Borgo Santo Stefano

Con il nome di Borgo Santo Stefano è chiamata quella parte dell’abitato che si trova ad Ovest della Porta San Francesco fino all’Istituto Statale d’Arte; prende nome da quello della chiesa più importante della zona, lo stesso che viene dato alla strada principale che attraversa il borgo in senso Est-Ovest, che costituisce anche uno dei tracciati viari più antichi della città. Durante il medioevo tutta la strada che andava dalla odierna Porta San Francesco fino alle mura etrusche dove si congiungeva con la strada che conduceva a Pisa, era chiamata semplicemente Corso. Oggi è divisa in due parti: l’odierna Via di Borgo Santo Stefano e Via di Borgo San Giusto; queste due sezioni corrispondono grossomodo ai due tratti del Corso chiamati, nel medioevo, di Santo Stefano e di Prato Marzio, dal nome delle due contrade che attraversavano.

In un punto non ben definito della strada, ma probabilmente nelle vicinanze della chiesa di Santo Stefano, si trovava lo Spedale della Vergine Maria. Fu istituito in una casa donata dal testamento di Donna Francesca nel 1325 nel quale si specificava che l’abitazione fosse utilizzata per questo scopo; dopo di allora vi confluirono altre donazioni destinate al suo sostentamento. Nel 1383 venne unito all’ospedale di Santa Maria Maddalena, ma il vescovo volle che vi fossero lasciati ugualmente due letti per i poveri di passaggio. Cessò di esistere nella prima metà del Cinquecento.


ORATORIO DI SANTO STEFANO

La chiesa di Santo Stefano è fortemente danneggiata, della fase originaria romanica si conserva ben poco. A fianco è presente un piccolo oratorio, è costruito accanto ai resti del fabbricato romanico.

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Di fronte a questa chiesa si trova una piazzetta sovrastante una fonte monumentale; qui, fino agli inizi di questo secolo era collocata una statua romana volgarmente battezzata il “Prete Marzio”. Non sappiamo niente sulla provenienza di questa opera che raffigura un ignoto personaggio togato; la notizia della sua esistenza è stata riportata da quasi tutti gli studiosi volterrani, da Curzio Inghirami, dal Gori, da Francesco Inghirami, dal Repetti, ecc. Secondo il Falconcini in origine si trovava di fronte all’oratorio di San Tommaso, nel luogo detto Prato Marzio, dalla deformazione di questo nome verrebbe quello che fu assegnato al personaggio.

La statua è in marmo, quando era intatta doveva essere stata alta circa due metri, è scolpita in due blocchi uniti tramite perni di ferro. Poco prima della metà dell’Ottocento lo scultore Antonio Faltoni la restaurò rifacendo le spalle e aggiungendo la testa dal lungo collo, che ottenne lavorando un grosso frammento di testa di periodo romano trovato in quell’anno, certamente questa testa non era pertinente alla statua. La conservazione è pessima, mancano i piedi e buona parte delle braccia.

FONTE DI SANTO STEFANO

La fonte di Santo Stefano si trova di fronte alla chiesa omonima. Ha un bellissimo arco in pietra.

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All’inizio della strada, dove oggi si trova una tabaccheria, esisteva un Oratorio dedicato a San Rocco o alla Madonna delle Rose, si riescono ancora a riconoscere gli angolari dell’edificio e si può notare una differenza del tipo di muratura con quello del resto del palazzo. L’oratorio fu costruito nel 1612 e all’ingresso fu affissa un’iscrizione che ricordava chi aveva contribuito alla sua realizzazione. Sappiamo che era dotato di un piccolo campanile, la cui campana fu prestata, nel 1831, al convento dei Padri Cappuccini. Il 14 agosto del 1846 fu in parte distrutto dal terremoto che devastò l’intera costa toscana e a seguito di ciò il vescovo ne ordinò l’interdizione e la vendita del terreno. Parte delle strutture furono poi utilizzate per la costruzione dell’abitazione ancora esistente.

Gli edifici all’inizio della strada sono tutti posteriori al Seicento Settecento, solamente nelle vicinanze della chiesa si possono notare i resti di strutture precedenti.

Al n. 23 si può vedere una edicola con l’immagine della Madonna murata nella parete in occasione dell’Anno Santo del 1950.

Da segnalare ai nn. 42-44 un imponente edificio del Settecento, l’ingresso è costituito da un bel portale in pietra, anche le finestre hanno mostre in pietra ed il pianterreno è coperto da volte a crociera; questo palazzo è addossato alla parete laterale della chiesa di Santo Stefano.

Dal n. 31 al 53 sono tutti edifici del XVII-XVIII secolo ristrutturati di recente, che però mostrano nella facciata i resti degli edifici che li precedettero e di cui in parte ricalcano la pianta, si tratta principalmente di brandelli di muratura trecentesca.

