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Dicembre 14, 2024 20:06 local time
Il ristorante Vecchia Osteria dei Poeti è un locale di carattere e dal fascino esclusivo. Incanta per il suo arredamento elegante con mobili e lampadari lussuosi. In una delle vie principali del centro storico di Volterra, ricavato dai fondi di un antico palazzo medievale, il ristorante si distingue per gli archi, le volte e per il connubio interessante fra intonaco e pietre; un ambiente dall’atmosfera elegante e raffinata, dalla luce calda e avvolgente in cui trascorrere momenti in assoluto relax e tranquillità.
In Toscana ci si va, ci si passa, ci si ferma; le ragioni sono varie e ben assortite. Paesaggi mozzafiato, borghi incantati, monumenti unici e, non ultima, la tradizione gastronomica. Quello che potresti intraprendere qui è senz'altro un viaggio fra i gusti e i sapori autentici delle antiche ricette toscane reinterpretate in una chiave moderna, con un’attenzione costante agli ingredienti sempre freschi e di qualità. Troverai i taglieri misti, ma anche tortelloni e pici, e ancora bistecche, formaggi e verdure di stagione; questa cucina è un vero tripudio di eccellenze del territorio. Fiore all’occhiello del ristorante è inoltre un’ottima selezione di vini, che l'oste ti aiuterà a scegliere per un abbinamento corretto al pasto.
Il ristorante Vecchia Osteria dei Poeti si trova di fronte al cinema della città e a fianco di un cocktail bar molto amato dai giovani volterrani. Il fondo che lo ospita, parte integrante di Casa Volterri, un tempo immemore non esisteva; il perché lo si capisce anche ad osservarlo: era un vicolo, poi obliterato, che da Via Matteotti si annetteva a Via delle Prigioni. E’ un edificio costruito sulla via e il suo lungo corridoio dinanzi al suo ingresso, quello tappezzato da grandissime foto panoramiche, la dice molto lunga sulla sua conformazione originaria.
Analizzando il nome di questo ristorante ci piace pensare che tale scelta non sia stata fatta a caso; infatti, precedentemente questo tratto di Via Matteotti si chiamava proprio Via dell’Osteria. Il nome antico della via, documentato fin dal 1531, tuttavia faceva riferimento all’ingresso di un’altra osteria: “La Corona”, dove alloggiò anche Jean Baptiste Camille Corot, uno tra i più grandi pittori francesi dell’Ottocento.
Se oggi lo possiamo ammirare in queste vesti, il merito va al nostro concittadino Mario Bruchi, il quale acquistò i fondi negli anni Ottanta del Novecento. Per come lo aveva trovato, i locali fungevano da magazzino di materiale edile, ma anticamente le stanze erano occupate da un frantoio e tracce di questa attività sono state trovate durante i lavori.
Infatti, sotto la terra che funge da pavimento, fu rinvenuto uno strato di sansa di olive ed anche le due fossette scolpite sulla soglia in pietra dell'ingresso, testimoniano quanto meno un passaggio di carri e barrocci. Notevoli furono i problemi a cui sono dovuti andare incontro ma il più grosso è stato senza dubbio il completo abbandono in cui versava la rete fognaria.
Al Bruchi va anche il merito della riqualificazione degli spazio dove ora ospita il bar dal nome omonimo; lo restaurò dopo aver acquistato il negozio di antiquariato che quivi era collocato e dove pochi anni prima ospitava la macelleria di Cherubino Pineschi.
Il ristorante Vecchia Osteria dei Poeti è un locale di carattere e dal fascino esclusivo. Incanta per il suo arredamento elegante con mobili e lampadari lussuosi. In una delle vie principali del centro storico di Volterra, ricavato dai fondi di un antico palazzo medievale, il ristorante si distingue per gli archi, le volte e per il connubio interessante fra intonaco e pietre; un ambiente dall’atmosfera elegante e raffinata, dalla luce calda e avvolgente in cui trascorrere momenti in assoluto relax e tranquillità.
In Toscana ci si va, ci si passa, ci si ferma; le ragioni sono varie e ben assortite. Paesaggi mozzafiato, borghi incantati, monumenti unici e, non ultima, la tradizione gastronomica. Quello che potresti intraprendere qui è senz'altro un viaggio fra i gusti e i sapori autentici delle antiche ricette toscane reinterpretate in una chiave moderna, con un’attenzione costante agli ingredienti sempre freschi e di qualità. Troverai i taglieri misti, ma anche tortelloni e pici, e ancora bistecche, formaggi e verdure di stagione; questa cucina è un vero tripudio di eccellenze del territorio. Fiore all’occhiello del ristorante è inoltre un’ottima selezione di vini, che l'oste ti aiuterà a scegliere per un abbinamento corretto al pasto.
Il ristorante Vecchia Osteria dei Poeti si trova di fronte al cinema della città e a fianco di un cocktail bar molto amato dai giovani volterrani. Il fondo che lo ospita, parte integrante di Casa Volterri, un tempo immemore non esisteva; il perché lo si capisce anche ad osservarlo: era un vicolo, poi obliterato, che da Via Matteotti si annetteva a Via delle Prigioni. E’ un edificio costruito sulla via e il suo lungo corridoio dinanzi al suo ingresso, quello tappezzato da grandissime foto panoramiche, la dice molto lunga sulla sua conformazione originaria.
Analizzando il nome di questo ristorante ci piace pensare che tale scelta non sia stata fatta a caso; infatti, precedentemente questo tratto di Via Matteotti si chiamava proprio Via dell’Osteria. Il nome antico della via, documentato fin dal 1531, tuttavia faceva riferimento all’ingresso di un’altra osteria: “La Corona”, dove alloggiò anche Jean Baptiste Camille Corot, uno tra i più grandi pittori francesi dell’Ottocento.
Se oggi lo possiamo ammirare in queste vesti, il merito va al nostro concittadino Mario Bruchi, il quale acquistò i fondi negli anni Ottanta del Novecento. Per come lo aveva trovato, i locali fungevano da magazzino di materiale edile, ma anticamente le stanze erano occupate da un frantoio e tracce di questa attività sono state trovate durante i lavori.
Infatti, sotto la terra che funge da pavimento, fu rinvenuto uno strato di sansa di olive ed anche le due fossette scolpite sulla soglia in pietra dell'ingresso, testimoniano quanto meno un passaggio di carri e barrocci. Notevoli furono i problemi a cui sono dovuti andare incontro ma il più grosso è stato senza dubbio il completo abbandono in cui versava la rete fognaria.
Al Bruchi va anche il merito della riqualificazione degli spazio dove ora ospita il bar dal nome omonimo; lo restaurò dopo aver acquistato il negozio di antiquariato che quivi era collocato e dove pochi anni prima ospitava la macelleria di Cherubino Pineschi.