Via Antonio Gramsci

Via Gramsci è la strada che da Via Matteotti conduce a Piazza XX Settembre; è lunga 150 metri ed è lastricata. L’intitolazione all’illustre uomo politico e pensatore italiano, morto in carcere durante il fascismo, dopo aver gettato le fondamenta del Partito Comunista Italiano, risale al 1946. Via Gramsci è una delle strade più ariose e, forse, la più ampia delle vie interne volterrane. E’ una via larga, comoda ma non è la preferita dai volterranì che prediligono, per le passeggiate e gli incontri sociali, Via Matteotti o, più comunemente nota come Via Guidi.

Ogni anno, l’8 settembre, in questa strada si svolgeva la fiera delle stoffe, a cui erano liberamente ammessi i tessuti forestieri che invece durante il resto dell’anno erano soggetti a forti gabelle per proteggere la produzione locale.

In precedenza si chiamava Via Nuova e con questo toponimo, nell’uso corrente, viene tutt’ora ricordata dai volterrani. Questa strada si trovava già citata in documenti del 1322 ed era molto lunga: iniziava, infatti, da Via delle Prigioni e terminava a Porta Selci. L’origine di questo nome non è chiara. Secondo alcuni storici locali il nome di “Via Nuova” fu attribuito dopo la occupazione della città da parte di Francesco Ferrucci nel 1530. I ricordi ferrucciani sono fortemente presenti nella memoria storica volterrana, soprattutto a seguito dei fatti dell’aprìle-gìugno del 1530, quando stragi, distruzioni, ruberie ed oltraggi di ogni genere accompagnarono il capitano nella campagna contro Volterra. In effetti il Ferrucci dovette combattere duramente per espugnare la città. Penetrato dalla parte di Porta a Selci, conquistò l’intera strada fino a Piazza XX Settembre, lottando aspramente contro i volterranì che gli tenevano testa. Quindi in seguito all’opera di riedificazione dei palazzi e delle case distrutte, si sarebbe attribuito il nuovo nome. Secondo altri storici le distruzioni non sarebbero state così vaste, da rendere necessaria una nuova ricostruzione. Certi documenti dimostrerebbero che fino al Trecento questa strada era detta “Via Nuova”.

Non si dimentichi inoltre che nel 1293 fu fondato in questa zona da Baccio di Federico Ruffoli un ospedale che era chiamato Ospedale di S. Maria Nova o della Misericordia. Da esso la strada potrebbe aver avuto il nome.

Infine verso il 1322, in questa parte della città, furono abbattute altre case, dette dei poveri, della contrada di Porta a Selci, dietro un modesto compenso dei proprietari, per quello che oggi potremmo chiamare un nuovo assetto urbanistico. Non va tralasciato poi il fatto che nuove case furono abbattute dai fiorentini quando, dopo il 1472, si ampliò la struttura della Fortezza. Come altre erano state abbattute quando, nella metà del Trecento, si costruì la parte vecchia di essa. Come si vede molte sono state le distruzioni e le ricostruzioni, i rinnovamenti e le riedificazioni, in epoche diverse, della zona che spiegano e giustificano abbondantemente il nome di “Nuova”.

Successivamente la strada ebbe due nomi: quello di Via Nuova ancora fino alla chiesa di Sant’Agostino, l’altro di Via della Porta a Selci o Via del Piano di Porta a Selci, dalla chiesa alla porta omonima. Nel 1878, alla morte di Vittorio Emanuele II, il Municipio intitolò la strada, di nuovo per tutta la sua completa lunghezza, alla memoria del sovrano. Nella revisione degli anni Trenta del Novecento si tornò ancora alla divisione: primo tratto Via Nuova, secondo tratto Via Vittorio Emanuele. Oggi primo tratto fino a Piazza XX Settembre è Via Gramsci, oltre è Via Don Minzoni.

Via Gramsci rappresenta la natura di continuità di Via Don Minzoni e si presenta, per chi la guarda da Piazza XX Settembre, caratterizzata da edifici irregolari, più o meno alti, con in fondo l’innesto perpendicolare con Via Matteotti. Là, anticamente, vi corrispondeva un vicolo, che proseguiva fino a Via delle Prigioni, ormai obliterato. La strada è una serie successiva di palazzi e palazzotti, anche di notevoli dimensioni, che raramente presentano elementi e caratteri architettonici di pregio, soprattutto sul fronte, il cui retro, si affaccia sulla Via di Castello.

Ma andiamo per ordine.

