Difficilmente le strade del centro storico hanno, fin dalla loro nascita, mantenuto il loro nome originario, ed anche Via Matteotti non sfugge a questa casistica di toponimi che, nel corso dei secoli, l’hanno caratterizzata.
Dopo l’incrociata dei Marchesi, nodo strategico per le molteplici relazioni che accoglie dagli spazi urbani che vi confluiscono, il cardine della Via di Porta all’Arco prosegue in continuità, ma con autonome caratteristiche, nella bellissima Via Matteotti, con lo stretto ed altissimo profilo tale da chiudersi quasi a tratti contro il cielo. Da Via dei Marchesi a Via Guarnacci, l’attuale Via Matteotti, lunga 162 metri e lastricata, rappresenta una delle vie più strette di Volterra.
E’ il corso principale, la “Calle Maior”, luogo prediletto per i giovani volterrani che lì si incontrano, parlano e passeggiano; via galeotta, tanto che in tempi preconciliari i seminaristi non la potevano attraversare, perché troppo pericolosa per lo spirito e, insieme a Via Buomparenti e Via Sarti, anello che cinge la Piazza Maggiore. Dalla tipica configurazione medievale, la strada, pur presentando costruzioni che, specialmente nel primo tratto, venendo da Via dei Marchesi, ostacolano la luce del sole, rimane la via preferita dai cittadini volterrani.
Con i suoi fronti continui di edifici, dalle architetture svariate e con elementi di forma e matrice tipologica diversa, come le case-torri e i palazzi rinascimentali, Via Matteotti si raffigura proprio come la via principale di incontro e di vivace vita sociale. E certamente la valenza simbolica e iconografica della strada le derivano dalla sovrapposizione di epoche diverse che caratterizzano la via con segni architettonici diversi e ricchi di dettagli.
L’attuale denominazione risale al 1946 ed è dedicata al martire socialista ed è comprensiva di tutta la strada. Tutti gli altri toponimi che la strada, durante i secoli, ha avuto non abbracciavano l’intero tratto, ma solo parti di esso.
Un primo tratto andava da Via dei Marchesi a Vicolo del Cai: nel Medioevo era la Via degli Allegretti, dalla illustre famiglia che vi possedeva il palazzo e la torre attigua che ancora ne conserva il nome. Tale famiglia divenuta ricchissima e potente, contrastò ai Belforti il primato e la signoria di Volterra. Come i Belforti erano di parte guelfa, gli Allegretti lo erano di parte Ghibellina e, benché le due famiglie volterrane fossero legate da vincoli di parentela, non mancarono lotte cruente. In questi contrasti gli Allegretti ebbero la peggio e una volta sconfitti dai Belforti, quest’ultimi presero possesso di tutte le loro proprietà e cambiarono perfino il nome della strada, denominandola de’ Calzolai o dei Calzaiuoli o anche della Vigna dei Calzaiuoli, per la presenza di botteghe di lavoratori del cuoio per scarpe. Dal Quattrocento la strada diventa Via dei Gherardi, proprietari di case nella zona.
Il secondo tratto della strada andava, invece, da Vicolo del Cai all’angolo con Via Nuova. Nel Cinquecento e nel Seicento, venne chiamata Via Sarti o dei Sartori per la presenza di laboratori di sarti. In alcuni documenti dei Seicento si trova indicata come Via dei Cogliuti, deformazione popolare del nome della famiglia Gagliuti che vi aveva possedimenti. Nel corso di questi secoli anche anche le famiglie Gesti e Contugi dettero il loro nome al tratto di via in cui si trovavano le loro case. Viene ricordato anche il Canto del Cerri, porzione stretta all’incrociata con Via Nuova, dove il Cerri disponeva la sua bottega.
