno della Chiesa di Sant'Agostino di Piazza XX Settembre.
La casa dell’Opera del Duomo occupa tutt'ora lo spazio fra il campanile ed la Cattedrale. Questo istituto gestiva i fondi e dirigeva i lavori per l’erezione e la manutenzione degli edifici di proprietà vescovile. Questa casa, inglobata successivamente al Palazzo Vescovile ha una struttura databile al Duecento, e come il vecchio museo fu restaurata a metà del Novecento, a riparo dei danni subiti durante la seconda guerra mondiale.
L’ingresso all’edificio è collocato accanto al campanile, con affaccio su Piazza San Giovanni, e consiste in una porticina coperta da un arco con piattabanda; al di sopra è possibile notare due stemmi raffiguranti una croce ed una stella, entrambi simboli dell’Opera del Duomo. Questa porta, inseguendo le tradizioni popolari locali, è stata più volte additata anche come Porta del Morto, per la sua particolare forma.
In un vano ricavato nella parete, a circa due metri e mezzo da terra, si trova una composizione scultorea in pietra raffigurante i santi volterrani Lino, Giusto e Ottaviano, opera di Raffaello Consortini.
L'accesso più regale del Palazzo Vescovile si trova a fianco del campanile, ma con affaccio in Via Roma, sotto una voluminosa loggia. La loggia protetta da una maestosa inferriata è tipico luogo di sosta per molti volterrani; qui infatti ritrovano pace per una lettura o per un ritrovo amichevole al riparo dagli spifferi di cui la città ne è piena.
All'interno della loggia, tra imponenti colonnati del Teatro Romano, un portone offre l'accesso alla chiostra interna con giardino. Il giardino è forse la meraviglia che più stupisce, di modeste dimensioni sorprende in quanto non ci si aspetta che in pieno centro storico ci possa essere spazio abbastanza per ospitare un giardino privato con pozzo dal quale è possibile ammirare in altezza il Palazzo dei Priori. La chiostra raramente è aperta al pubblico, ma si può entrare citofonando qualora si abbiano delle relazioni da curare con la stessa Diocesi di Volterra; qui hanno sede gli uffici della Chiesa, la Biblioteca Diocesana, la residenza del Vescovo e l'accesso alla sommità del Campanile.
Il palazzo che occupa l'intero lato sinistro della strada di Via Roma è il Palazzo Vescovile. Abbiamo notizie di un episcopio costruito presso la cattedrale già da prima dell'anno Mille, ma non sappiamo esattamente dove si trovasse. Non doveva affacciarsi sulla Piazza San Giovanni, in quanto in nessuna descrizione di essa compare la domus episcopi; probabilmente doveva trovarsi nello stesso punto del palazzo attuale, con l'ingresso principale sull'attuale Via Roma o sulla Piazza dei Priori: il nome che era dato allora alla piazza maggiore, Pratum Episcopi, farebbe propendere per la seconda soluzione.
Alla fine del Duecento il Palazzo vescovile aveva sede in una fortificazione nei pressi di Castello. Vi rimase fino a quando, nella seconda metà del Quattrocento, venne distrutto per costruirvi sopra la Fortezza Medicea. In quello stesso periodo il governo fiorentino consentì che si edificasse un nuovo palazzo per il vescovo nel punto dove si trova attualmente e dove in quegli anni si trovavano edifici di proprietà del Comune e della canonica, fra cui alcune botteghe date in affitto a commercianti volterrani.
L'edificio è stato restaurato due volte come ci attestano le epigrafi che vediamo sulla facciata. Al di sopra della prima è possibile notare anche lo stemma della famiglia lncontri sormontato da un cappello vescovile: d'azzurro alla banda accostata da due leoni passanti a sinistra, il tutto d'oro, al capo d'Angiò. L'altra epigrafe, molto più recente, ci dice che altri lavori di restauro vennero compiuti alla fine degli anni Ottanta del Novecento in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II, con il contributo della Cassa di Risparmio di Volterra.
