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    Bottega di Alabastri Gazzanelli Verified listing

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    • Giugno 22, 2025 01:57 local time

    Artigiani

    La bottega museo di un artigiano volterrano

    Se parliamo di alabastro, la prima associazione che nasce spontanea è quella con la città di Volterra, famosa soprattutto per i suoi artigiani, che sapientemente lavorano questa pietra dai colori più disparati. Renzo Gazzanelli lavora ancora in centro storico, uno dei pochi rimasti. Non più giovanissimo, come ormai la maggior parte degli artigiani di questo settore, tiene viva una tradizione in fin di vita, senza grande ricambio generazionale. Nell'angusta Via del Mandorlo una porticina semichiusa si fa intendere solo dal nome della cassetta della posta. Bussando, un bercio amichevole invita quasi sempre ad entrare.

    Una volta dentro, un claustrofobico cunicolo scavato nella roccia allunga il nostro passo nella direzione della bottega, che si trova un po' più in giù, sotto terra. Renzo ha qui la sua stanza innevata, sommersa di polvere bianca finissima di alabastro, con il banco da lavoro messo sotto la finestra, per utilizzare al massimo la luce del giorno. Vallo a trovare!

    La figura dell'alabastraio

    Ricordi e aneddoti di alcuni personaggi volterrani

    Un tempo quella dell'alabastraio era una bottega che si riconosceva a distanza per la soffice incrostazione di polvere bianca sul muro esterno; la porta d'ingresso era mantenuta generalmente chiusa da un ritaglio di alabastro che scorreva appeso a due carrucole; la finestra invece stava costantemente aperta ed era facile affacciarsi da fuori per guardare dentro o per parlare con gli alabastrai che lavoravano.

    Di queste botteghe però ne sono rimaste poche da quando è arrivato il motore a fare anche più polvere. Oggi le cose sono un po' cambiate per l'evoluzione dei tempi. Nuovi locali, più spaziosi, più moderni, più igienici sono stati creati alla periferia della città, ma poche sono le figure caratteristiche di vecchi alabastrai che sopravvivono.

    Tuttavia il ricordo ancora fresco ce li rende ancora brillanti ed il raccontino che segue mette in evidenza il carattere e lo spirito dell'Alabastraio nei periodi d'oro.

    > Scopri, Alabastrai Buontemponi

    La fortuna di Volterra

    L'alabastro, la pietra degli dei

    Nel visitare la città possiamo vedere vivo il culto verso il passato, dalle vetrine degli orafi che imitano i gioielli etruschi a quelle degli alabastrai, con le loro fedeli riproduzioni di oggetti d’arte medioevali e rinascimentali. Già noto e impiegato sei o sette secoli prima dell’era cristiana, l’alabastro di Volterra è tornato in auge un paio di secoli fa, e la sua lavorazione fa la gioia dei turisti che affollano le botteghe. Tenero e facilmente lavorabile, è una pietra sensuale, luminosa e translucida, di grande fascino, e per rendersene conto basta visitare l’interessante Ecomuseo dell’Alabastro in Piazza Minucci.

    Nato dall’acqua e da una lenta sedimentazione di sali, questo minerale può essere tagliato con una sega a mano, rifinito con piccoli tocchi di cesello e infine lucidato con la carta abrasiva: ne risulta alla fine un oggetto etereo, apparentemente molto leggero, quasi dotato di un’anima. A Volterra lo si lavora spesso ancora così, lasciando che l’esperienza di generazioni guidi le mani in gesti precisi e veloci per ricavare da una umile pietra un oggetto di purissimo artigianato. Noi la chiamiamo pietra degli dei.

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    Se parliamo di alabastro, la prima associazione che nasce spontanea è quella con la città di Volterra, famosa soprattutto per i suoi artigiani, che sapientemente lavorano questa pietra dai colori più disparati. Renzo Gazzanelli lavora ancora in centro storico, uno dei pochi rimasti. Non più giovanissimo, come ormai la maggior parte degli artigiani di questo settore, tiene viva una tradizione in fin di vita, senza grande ricambio generazionale. Nell'angusta Via del Mandorlo una porticina semichiusa si fa intendere solo dal nome della cassetta della posta. Bussando, un bercio amichevole invita quasi sempre ad entrare.

    Una volta dentro, un claustrofobico cunicolo scavato nella roccia allunga il nostro passo nella direzione della bottega, che si trova un po' più in giù, sotto terra. Renzo ha qui la sua stanza innevata, sommersa di polvere bianca finissima di alabastro, con il banco da lavoro messo sotto la finestra, per utilizzare al massimo la luce del giorno. Vallo a trovare!

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    Un tempo quella dell'alabastraio era una bottega che si riconosceva a distanza per la soffice incrostazione di polvere bianca sul muro esterno; la porta d'ingresso era mantenuta generalmente chiusa da un ritaglio di alabastro che scorreva appeso a due carrucole; la finestra invece stava costantemente aperta ed era facile affacciarsi da fuori per guardare dentro o per parlare con gli alabastrai che lavoravano.

    Di queste botteghe però ne sono rimaste poche da quando è arrivato il motore a fare anche più polvere. Oggi le cose sono un po' cambiate per l'evoluzione dei tempi. Nuovi locali, più spaziosi, più moderni, più igienici sono stati creati alla periferia della città, ma poche sono le figure caratteristiche di vecchi alabastrai che sopravvivono.

    Tuttavia il ricordo ancora fresco ce li rende ancora brillanti ed il raccontino che segue mette in evidenza il carattere e lo spirito dell'Alabastraio nei periodi d'oro.

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    L'alabastro, la pietra degli dei

    Nel visitare la città possiamo vedere vivo il culto verso il passato, dalle vetrine degli orafi che imitano i gioielli etruschi a quelle degli alabastrai, con le loro fedeli riproduzioni di oggetti d’arte medioevali e rinascimentali. Già noto e impiegato sei o sette secoli prima dell’era cristiana, l’alabastro di Volterra è tornato in auge un paio di secoli fa, e la sua lavorazione fa la gioia dei turisti che affollano le botteghe. Tenero e facilmente lavorabile, è una pietra sensuale, luminosa e translucida, di grande fascino, e per rendersene conto basta visitare l’interessante Ecomuseo dell’Alabastro in Piazza Minucci.

    Nato dall’acqua e da una lenta sedimentazione di sali, questo minerale può essere tagliato con una sega a mano, rifinito con piccoli tocchi di cesello e infine lucidato con la carta abrasiva: ne risulta alla fine un oggetto etereo, apparentemente molto leggero, quasi dotato di un’anima. A Volterra lo si lavora spesso ancora così, lasciando che l’esperienza di generazioni guidi le mani in gesti precisi e veloci per ricavare da una umile pietra un oggetto di purissimo artigianato. Noi la chiamiamo pietra degli dei.

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