CASA CHITI

La via inizia, sul lato destro per chi procede verso Piazza XX Settembre, con Casa Chiti, corrispondente ai nn. 2-8.


PALAZZO SARDELLI

Segue, ai nn. 10-18, il Palazzo Sardelli, dalle cornici di pietra a bugne a punta di diamante. Palazzo gentilizio, realizzato nell’Ottocento, presenta il bel portale e tre ordini di finestre con riquadratura in pietra. In occasione dei lavori di metanizzazione, recentemente, sono stati trovati, davanti al n. 12 di Via Gramsci, i resti di un basamento di colonna e varie stanze di servizio di una domus imperiale. Si tratta, proprio per la costruzione architettonica e per il colore verde dei vetri delle finestre, di una casa romana di notevole importanza.


PALAZZO DESIDERI-BELTRAMI

Di tutt’altro impatto visivo e di impianto architettonico sono gli edifici al lato opposto della strada. Il primo palazzo che incontriamo è il Palazzo Desideri poi Beltrami, che ha una facciata anche in Via Matteotti. La costruzione cela una struttura architettonica più antica, testimoniata ancora da vari archi bugnati che si scoprono in alcuni punti della facciata. Palazzo gentilizio del tardo rinascimento, con all’interno ambienti decorati dell’Ottocento, presenta oltre il cornicione-marca davanzale del primo piano, grandi finestre con bozze ed archi in pietra. E’ uno degli esempi di costruzione “alla fiorentina”, caratterizzata dalla semplicità e singolarità dell’edificio con le porte e le finestre superiori a tutto sesto, cinte da bozze, mentre le finestre del piano terra sono rettangolari e cinte da semplici cornici.


PALAZZO MARCHI-LISCI

Il palazzo che segue, ai nn. 13-19, è l’antichissimo Palazzo Marchi-Lisci. Residenza gentilizia dei Ginori-Lisci, l’edificio, nell’impianto più antico, è la risultanza di più periodi.

> Scopri, Palazzo Marchi-Lisci


TOSCANAMENTE

Ai nn. 20-24 si può notare un edificio ottocentesco con, al n. 24, un monogramma barocco di Gesù e Maria, assai comune nelle vie volterrane. Nei fondi del palazzo una profumata cacioteca con tanti altri prodotti tipici

> Scopri, Toscanamente


Per il resto tutto il fronte di case, compreso tra il n. 26 e il 40, presentano facciate per lo più insignificanti. Proseguendo, sempre sul lato destro andando verso Piazza XX Settembre, occorre giungere ai nn. 42-46, con il Palazzo Gremigni, per trovare edifici degni di nota.

Diversa la situazione sul lato sinistro della strada, dai contorni architettonici più precisi e definiti, con il carattere di palazzetti. Dopo il Palazzo Marchi-Lisci incontriamo due palazzi:

PASTICCERIA MIGLIORINI

Ai nn. 21-23, troviamo un palazzetto del Settecento con il semplice disegno di tre finestre piane. Nei piani bassi si trova la pasticceria Migliorini; è tra le più conosciute e rinomate di Volterra.

> Scopri, Pasticceria Migliorini


Ai nn. 25-27, troviamo invece un palazzetto ascrivibile al Seicento con un ritmo continuo di tre finestre ad arco piano.

PALAZZO INCONTRI

Spicca, ai nn. 29-35, Palazzo Incontri, dal bel fronte seicentesco, con il portale e il balcone centrale. L’edificio è stato originato dalla fusione di più unità preesistenti e presenta una struttura tipologica comune ad altri palazzi volterrani: portale d’ingresso al centro, sormontato da un balcone poco sporgente sulla strada con, al piano terra, due aperture per lato simmetriche, le forme e le dimensioni delle finestre, le ampie rampe di scale una a destra e lilla a sinistra.


LA MANGIATOIA

Tra le rivisitazioni storiche di epoche ormai perdute, lo stile country è tra i più azzeccati che si sposa con la rusticità toscana contemporanea. Nei fondi di Palazzo Incontri il ristorante pizzeria de La Mangiatoia.

> Scopri, La Mangiatoia


LA BOTTEGA DI FABIO

Sotto il marchio maggiore de La Cantina di Fabio, sul lato opposto della via, si apre il punto vendita dove poter comprare l’essenza e la massima espressione del cibo tipico nostrano. Una bottega di prodotti tipici.

> Scopri, La Bottega di Fabio


PALAZZO RICCI

Ritornando sulla sinistra segue, al n. 37, Palazzo Ricci; un palazzetto Sei-Settecentesco su più antico impianto con il bel portale in pietra finemente lavorato e risalente al Quattrocento, ma rimaneggiato poi nel Seicento.