Infine, il terzo tratto, fino all’attuale Via Guarnacci, era indicato come Via dell’Osteria ed anche come Via della Corona, dall’omonimo albergo che vi esisteva fin dai tempi più antichi, teatro di una perdita al gioco, clamorosa per gli esiti che ebbe. Qui vi alloggiò anche Jean Baptiste Camille Corot, uno tra i più grandi pittori francesi dell’Ottocento. In questa zona i Guidi, legati con le principali famiglie volterrane e toscane, avevano case e botteghe.
Dal Settecento l’intera strada assunse il nome di Via Guidi. Nel breve periodo della Repubblica Sociale Italiana ebbe il titolo del giovane aviatore e segretario del partito nazionale fascista, Ettore Muti, ucciso nell’estate del 1943 durante il periodo badogliano poi, dopo un breve ritorno a Via Guidi, che per altro è la denominazione più comune con cui ai volterrani piace appellare la via, il toponimo attuale. In seguito all’assassinio di Giacomo Matteotti, deputato e segretario del partito socialista, intransigente oppositore del regime fascista, ucciso nel 1924 e divenuto il simbolo della lotta per la libertà in Italia, Volterra ha voluto dedicare l’intero tratto di strada all’esponente politico.
Durante i lavori di sistemazione delle fognature in Via Matteotti, sono emersi alcuni bellissimi strati di lastricato soprastanti una grande fogna in buone condizioni. La prima cosa che si è potuta evidenziare è la profondità del vecchio lastricato. Nella parte bassa della strada, tale profondità supera i due metri, mentre, risalendo la via, il dislivello diminuisce fino ad arrivare a circa un metro e quaranta, all’altezza di Vicolo delle Prigioni. La fogna esistente sotto il lastricato è interamente costruita in bozze murate a secco con una camicia di argilla che fa da manto impermeabile. La fogna risale all’epoca etrusca e prova in maniera definitiva, sia con la sua esistenza sia con il suo tracciato, che l’attuale Via Matteotti ricalca l’antico cardine etrusco. Non si può però stabilire una data precisa perché il sistema di muratura a secco rimase in vigore per circa quattro secoli, dal VII al IV a.C, cioè fino a quando i Romani non introdussero l’uso della calce. Ovviamente la vecchia via aveva una maggiore pendenza dell’attuale e questo è dovuto al fatto che, nell’alto Medioevo tra il V e il X secolo le abitazioni costeggiavano solo la parte alta della strada, mentre il resto sarebbe rimasto, per alcuni secoli, fuori del centro abitato.
La caratterizzazione della medievalità della via la si nota subito con la bella casa torre Marchesi-Guidi del Quattrocento ad angolo sul quadrivio.
Nei fondi bassi della Casa Torre Marchesi Guidi si trovano i locali del bar gelateria Chic & Shock, una delle attività artigianali di grande merito del centro storico.
Davanti alla Casa torre Guidi si trova un edificio facente parte dell’antica struttura in pietra da ascrivere al Duecento. Ristrutturato, o meglio completamente rifatto, nel 1950, l’edificio, che al piano terra è occupato attualmente dalla filiale della Cassa di Risparmio di Firenze, presenta volte a crociera.
Contiguo alla casa torre Marchesi-Guidi, tra i nn. 16-22, si trova palazzo Guidi, dal bel fronte di forma composita. Al suo interno una bella chiostra dai caratteri architettonici rinascimentali.
A lato del Palazzo Guidi si apriva un vicolo conducente in Castello, come il Vicolo delle Grotte. Oggi obliterato si mostra al pubblico come la bar pasticceria più bella del centro storico.
Su lato opposto, ai nn. 5-9 tra Via dei Marchesi e il Vicolo del Cai, dopo il primo edificio della casa-torre d’angolo, il fronte è caratterizzato dalla Casa Biagi, palazzetto gentilizio con strutture murarie a disegno di aperture al primo piano, ascrivibile al Medioevo e con una finestrella per bambini.
