La Piazza Minucci, più nota come piazza adiacente al più famoso Palazzo Minucci-Solaini, determina, con la sua forma ad imbuto, l’apertura verso la Via del Mandorlo. Lunga 135 metri, asfaltata e lastricata, la stretta via congiunge Piazza Minucci a Via Ricciarelli. Anticamente era questa la vera Via Lungo le Mura del Mandorlo, perché le costruzioni, ora lungo le mura cittadine, non esistevano, in quanto gli Statuti cittadini avevano proibito di fabbricare, vicino le mura, edifici o case che avrebbero, in qual caso, impedito la difesa della città da attacchi esterni. E qui doveva trovarsi il grande albero del mandorlo che poi ha dato nome alla via. Il toponimo, in seguito, è stato assegnato all’altra via che va da Piazza della Pescheria a Via Guarnacci, ma la strada interna ha mantenuto ancora il nome arboreo.
L’angolo che dà inizio alla strada è caratterizzato dalla compenetrazione di più sistemi architettonici: dal fianco del Palazzo Solaini, alla torre in angolo al sottopasso che conduce in Piazza della Pescheria e inizia l’allineamento degli edifici. Tra questi è senza dubbio il primo, che si incontra procedendo verso Via Ricciarelli, il più antico con il fronte in pietra panchina a filari regolari con pietre a sbalzo che scalano verso l’alto.
L’edificio, ai nn. 2-4, faceva parte del caposaldo di torri e case-torri che la famiglia Minucci aveva in questo luogo nel Duecento e nel Trecento. Di questo sistema rimane, oggi, l’impianto di Casa Bertini, collegata direttamente con la Casa-torre Minucci. Questa casa, di origine medievale, rappresenta così il momento più alto di una strada contraddistinta da una architettura armoniosa di ripetizione seriale con case dalle semplici facciate con ingressi ad arco e aperture rettangolari.
Tale semplicità di stile è da far risalire al rifacimento ottocentesco quando vecchie strade o “botteghe”, così registrate sul Catasto Leopoldino, vennero trasformate in abitazioni. Ed è soprattutto sul lato destro, per chi scende verso Via Ricciarelli, che tale caratteristica è più visibile. Davanti a Casa Bertini troviamo un palazzo con due meravigliose porte medievali, risalenti a prima del Duecento, forse parte di case-torri.
Dopo Casa Bertini, le due unità comprese tra i nn. 6 e 14, frutto di una riduzione sette-ottocentesca in unità a schiera più antiche, presentano elementi simili per le aperture, uguali e distanziate, e per gli allineamenti, con altezze e fili di gronda comuni. In particolare il fronte compreso tra i nn. 6-10 è un pregevole impianto risalente al Quattrocento, con struttura muraria a faccia vista in cotto e pietra, mentre quello compreso tra i nn. 12-16, ha un impianto originario del Trecento. L’imponente portale d’ingresso al n. 14 e l’arco in pietra al centro, con proporzioni, per altro, inedite per un’apertura fa pensare, forse, ad una grande loggia originaria.
La Casa Spinelli-Gabellieri, ai nn. 16-18, è casa gentilizia che, con il fronte liscio senza dettagli, assume una configurazione e un aspetto ottocenteschi.
A seguire ai nn. 20- 22 si trova un edificio residenziale, con struttura del Seicento su più antico impianto, come dimostra la struttura muraria con lesene al centro, cantonali in pietra e con disegno di archi di scarico in mattoni.
Renzo Gazzanelli è un alabastraio, uno dei pochi rimasti. Non più giovanissimo, come ormai la maggior parte degli artigiani di questo settore, tiene viva una tradizione senza grande ricambio generazionale.
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Da qui la via scorre verso lo strettissimo e caratteristico chiasso senza particolarità stilistico-architettoniche di rilievo, fino ad immettersi direttamente in Via Ricciarelli.
L’unico edificio da menzionare è la facciata laterale di Casa Lazzeri. Corrisponde ai nn. 42-48 che, con ingresso e facciata principali in Via Ricciarelli, e presenta tracce di strutture in sbalzo su mensole in pietra con una pregevole finestra con mostra in pietra e il marcadavanzale finemente lavorato.