Al n. 39 un altro palazzo con il bel portale centrale in pietra e le due finestre quadrate, poste simmetricamente, ai lati della porta. Il primo e secondo piano presentano quattro finestre con timpano e, al terzo piano, finestre quadrate, presumibilmente destinate al personale di servizio.

CASA PACCIANI

Ai nn. 41-43 l’edificio con lapide marmorea che ricorda il concittadino Enrico Pacciani, un patriota volterrano che si adoperò nel decennio che va dal 1849 al 1859, organizzando circoli di cultura tesi a mantenere vivo il sentimento patriottico. L’amore per la cultura portò Pacciani a predisporre un proprio testamento dove era stabilito che tutti i libri e documenti facenti parte della sua biblioteca fossero, alla sua morte, donati alla Biblioteca Guarnacci.


Al n. 43, il portale d’ingresso, oltre ad essere caratterizzato da una incorniciatura in pietra, presenta, sopra la porta al centro, lo stemma in ferro battuto forse di Casa Sensi-Contugi-Serguidi. È quindi probabile che la casa sia appartenuta precedentemente a questa famiglia.

PALAZZO CANGINI

Concludono il fronte i palazzi sei-settecenteschi al n. 45 e 47, dai bei portali in pietra e con due stemmi: uno indecifrabile e l’altro, in alto, presumibilmente della famiglia Zacchi, presente a Volterra dal 1376 al 1635. A fianco, doveva anticamente sorgere uno spedale.


PALAZZO GREMIGNI

Il fronte opposto presenta il Palazzo Gremigni. Occupando i nn. 42-46, l’edificio è un palazzo gentilizio del Settecento dai tipici caratteri stilistici, dalla forma e dalle dimensioni delle finestre, con le riquadrature in pietra a tutte le aperture: con struttura tipologica costituita da tre ordini di cinque aperture di diversa dimensione ai vari piani e al piano terra portone d’ingresso al centro.


Seguono due unità prive di caratteri degni di rilievo e ai nn. 60-64 troviamo il Palazzo Cangini-Westinghouse.

PALAZZO CANGINI WESTINGHOUSE

Palazzo gentilizio del Seicento, con giardino tergale affacciato su Castello, presenta due ordini di cinque aperture, al primo e secondo piano con mostre in pietra e, al piano terra, il bel portale d’ingresso con il loro stemma.

> Scopri, Palazzo Cangini – Westinghouse


CASA GAZZARRI

Accanto a Palazzo Cangini, con finestre ad arco a mattoni al primo e secondo piano, quadrate all’ultimo, troviamo Casa Gazzarri. Residenza gentilizia risalente al Quattrocento, l’edificio in origine rappresentava un’unità a schiera con fronte monocellulare di una famiglia nobiliare. Lo dimostra il pregevole impianto in struttura muraria in cotto finemente lavorato e gli imponenti archi di scarico a tutto sesto che sormontavano originariamente le logge.


CASA GALEOTTI

L’ultimo edificio è quello al n. 70 di Giusto Galeotti, disegnato in complicati stucchi. Anche qui, in occasione dei lavori di ristrutturazione per l’apertura di un ristorante, sono emersi resti di una tomba tardo-antica di fine età imperiale. Fino a non molti anni fa, chi imboccava la strada veniva colpito dalla suggestiva visione di un campanellino che non era un’opera d’arte, ma che arricchiva scenograficamente tutta la via.


ORATORIO DI SANT’ANTONIO

Su lato opposto si apre la porta laterale dell’Oratorio di Sant’Antonio. Sulla parete è scolpito il simbolo del Tau. Sotto questo simbolo si riconoscevano gli ordini ospitalieri.

> Scopri, Oratorio di Sant’Antonio


Via Giacomo Matteotti

Via Antonio Gramsci si incrocia con Via Giacomo Matteotti, una delle vie più animate del centro storico.

> Scopri, Via Giacomo Matteotti


Piazza XX Settembre

La piazzetta chiamata comunemente come Il Giardinetto dai volterrani, rappresenta contemporaneamente la celebrazione e la caduta del potere papale.

> Scopri, Piazza XX Settembre

BIBLIOGRAFIA
C. GUELFI, Via Antonio Gramsci, in “Dizionario di Volterra / II, La città e il territorio : strade – piazze – palazzi – chiese – ville e opere d’arte del volterrano”, Pacini, 1997, pp. 411-417