Da notare, al n. 47 una “finestrella per bambini”.

Al n. 61 si trova una casa del Trecento, l’ingresso originale era in quella che oggi è la parete laterale, quasi di fronte alla fonte di Santo Stefano, sopra l’architrave della porta è stato colpito un motivo apotropaico, la casa aveva almeno altri due piani e delle mensole sulla parete le quali ci fanno capire che possedeva anche balconi e strutture sporgenti in legno.

Anche il n. 67-69 mantiene buona parte della struttura trecentesca, sulla facciata si riconosce il portale di accesso e due finestre, una per piano, tutte le aperture sono coperte con archi in pietra.

Ai nn. 91- 95 si trova invece una casa del Quattrocento con aperture in cotto tamponate durante una ristrutturazione successiva.

Nei pressi del Vicolo della Penera i resti di strutture del Duecento e del Trecento abbondano, si segnala qui solo la casa ai nn. 125-127 e il n.135.

LA CANTINA DI FABIO

In questa zona, sulla sinistra, si trova la rinomata Cantina di Fabio, enoteca storica di Volterra dove poter assaggiare i vini in compagnia di taglieri ed altri fingers food.

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Scendendo di poco ancora la strada del borgo, un vicolo sulla destra apparentemente tipica di zona residenziale nasconde un piccolo quartiere di artigianalità alabastrine dove poter ammirare gli alabastrai al lavoro e le loro botteghe.

ALABASTRI CERONE

Fuori dalla cinta muraria del centro storico i laboratori sono molto più spaziosi. In uno di questi lavora Omero Cerone.

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ALABASTRI PERETTI

Il tornitore Daniele Peretti, maestro Artigiano che con costanza e dedizione è riuscito a portare avanti una lotta quotidiana a difesa di questa antica passione, si trova nel capannone a fianco di Cerone.

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ALABASTRI SIMONCINI

Come da formula matematica vige la proprietà distributiva per cui variando l’ordine delle botteghe il disordine non cambia! Di fronte a Peretti ci sono le botteghe dei fratelli gemelli Simoncini, Mario e Stefano.

> Scopri, Alabastri Simoncini


Ritornando sulla via principale, si prosegue verso la fine del Borgo di Santo Stefano

ISTITUTO STATALE D’ARTE

L’edificio che oggi ospita l’Istituto Statale d’Arte fu progettato dall’architetto Bruno Colivicchi, i lavori per la sua realizzazione furono appaltati nell’estate del 1931 e l’opera venne terminata alcuni mesi dopo, nel 1932. La scuola presenta una pianta a forma di M, iniziale del nome Mussolini, ed è un bell’edificio realizzato con lo stile lineare che caratterizza l’architettura del Ventennio. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, fu dapprima adibita a sede del comando del 2° corpo d’armata che doveva proteggere le strade verso Roma e poi, occupata dall’esercito tedesco, divenne la sede del comando militare di zona.

Iniziò a funzionare nell’anno scolastico 1932/33, dapprima si occupava soprattutto di alabastro, dal 1960 si è divisa in vari settori: alabastro, legno e metalli. Un laboratorio esterno dedicato esclusivamente alla lavorazione dell’alabastro venne costruito nel cortile retrostante l’edificio principale nel 1970. Al suo interno vi è un’esposizione di tutti i lavori più importanti progettati e realizzati dagli studenti.


Un altro importante edificio costruito lungo questa strada è la chiesa ed il convento di Santa Chiara.

CONVENTO DI SANTA CHIARA

Il convento di Santa Chiara ascrivibile in buona parte al Seicento, è un bellissimo complesso. A seguito delle leggi sulla soppressione degli ordini religiosi è stato riconvertito in casa di riposo per gli anziani.


CHIESA DI SANTA CHIARA

Questa chiesa rimane leggermente nascosta rispetto alla via principale, si trova sul fianco sinistro del convento. Lo si nota dal portico realizzato a filaretto a tre archi ispirato alle opere dell’Ammannati.

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Borgo Santo Stefano ha cinque traverse: Vicolo delle Streghe, Via della Penera, Vicolo della Penera, Via Giovan Paolo Rossetti e Via dei Piani di Santa Chiara.

Vicolo delle Streghe

Si tratta della prima traversa sulla destra di Via Borgo Santo Stefano. Il toponimo è molto vecchio e ci fa pensare che questo luogo sia rimasto coinvolto in qualche episodio di stregoneria, ma non esiste alcuna documentazione in proposito. Le abitazioni sono molto recenti, in quanto questa zona venne edificata solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, in precedenza la strada era un semplice viottolo che collegava Via Borgo Santo Stefano con i campi.


Vicolo della Penera

Toponimo di incerta origine, la cui esistenza si trova documentata già nel Trecento; era la strada che collegava il Borgo Santo Stefano con la porta della Penera, che probabilmente si apriva nelle mura etrusche al termine di questa strada.

