Le attività di certe persone, dotate di una mentalità fuori dall’ordinario e non in linea con i doveri cristiani, si credevano a prescindere fondate sul patto con il diavolo; implicava un’apostasia e perciò rientrava nel reato di eresia. Le azioni contro gli eretici raggiunsero casi elevati in pieno Rinascimento. Dalla seconda metà del Trecento, sotto l’onda delle grandi eresie che si svilupparono in Europa, la problematica del demonismo e della stregoneria si presentò con sempre maggiore insistenza fino ad arrivare a veri e propri picchi epidemici nella seconda metà del Cinquecento, dopo lo scisma luterano, sia in ambito cattolico che protestante.
La credenza nelle streghe in sostanza fu una psicosi di massa che mescolava idee cristiane e relitti dell’antico paganesimo. Le premesse poggiavano da un lato sulle idee cariche di timori intorno al demonio,
realmente esistente per la cultura cristiana, dall’altro su fantasticherie di ciarlatani e di antiche credenze come la capacità magica del maleficio, la possibilità di nuocere con l’aiuto dei demoni, di volare, di attuare metamorfosi animalesche e di avere rapporti sessuali con i demoni nei famosi sabba.
La Valdicecina, dunque, si rivela affascinante per chi volesse ripercorrere i luoghi legati alle antiche credenze sulle streghe; particolarmente boscosa e ricca di piccoli borghi persi nel nulla si professa terreno fertile di una tradizione pagana dove neanche il vescovato volterrano con l’operato della sua diocesi, della sua educazione e del potere temporale su cui a lungo ha fatto affidamento, è riuscito a estirpare le abitudini di questi popoli isolati e profondamente rurali.
A Volterra, ad esempio, ai confini di Borgo San Giusto si trova un grande masso erratico. Si staglia nel cielo poco dopo il cartello di benvenuto della città, in posizione precaria su un pendio ripido del colle. Veglia su di una antica fonte che, per la sua rinomata acqua cristallina, fu per molti secoli meta di residenti, pellegrini e viandanti. Nonostante la sua nomea di luogo pubblico di grande agito sociale, a calare della sera il masso attirava persone disdicevoli. Il sabato soprattutto, delle donne erano solite salire sul dorso del masso, a schiamazzare fino a notte fonda, in preda di animate danze sabbatiche.
Ai confini estremi dell’alta Valdicecina, famosa è certamente la Strega dei Rondinini, processata dalla diocesi di Volterra per la sua carriera di incantatrice. Elena veniva da Travale, castello a destra del fiume Cecina, riparato all’interno del Comune di Montieri. Fu processata con una multa di cinquanta fiorini d’oro e con la fustigazione pubblica per le vie della città di Volterra; tra trombe e chiarine squillanti il corteo terminò sulle scale di Palazzo dei Priori dove la strega fu fatta sedere per quattro ore con la mitria ereticale sul capo.
> Scopri, Castello di Travale
Tra i tornanti che collegano Volterra a Saline, su uno dei tanti gomiti lungo la strada provinciale, si erge un edificio in completo stato di abbandono; oggi è meta frequente per i tramonti mozzafiato che si ammirano tra le sinuosità delle colline toscane, ma nel medioevo fu la prigione di una ragazza che ebbe la colpa di volersi sposare; la madre devota avrebbe voluto che diventasse suora e per inibire le voglie della figlia la rinchiuse in quell’edificio. La fanciulla riuscì a fuggire pregando Diana, madre di tutte le streghe, la quale scatenò un vento talmente forte da far crollare le quattro mura. Per le leggende, non a caso, è la Casa del Vento.
> Scopri, la Casa del Vento
Nella comunità medievale di Pomarance, Libbiano era uno dei castelli più antichi. Oggi di quella roccaforte rimane ben poco e si presenta più propriamente nelle sembianze di un borgo arroccato sugli alti colli della Valdicecina. Dagli abitanti del circondario era detto “Libbiano delle streghe” per alcuni strani cerchi sulfurei che somigliavano ai tracciati magici di quella tipica superstizione; i fenomeni endogeni da queste parti sono realmente esistenti, ma oggi sono per lo più convogliati nelle industrie boracifere, sminuendo quasi del tutto le manifestazioni naturali, talvolta impressionanti.
Ogni tempo ha la sua strega. Nella grandissima Villa di Sant’Ottavia, tradizione vuole che l’ultima inquilina vivesse da sola; le voci tra lo scherzo e lo scherno cominciarono a insinuare che fosse una signora svampita, una strega solitaria. Suggestionati dalle dicerie, il circondario si guardava dal camminare intorno alla villa, al che la signora cadde in una inguaribile e incontenibile depressione, capitolando nel gesto tragico dell’impiccagione. Il ricamino della maledicenza vuole che la signora, anziché passare a miglior vita, vaghi all’interno della sua stessa dimora dalla quale voleva sfuggire.
Aradia de Toscano, nota come figlia di Diana, è nativa di Volterra e si è prodigata nel diffondere il culto della dea Diana. Persuasiva nelle teorie sulla Vecchia Religione ben presto si guadagnò l’appellativo di Strega Santa. La sua fama dovette scontrarsi con la Chiesa che la additò come eretica; fuggiasca e pellegrina, viaggiò fino a Roma per diffondere la sua visione del mondo, quando scomparve lasciando ai discepoli, ormai numerosi, il proseguo di professare e diffondere il credo. Porta Diana, oggi, è l’unico monumento tangibile simbolo associato alla dea, una meta wiccan del ventunesimo secolo per ricordare la figura di Aradia e di Diana.