Ai nn. 11-15, successivo è Palazzo Miranceli dal bel disegno rinascimentale, fortemente rimaneggiato ai piani superiori e abbellito dalla artistica cifra barocca di Gesù e Maria, sopra il portico. Anticamente il palazzo apparteneva a un’altra famiglia: i Della Bese. Da ascrivere al Cinque-Seicento, ma con un impianto più antico, sul fronte dell’edificio si notano le caratteristiche grandi aperture tipo logge dei palazzi volterrani, con costruzioni a bugnato. L’ingresso, da Vicolo del Cai, presenta una bella scala in pietra con volte a botte e stemma gentilizio con grifo rampante. Come interessante è notare nel chiostro interno un pilastro ottagonale, mezzo inglobato nella muratura, con capitello del Duecento.
Interessante l’arco tra Palazzo Miranceli e Vicolo del Cai, dal tipico disegno con intradosso a tutto sesto e l’estradosso ad ogiva.
Ai nn. 17-21 corrisponde Casa Nannini che, assimilando più unità precedenti, presenta un fronte composito in cui fanno spicco gli archi in panchino. Residenza di famiglia gentilizia, l’edificio, al piano terra, presenta struttura in pietra, mentre dal marca davanzale del secondo piano la struttura mostra evidenti archi a tutto sesto ascrivibili al Quattrocento.
A Casa Nannini segue Casa Sardelli, residenza di famiglia gentilizia con muratura originaria in pietra, fino al primo piano, del Duecento.
Superato il Vicolo delle Prigioni, al n. 27 troviamo un edifico in pietra del Duecento. I segni iconografici ce lo fanno identificare come una casa-torre che vi doveva sorgere, dalla bella muratura in filari regolari di pietra panchina. L’edificio, con D.M. del 14/05/1912 era stato vincolato come Asilo-giardino d’infanzia di Massa Marittima.
Tornando sul lato destro della strada i fronti continui non presentano particolari elementi di rilievo. Tutti comunque ascrivibili al Seicento e al Settecento, come l’edifico che sorge ai nn. 24-26 o ancora gli edifici ai nn. 36-42 e 44-48.
Tra questi sempre di impostazione Settecentesca spiccano i nn. 30-34 corrispondenti a Casa Paoletti, oggi sede dell’imponente Albergo Etruria.
Nettamente più importante e significativo il fronte delle case presenti nella parte opposta. A sinistra dopo l’Asilo di Massa Marittima, troviamo, al n. 29, Casa Barge che, con struttura originaria e tracce di logge risalenti al Cinquecento, dà inizio al grande isolato, caratterizzato dal Palazzo Maffei.
Come Palazzo Guidi, nel primo tratto di Via Matteotti, nella seconda parte della strada è Palazzo Maffei a catturare, per la sua imponente bellezza, lo sguardo del visitatore.
> Scopri, Palazzo Maffei
Nei fondi di Palazzo Maffei a ridosso del porticato Porgi l’Altra Pancia si propone come enoteca e trattoria con piatti toscani e mediterranei. Arredamento caratteristico da dieci e lode.
> Scopri, Porgi l’Altra Pancia
Dalla parte opposta, a destra, dopo la serie di accorpamenti di precedenti case a schiera che hanno tolto il carattere degli impianti più antichi, troviamo, ai nn. 50- 54, Casa Chiti che presenta un fronte a strati. Medievali sono i due grandi archi ogivali in pietra panchina al piano terra; rinascimentali gli archi a tutto sesto in mattoni al primo piano, dalle caratteristiche tipiche del Quattrocento, quando a Volterra iniziarono a diffondersi case a sopraelevazione in mattoni con grandi aperture, a mo’ di loggia, impostate su lesene in pietra o in cotto. Infine, al secondo piano, finestre rettangolari, frutto di trasformazioni di originarie soffitte.
Chiude il fronte un palazzone, frutto di una ristrutturazione ottocentesca.
Dopo Palazzo Maffei, invece la strada continua con un edificio, ai nn. 43-47, con struttura originaria risalente al Quattrocento.