Alla fine del Quattrocento i locali del pianterreno furono concessi al Monte di Pietà, ma due secoli dopo, appena trasferitosi in Via Turazza, gli spazi vennero utilizzati per ospitare il gioco della palla. Alla fine del Settecento il campo da gioco venne trasferito nel piazzale del Gioconovo, presso la porta San Francesco, poichè gli abitanti di Via Roma si erano lamentati per il disturbo che ne ricevevano dagli schiamazzi. Oggi invece ospitano diverse attività commerciali.
Successivamente il Palazzo Vescovile aveva ospitato il Museo Diocesano d'Arte Sacra e l'Opera del Duomo. Il museo, auspicato da Corrado Ricci ai primi di questo secolo, fu aperto negli anni Trenta del Novecento per iniziativa dello studioso cittadino mons. Maurizio Cavallini, che curò la raccolta e la disposizione degli oggetti; il museo sorse con l'intento di conservare tutto il materiale artistico eliminato in Cattedrale a seguito dei rifacimenti della fine del Cinquecento e per accogliere i resti superstiti della diruta chiesa di San Giusto e della Badia Camaldolese.
Successivamente vennero aggiunte altre opere provenienti da varie chiese sia della città che della diocesi. Durante la seconda guerra mondiale, al termine della cosidetta Battaglia di Volterra, il museo fu colpito dalle artiglierie americane subendo gravi danni. Dopo lunghi restauri il museo venne riaperto e solo in tempi più vicini a noi trasferito a nuova sede all'interno della Chiesa di Sant'Agostino di Piazza XX Settembre.
La casa dell’Opera del Duomo occupa tutt'ora lo spazio fra il campanile ed la Cattedrale. Questo istituto gestiva i fondi e dirigeva i lavori per l’erezione e la manutenzione degli edifici di proprietà vescovile. Questa casa, inglobata successivamente al Palazzo Vescovile ha una struttura databile al Duecento, e come il vecchio museo fu restaurata a metà del Novecento, a riparo dei danni subiti durante la seconda guerra mondiale.
L’ingresso all’edificio è collocato accanto al campanile, con affaccio su Piazza San Giovanni, e consiste in una porticina coperta da un arco con piattabanda; al di sopra è possibile notare due stemmi raffiguranti una croce ed una stella, entrambi simboli dell’Opera del Duomo. Questa porta, inseguendo le tradizioni popolari locali, è stata più volte additata anche come Porta del Morto, per la sua particolare forma.
In un vano ricavato nella parete, a circa due metri e mezzo da terra, si trova una composizione scultorea in pietra raffigurante i santi volterrani Lino, Giusto e Ottaviano, opera di Raffaello Consortini.
L'accesso più regale del Palazzo Vescovile si trova a fianco del campanile, ma con affaccio in Via Roma, sotto una voluminosa loggia. La loggia protetta da una maestosa inferriata è tipico luogo di sosta per molti volterrani; qui infatti ritrovano pace per una lettura o per un ritrovo amichevole al riparo dagli spifferi di cui la città ne è piena.
All'interno della loggia, tra imponenti colonnati del Teatro Romano, un portone offre l'accesso alla chiostra interna con giardino. Il giardino è forse la meraviglia che più stupisce, di modeste dimensioni sorprende in quanto non ci si aspetta che in pieno centro storico ci possa essere spazio abbastanza per ospitare un giardino privato con pozzo dal quale è possibile ammirare in altezza il Palazzo dei Priori. La chiostra raramente è aperta al pubblico, ma si può entrare citofonando qualora si abbiano delle relazioni da curare con la stessa Diocesi di Volterra; qui hanno sede gli uffici della Chiesa, la Biblioteca Diocesana, la residenza del Vescovo e l'accesso alla sommità del Campanile.
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Dicembre 14, 2024 19:39 local time