Sulla strada statale 68, a qualche chilometro dall’ermo colle, verso San Gimignano, sorge il caratteristico e delizioso borgo di Roncolla. Derivando forse il nome da un antico Runeum, il borgo mostra ancora l’antica struttura del piccolo nucleo murato, disposto da ovest a est, sulla cui estremità occidentale si innalza la settecentesca villa ora degli Inghlrarni. Anticamente il borgo, che si adagiava ai piedi di Monte Ridolfo, si chiamava Roncunula ed è sempre stato abbastanza popolato. Quando agli inizi del secolo c’è stata la deviazione della strada, si è potuto chiudere l’estremità occidentale della proprietà e lasciare il terreno a resede della villa e della fattoria.

Ricordata in un atto del 17 luglio del 961, con cui un certo Camarino offre domo Sancie Marie fra mura civitatis Volaterre in potestate canoniche Sancii Octaviani casam et sortem in Roncunula (Regestum, n. 40), Roncolla è poi citata nel 1278 per un certo Buonaccorso di Buonaccorso di Roncolla, guelfo, che fece parte del patto tra vescovo e potestà di Volterra per placare la guerra tra le fazioni rivali. Insieme a Poggio S. Martino, il 15 giugno 1654, Roncolla fu data a livello a Giovan Battista Guarnacci e con progetto presentato al Granduca di Toscana il 26 luglio 1777, Mario Guarnacci, oltre al palazzo per la sua residenza con cappella gentilizia, vi costruì la chiesa che fu benedetta il 30 settembre 1779 e il fonte battesimale fu eretto nel 1823.

Nel 1551 contava 150 abitanti, poi passò, nel 1745, a 200 abitanti e nel 1833 a 351. Non è dato sapere con precisione quando il borgo si sia formato ma, nel 1236, lo troviamo citato fra le ville sotto la giurisdizione di Monte Voltraio.

Le strutture abitative si sono sviluppate lungo l’asse viario orientato a nordovest/sud-est e presentano, alle estremità, la chiesa e la villa Inghirami-Campani. Gli alloggi sono disposti a “nastro”, collocati cioè su due piani: piano terra adibito a rimessa e stalla; primo piano destinato ad abitazione in muratura mista con contrafforti e barbacani.

Nel borgo murato spiccano, per architettura e struttura, la villa e la chiesa. La villa, che è stata naturale scenografia dello sceneggiato televisivo “Ritratto di donna velata”, presenta una elaborata facciata in cotto e giardino con statue, ricchi portali e una cancellata signorile che chiude anche il borgo. Appartenuta nel Settecento a Mario Guarnacci, la villa passò ai Sermolli e poi, agli inizi dell’Ottocento, a Luigi Campani che la ristrutturò “in stile eclettico”, come la definì lo stesso ingegnere Campani. (L. Campani, Luigi Campani ingegnere-architetto, pp. 7-9).

La costruzione, riadattamento del palazzo guarnacciano, risale al 1822 quando l’ing. Campani, che già aveva progettato il Teatro Persio FIacco, decise di unirsi in matrimonio con Barbara, ultima discendente della casata Riccobaldi Del Bava Arrighi. Nella facciata sono infatti riprodotti gli stemmi delle due famiglie. (E. Pertici, “fascino del Medioevo nel valierrano, pp. 13-15). Nel 1940 Dina Campani, proprietaria della villa, possedeva un’estensione di terreno di circa 460 ettari con 15 poderi.

La chiesa, intitolata a S. Martino, è l’edificio ecclesiale del borgo. Da ascriversi al XVII-XVIII secolo, la chiesa è ad una sola navata con facciata in pietra squadrata, portale centrale con sovrastante stemma gentilizio e campanile a vela in mattoni. La sacrestia, a pianta ottagonale, sembra essere stata costruita con intervento successivo, tanta è l’incoerenza con l’impianto della comunicante chiesa. La costruzione della chiesa di S. Martino in Roncolla fu terminata intorno al 1780 e con essa furono costruite la canonica e la abitazione per Mons. Guarnacci.

L’idea di edificare la chiesa nel borgo venne al Guarnacci per distinguere la proprietà ecclesiastica da quella della famiglia e nel 1777 presentò il progetto della nuova chiesa che sostituisse la vecchia, oramai decadente. Ricevuto il placet del Granduca e chiesta l’autorizzazione al vescovo di Volterra, i lavori iniziarono e proseguirono fino al 1780, quando la nuova chiesa, costruita con parte dei ruderi della vecchia, fu consacrata. All’interno esisteva una tavola riproducente la “Madonna in Trono con Bambino e Santi”, opera di Coslmo Daddi, datata 1618, e già nella chiesa di Monte Rodolfo.

A pochi metri da Roncolla, nella vallata, vi è una fonte medievale che però ha perduto le sue caratteristiche antiche per la ristrutturazione avvenuta nel 1867, come attesta la data scolpita in una bozza sopra la doccia. Proseguendo verso il bivio per Mazzolla, dopo il piccolo cimitero di Roncolla, si trova una vecchia costruzione, oggi denominata La Catena. Da qui partiva la strada privata che conduceva alla villa del Palagione e che fu fatta costruire dalla famiglia Campani che appose alla suddetta strada una sbarra con una catena, da cui poi il nome della casa poderale.

Passata, nel 1822, di proprietà a Luigi Campani, la Fattoria nel 1940 ingloba un patrimonio di 460 ettari e 15 poderi. Oltre ai quattro poderi nella fattoria, Roncolla comprendeva i poderi Catena, Il Piano, S. Martino, Fontetatti, Poggio a Cucoli, La Buca, Colombaia di sopra e di sotto, L’Orto, la Cappella e Colombaiano.

L’ultima Campani, la signora Dina Campani, andata sposa a Ciro Inghirami, lascia villa e azienda a Lodovico Inghirami e i suoi eredi.

© Pacini Editore S.P.A., CECILIA GUELFI
Roncolla, in “Dizionario di Volterra / II, La città e il territorio : strade – piazze – palazzi – chiese – ville e opere d’arte del volterrano”, a. 1997, ed. Pacini
E. PERTICl, Il fascino del Medioevo nel volterrano, in “Volterra”, a. XVI, n.1, gen. 1977, pp. 13-15;
E. PERTICI, Storia di Monte Voltraio, cit.;
L. CAMPANI, Luigi Campani ingegnere architetto, in “Volterra”, a. II, n. 1, 1974, pp. 7- 9;
F. SCHNEIDER, Regestum Volaterranum, Roma, Locscher, 1907, n. 40;
C. CAGAGLI, LA casa colonica, cit., pp. 164-166.