Ad eccezione delle prime case, la cui facciata dà sul Borgo Santo Stefano, le altre abitazioni sono tutte moderne.

il primo edificio è del Seicento, ma è stato costruito sulla base di un impianto più antico, ha subito vari rimaneggiamenti nel corso del tempo; la sua facciata principale dà su Via Borgo Santo Stefano. Questa casa fu colpita da una bomba esplosa dai cannoni americani che stavano bombardando la città il 5 luglio 1944, rimasero coinvolte due intere famiglie che ebbero otto morti fra cui tre bambini.

MURA DI SANTA CHIARA

In una traversa di essa, si apre la strada che porta alle antiche mura di Santa Chiara, le mura più belle e più grandi della cerchia muraria ellenica di Volterra

> Scopri, Mura di Santa Chiara


Via della Penera

Strada trasversale di Via Borgo Santo Stefano, in origine costeggiava le mura etrusche, oggi collega il Borgo con le campagne. Sulla sua destra si trova la fonte di Santo Stefano, costruita poco innanzi alla omonima chiesa. il termine Penera era usato per indicare un tipo di trappola per uccelli costituito da un laccio che pendeva dal ramo di un albero. Probabilmente la zona era battezzata così perché era usuale cacciare con queste trappole i colombi e gli altri uccelli che, fino a qualche anno fa, erano soliti venire a cercare il cibo nei campi intorno a questa strada.

La via terminava alla Porta della Penera, da dove partiva una via che andava verso il Montornese e Montecatini Val di Cecina. Questa porta, che si apriva nelle mura etrusche, oggi è scomparsa, ma esisteva ancora nell’Ottocento, vicino ad essa si trovava una torre difensiva nominata in un documento del Duecento che ne ordinava la ristrutturazione. La porta fu ridotta di dimensioni nel 1363 e fu interessata, insieme alle vicine mura etrusche, ad altri lavori alla fine del Trecento ad opera del maestro Iacopo da Como.

In questa strada esisteva anche un oratorio dedicato alla Madonna della Penera. Non sappiamo dove si trovasse visto che non ne è rimasta traccia. Alla destra della strada si apre un sentiero che costeggia dal basso uno dei più bei tratti delle mura etrusche di Volterra. Le mura sono state fortemente restaurate dal medioevo ad oggi, infatti qui si presenta un panorama di tutte le tecniche costruttive che si sono succedute nel corso del tempo a Volterra. Rimangono comunque ancora ampi tratti della muratura originale, realizzata con lo scopo di foderare il fianco della collina. Le mura sono formate da grossi blocchi di pietra rozzamente squadrati che sono semplicemente appoggiati l’uno sull’altra, senza uso di malta. La pietra con cui sono fatti è il panchina volterrano, un calcare arenaceo locale di colore generalmente grigio o giallo, con inglobati numerosi inclusi fossili.

Al di sotto dell’Istituto Statale d’Arte possiamo vedere anche due sbocchi di cunicoli di drenaggio. Questi due cunicoli fanno parte di una vasta rete di canalizzazioni che attraversava la collina su cui era costruita la città e che avevano lo scopo di garantire un corretto drenaggio della superficie; condutture di questo genere si ritrovano anche in molte altre città etrusche e romane. A Volterra li conosciamo solo grazie agli sbocchi che si sono conservati nella cinta muraria, poiché i cunicoli, scavati in rocce friabili, nella maggior parte dei casi sono crollati. Queste condutture, come possiamo vedere dai pochi metri rimasti nei pressi degli sbocchi, avevano un pavimento e una copertura formata da lastre di pietra (è eccezionale la grandezza del blocco di copertura del secondo sbocco), mentre le pareti erano realizzate con blocchi più piccoli. Da notare anche che l’ultima lastra del pavimento sporge dal muro in modo tale da allontanare il getto dell’acqua per impedire eventuali danneggiamenti alle fondamenta.


Via Giovan Paolo Rossetti

Questa via fu dedicata al pittore volterrano del Cinquecento negli anni Trenta del Novecento. Fino ad allora non esisteva, venne realizzata insieme ai tre edifici destinati ad abitazioni popolari che ancora oggi si aprono su di essa. Questi palazzotti furono le prime case popolari costruite a Volterra.


Via Piani di Santa Chiara

Breve strada che si trova davanti alla chiesa omonima che collega Via Borgo Santo Stefano con Via Pisana. Il nome deriva dalla presenza di una serie di piani utilizzati per coltivazioni che, prima del recente sviluppo urbano, si estendevano davanti al complesso di Santa Chiara.


BIBLIOGRAFIA
A. FURIESI, Borgo Santo Stefano, in “Dizionario di Volterra / II, La città e il territorio : strade – piazze – palazzi – chiese – ville e opere d’arte del volterrano”, Pacini, 1997, pp. 533-537