È la piazza che costituisce il punto di divisione, altrimenti caratterizzabile come un unico tratto, tra Via Buomparenti e Via Sarti. La piazza, a cui si accede sia dalle strade ora menzionate, sia da Via del Mandorlo, prende nome dall’antica famiglia volterrana che, proprio in quella piazza, possedeva il palazzo, oggi sede della Pinacoteca Civica di Volterra. Posta fra il Palazzo Minucci-Solaini e la Casa Fantozzi, poi Paoletti, stranamente nel corso dei secoli, ha mantenuto pressoché inalterata la sua denominazione iniziale.
Solo nel Settecento le fu cambiato il nome con Piazza della Via del Mandorlo, evidentemente per l’adiacente via omonima. Ben presto però si tornò al vecchio toponimo. E ancora nell’Ottocento si tentò di ribattezzarla con Piazza delle Erbe, per il fatto che le gramignaie vi vendevano la loro merce. Ma anche questa nuova operazione fallì.
A fianco di Piazza Minucci si erge il bellissimo Palazzo Solaini, oggi sede della Pinacoteca comunale. Il Palazzo Minucci Solaini è certamente uno dei più bei palazzi di Volterra.
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La sera è luogo di ritrovo dei ragazzi, nelle giornate più fredde un rifugio contro le intemperie; tracce di gioventù sono espresse sui muri interni fatti di graffiti moderni moda degli anni Duemila e di insoliti simil rupestri.
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Palazzo Minucci Solaini, nella sua ala più esposta nella piazza, ospita anche un museo dedicato all’alabastro, alla lavorazione, produzione e commercializzazione di questa pietra della luce, l’oro bianco dei volterrani.
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Vicolo o ancora meglio Chiasso delle Zingare è quel tratto senza uscita che un tempo rappresentava un altro accesso comunicativo tra Via del Mandorlo e Via Ricciarelli. Già nel Cinquecento era chiamato Chiasso delle Zingare o della Zingara e nel Seicento anche Chiasso della Lupaia. Il chiasso, lungo 20 metri e lastricato, dalle ridottissime dimensioni e privo di uscita, nell’Ottocento venne detto Vicolo Miranceli, dal nome di una nota famiglia volterrana, poi anche Vicolaccio, toponimo dispregiativo per il suo stato di abbandono. Nel 1959 la Commissione comunale per la toponomastica gli ha restituito il proprio nome.
Vicolo da Pontremoli è uno dei due vicoli che unisce Via del Mandorlo con Via Ricciarelli. Il vicolo, lungo 45 metri e lastricato, trae origine dal nome della famiglia, originaria della Lunigiana, che vi ebbe le case fin dal Cinquecento.
Varie sono state le denominazioni che questo Vicolo ha ricevuto nel tempo. Nei Quattrocento era chiamato Chiasso del Toscanello ed anche Chiasso dei Mannucci, da un ser Taviano Mannucci, detto Toscanella che qui abitava. Poi Chiasso del Pescillo, da un tal Paolo, detto del Pescillo, mentre nei catasti di fine Seicento lo troviamo registrato sotto Chiasso del Ballatella o del Pennatella, da due proprietari di case poste nel vicolo: ser Michele di Luca Ballatella o de’ Ballatelli e Orazio Pennatella, poi Pennatelli.
Vicolo del Mandorlo è il vicolo che da Via Ricciarelli conduce a Via del Mandorlo. Lungo 23 metri e lastricato, il vicolo prende il nome da un toponimo molto antico, ereditato dalla vicina Via del Mandorlo. In qualche documento del Cinquecento è indicato anche come Chiasso dei Pitti, dalla famiglia che qui possedeva, insieme agli Incontri, numerose case. Contraddistinto da piccole unità dalla muratura in pietra a faccia vista, il caratteristico vicolo cittadino è ricordato dalle carte per la presenza di uno dei pochissimi esemplari in Volterra della cosiddetta Porta del Morto.
Una porticina macabra costruita proprio per i morti e aperta solo per far uscire la salma dall’abitazione e richiusa per sempre. Una tradizione antichissima denotata da forti credenze pagane
Via San Lino si annette su Via Ricciarelli, a sinistra della Chiesa di San Cristoforo. Rappresenta la via principale di quella sezione della città che anticamente costituiva la contrada del Borgo Santa Maria.