L’ultimo tratto di strada presenta, nella evidente configurazione antica, alcune tracce di notevole interesse, con filari regolari di pietra panchina e grandi aperture ad arco ribassate
Ai nn. 53-55 Casa Volterri, caratterizzata da elementi architettonici notevoli come i capitelli rinascimentali e le scale in pietra. Nei suoi fondi a piano terra ci sono varie attività di ristorazione.
In Casa Volterri è presente questa pizzicheria di notevoli dimensioni. Ha tutto quello che può essere definito parte della cucina toscana, dai salumi ai formaggi passando per la pasta, confetture e condimenti.
Uno dei vicoli obliterati è da intendersi anche il lungo corridoio laterale all’interno del fabbricato dei Volterri. Un vicolo ormai cieco che offre la sede all’affascinante sede del Ristorante Osteria dei Poeti.
> Scopri, Ristorante Osteria dei Poeti
A sinistra l’unità, corrispondente ai nn. 57-61, è una bella casa del Trecento. Si esprime in mattoni regolari a disegno con quattro archi a tutto sesto ai piani superiori e due più grandi al piano terreno, dalla forma tipica di un arco a spessore variato, ricorrente a Volterra.
L’ultima unità, nn. 63-67, non presenta caratteri di gran rilievo, ma mostra, sul fianco con Via Sarti, i resti di una torre preesistente.
Il complesso frontale, ai nn. 58-66, è caratterizzato dal Palazzo Beltrami-Desideri: edificio residenziale databile intorno al Trecento, con archi e volte a crociera. Al suo interno si sviluppa l’unico cinema di Volterra.
> Scopri, Cinema Centrale
Completa la via Torre Toscano.
L’inizio di Via Matteotti si interseca con Via dei Marchesi, ma richiede un approfondimento a parte.
Vicolo del Cai conduce da Via Matteotti a Via delle Prigioni. Lungo 36 metri e lastricato, il caratteristico e buio vicolo volterrano si trova indicato negli Statuti del Quattrocento come Via o Chiasso dei Forti, dal nome dalla famiglia che vi possedeva delle case, assegnate dal Comune in compenso di quelle abbattute loro per allargare l’attuale Via Turazza. In quanto confinante con la via delle prigioni pubbliche, il vicolo doveva essere tenuto mondato e pulito; in realtà questo ordine non fu eseguito, tanto che nel 1441 i confinanti del Chiasso dei Forti chiedevano al Comune pro honore et pulcritudine civitatis di volere tenere mundum et nitidum ut olim solebatur. La denominazione attuale risale al Settecento e gli deriva dall’abitazione del dott. Cai, cancelliere del Comune e provveditore delle strade.
È il vicolo che da Via delle Prigioni conduce a Via Matteotti. Prende nome dalla via che con esso si incrocia e rappresenta il vicolo medievale più bello della città, caratterizzato, come è, da agili archetti. Tanto bello ed emblematico, per la struttura architettonica che lo contraddistingue, tanto scarno di notizie che, purtroppo, non consentono di aggiungere nessun altra curiosità.
A fianco dell’entrata dell’attuale Albergo Etruria c’è una specie di chiasso che ha perso la propria identità civica. Anticamente era un vicolo aperto che sfociava in Castello ed era denominato Vicolo delle Grotte, per la sua copertura che lo rendeva oscuro, come una grotta. Nel Seicento lo si trova identificato anche come Vicolo dei Cogliuti, una delle antiche denominazioni di Via Matteotti. Fu chiuso nel 1793 su richiesta dei proprietari delle case ad esso confinanti per evitare non pochi inconvenienti ai quali si prestava.
Il vero punto di riferimento della movida volterrana si trova a questa incrociata, dove Via Giacomo Matteotti si interseca con Via Antonio Gramsci.
All’incrociata finale Via Giacomo Matteotti si interseca con Via Sarti, ne parliamo qui.
Via Giacomo Matteotti termina la sua strada lasciando spazio a Via Guarnacci, che prosegue in lieve pendenza nella solita direzione